National Geographic: esercizi di simulazione di un mondo senza petrolio (post peak oil)

Il National Geographic ha realizzato un documentario dal titolo “L’alba del giorno dopo – Il mondo senza petrolio” (in onda dal 29 gennaio 2011), di cui è disponibile il filmato-trailer sul sito.

In questo documentario gli autori provano a immaginare le conseguenze socio-economiche collegate all’esaurimento improvviso di tutte le riserve mondiali di petrolio, il "combustibile del pianeta": e le conseguenze sono davvero di portata enorme, tanto da minare alle basi l’esistenza stessa del nostro intero modello di sviluppo a partire dai servizi più essenziali fino ad arrivare alle produzioni più complesse.

Si tratta di una esagerazione –ovvio- che non deve essere letta come l’ennesimo esempio di catastrofismo, quanto invece come interessante esercizio di illustrazione di quanto enormemente il nostro mondo moderno sia dipendente dal petrolio: destinato ad esaurirsi, come tutte le altre risorse –finite e limitate- di questo nostro pianeta.

Certo, l’esaurimento fisico del petrolio non avverrà in maniera così repentina ed inaspettata quanto viene presentato nel documentario, ma il suo esaurimento economico ha prospettive di essere vicino e prossimo.

Abbiamo infatti già più volte parlato del picco di petrolio (o "picco di Hubbert"), la curva "a campana" che modellizza il prelievo mondiale di greggio, a sua volta funzione della disponibilità residua degli stock petroliferi mondiali.

E proprio parlando di peak oil abbiamo detto che, al raggiungimento del culmine della curva di prelievo ed entrando –quindi- nella seconda parte di vita della risorsa, il prelievo della risorsa stessa non può che diminuire anche in presenza di aumenti degli sforzi di captazione (che pure ora non ci sono proprio, anzi!).

Logica che, in un mondo in cui la domanda di petrolio cresce, fa sì che il mercato vada ad attribuire un prezzo sempre crescente a questa risorsa, tanto da renderla economicamente non più accessibile, quindi virtualmente “esaurita” ai più (chi ha memoria ricordi il 2008 e le conseguenze del barile di petrolio a 150 $!).

Petrolio, una risorsa esauribile che –tanto più- viene trattata esattamente come tutte le altre risorse presenti sul mercato, speculazioni finanziarie incluse: senza che sia tenuto in considerazione il suo ruolo basilare per il nostro sistema socio-economico e che quindi venga in qualche modo tutelata da fluttuazioni di prezzo troppo violente.

Quindi, per concludere, il documentario di National Geographic non va letto come l’ennesima trovata catastrofista  di un po’ di ambientalisti sciocchi e allarmisti, quanto come un avvertimento circa le nostre sorti prospettiche legate alla disponibilità di quella fonte energetica che ancora mantiene in piedi l’intero nostro stile di vita.

Con questo interessante strumento riteniamo –quindi- si voglia far prendere coscienza della limitatezza delle risorse e delle conseguenze che ci attendono se si continua a permanere in questa incredibile inerzia. Dentro cui -vuoi per la scarsa conoscenza e la complessità intrinseca di queste tematiche, per la grave e diffusa tendenza a sottovalutare le problematiche energetiche ed ambientali (anche e soprattutto nella classe politica, internazionale ed italiana!!)- la transizione verso nuove forme di produzione/consumo non viene sentita come urgente e viene quindi indefinitamente rallentata.

A discapito di tutti noi.

La parola d’ordine deve quindi essere decrescita e transizione, a partire dal territorio locale, anche perché gli esiti ambientali di questo modello di produzione/consumo sono sempre meno sostenibili dall’ambiente e dalla salute dell’uomo.

Giusto per tornare ad un argomento a noi caro, tra le conseguenze ambientali non possiamo non citare il cambiamento climatico - l’altra faccia della medaglia del nostro modello di consumo delle risorse che non ha limiti- il quale incombe su tutti insieme ai suoi effetti di distruzione (difficilmente immaginabili). Senza se e senza ma e senza “Ma sarà vero?!”.

 

Lo Staff di Rete Clima®