Anno nuovo e cambiamento climatico in crescita: nel 2013 il riscaldamento climatico proseguirà con forza

Anno nuovo e cambiamento climatico in crescita: nel 2013 il riscaldamento climatico proseguirà con forza

Se dal 2001 ad oggi sono stati registrati undici dei dodici anni più caldi di sempre (da quanto esistono le misurazioni), secondo un report del Met Office inglese il 2013 non sarà da meno con il riscaldamento climatico che farà sentire con forza la sua presenza.

Infatti secondo le previsioni del Met Office (elaborate anche grazie ai dati dell’Università dell’East Anglia, del Goddard Institute of Space Studies e della NOAA) le temperature medie nel prossimo 2013 saranno di circa +0,57 °C al di sopra della media, in linea con i valori di +0,54 e +0,45 °C rispettivamente riferiti al 2011 ed al 2012. Di questo passo gli aumenti di temperatura potrebbero certamente superare i +2°C al 2100, con picchi che potrebbero arrivare fino a +4,8°C.
Un allarme peraltro non nuovo.

I report scientifici concordano nell’attribuire questo aumento di temperatura alle emissioni climalteranti di origine antropica, il cui contributo al riscaldamento climatico ormai supera quello di qualunque altro fattore naturale.

Ed è vero che le emissioni di gas serra sono in crescita, tanto che nel 2011 è stato raggiunto il nuovo record di emissioni, superando anche il precedente record emissivo raggiunto nel 2010, che ha fatto gridare all’allarme.

Già prima della Conferenza di Doha (la Cop 18, del Dicembre 2012), l’ex Segretario esecutivo dell'Unfccc Yvo de Boer aveva già lanciato l’allarme dicendo che: “Il livello di gas serra nell'atmosfera ha raggiunto un nuovo record nel 2011”.

Diversi report confermano l'allarme circa il livello di emissioni di CO2, ma qui vorremmo paralre degli ultimi due rilasciati.

Il primo report è del tedesco IWR (Renewable Energy Industry Institute), il quale riporta che le emissioni globali di CO2 hanno raggiunto nel 2011 le 34 miliardi di tonnellate, il dato peggiore di sempre: tutto ciò nonostante la crisi economica e le riduzioni emissive pur difficilmente conseguite negli anni precedenti.
Secondo i dati di questo report sul podio dei grandi emettitori si colloca al primo posto la Cina, con 8,9 miliardi di t CO2eq (GtCO2eq), seguita dagli USA con 6 miliardi di tonnellate (ben controbilanciati dai crescenti costi per i danni climatici in Nord America) e dall’India con 1,8 miliardi di tonnellate: seguono a breve distanza la Russia con 1,7 miliardi, Giappone con 1,3 miliardi e Germania con 804 milioni.

Le medesime conclusioni preoccupanti emergono da un secondo documento, l’edizione 2012 del WMO Greenhouse Gas Bulletin 2012 (World meteorological organization), il report che il Wmo annualmente realizza in collaborazione con diversi enti di ricerca mondiali.
Analizzando in chiave storica le responsabilità umane, il report precisa che dall'inizio dell'era industriale (1750) sono state emesse in atmosfera circa 375 miliardi di tonnellate di carbonio sotto forma di biossido di carbonio (CO2, soprattutto a causa dello sfruttamento dei combustibili fossili), di cui una parte rilevante è stata assorbita dagli altri comparti ambientali.

Sebbene i gas più importanti dal punto di vista dell’aumento dell’effetto serra siano numerosi (CO2, CH4 e N2O in primis), la CO2 gioca il ruolo più importante: secondo il report, infatti, il “radiative forcing” (cioè l’incremento radiativo sulla superficie terrestre determinato dall’alterazione del bilancio radiativo nel sistema Terra-atmosfera) “…..si è accresciuto del 30% tra il 1990 ed il 2011, il biossido di carbonio contribuisce per circa l'80% a questo aumento”.

Sempre in riferimento alla CO2, il report dice: “I livelli di CO2 nell'atmosfera nel 2011 hanno raggiunto le 390,9 parti per milione, il che rappresenta il 140% di quel che c'era all'epoca preindustriale (280 parti per milione). Il valore preindustriale corrisponde ad una situazione di equilibrio dei flussi tra l'atmosfera, gli oceani e la biosfera e, nel decennio trascorso, il tasso di accrescimento annuo medio della CO2 atmosferica è stato in media di 2 parti per milione”.
Questo valore di incremento di concentrazione di CO2 in atmosfera è un dato che riflette solo indirettamente le emissioni complessive e storiche in atmosfera, dato che solo una frazione di queste emissioni rimangono nel comparto atmosferico dove sono emesse.

Infatti, secondo il report del Wmo “Circa la metà di questa CO2 rimane nell'atmosfera, il resto viene assorbito dagli Oceani e dalla biosfera”: i quali effettivamente si costituiscono come i più grandi sink (“pozzi”) di carbonio presenti in natura, non senza conseguenze negative peraltro (l’acidificazione degli Oceani è un chiaro esempio di ciò), anche se oggi il loro ruolo rischia di cambiare determinando potenziali conseguenze ancor più pesanti per il Pianeta.

Michel Jarraud (Segretario generale della Wmo): “Questi miliardi di tonnellate di biossido di carbonio raggiungono l'atmosfera e ci resteranno per secoli, accentuando il riscaldamento del nostro pianeta e ripercuotendosi su tutti gli aspetti della vita sulla Terra e le emissioni future aggraveranno ancora la situazione. Fino ad ora, i pozzi di carbonio hanno assorbito circa la metà della CO2 che le attività umane hanno scaricato nell'atmosfera, ma la situazione rischia di cambiare. Vediamo già che gli oceani hanno la tendenza ad acidificarsi a causa dell'assorbimento del biossido di carbonio, il che potrebbe avere importanti ripercussioni sulla catena alimentare oceanica e sulle barriere coralline”.

Le emissioni di gas serra sono effettivamente il “nemico” da contrastare, ma alla Cop 18 di Doha non si è riusciti a raccogliere la sfida.


Lo Staff di Rete Clima®


Scarica qui il "WMO Greenhouse Gas Bulletin 2012"