Riscaldamento climatico ed eventi estremi: dall’uragano Sandy alle piogge in Toscana, tra mitigazione climatica ed adattamento

Riscaldamento climatico ed eventi estremi: dall’uragano Sandy alle piogge in Toscana, tra mitigazione climatica ed adattamento

Ormai l'uragano Sandy è passato, e molto si è dibattuto a proposito della sua inusuale intensità “tropicale” che ha determinato i rilevantissimi danni alla costa est degli USA.

Anche l’Italia ha avuto i suoi danni legati alle nuove ed inusuali forme di maltempo, che anche nel Bel Paese si sta sempre più manifestando con eventi piovosi di intensità anomala: esattamente come previsto da anni da chi si occupa di studiare i cambiamenti climatici, e che prevede per il nostro Paese una sorta di tropicalizzazione del clima e di incremento dei fenomeni meteoclimatici estremi.

Il problema nel problema è che però il nostro territorio è estremamente fragile dal punto di vista idrogeologico, ragione per cui gli effetti distruttivi ed i danni collegati a questi fenomeni possono essere davvero rilevanti.
Pensando ai fatti recentemente accaduti in Toscana e Liguria ricordiamo allora il report “Ecosistema rischio” 2011 di Legambiente e della Protezione Civile secondo cui il 98% dei comuni toscani (pari a 280) ed il 99% (pari a 232) sono a rischio idrogeologico: ciò significa che, stante i trend di incremento dei fenomeni meteorologici estremi, purtroppo in futuro dovremo aspettarci di veder accadere con crescente frequenza i fenomeni di distruzione che abbiamo visto nei giorni scorsi.

Mitigazione ed adattamento: le azioni chiave per affrontare queste dinamiche, che comportano la messa in atto di azioni di riduzione delle emissioni climalteranti e azioni per diminuzione della vulnerabilità del territorio esposto ai fenomeni collegati al climate change.

Pensando a New York, se questa metropoli avesse iniziato ad adottare una "politica di adattamento" (primariamente costituita dalla realizzazione di dighe al largo della città per impedire l’arrivo delle onde alte diversi metri fin dentro la città, oltre che da nuove infrastrutture che permettano la mobilità ed impediscano i blackout completi in città pur in caso di suo allagamento) molti dei danni causati da Sandy sarebbero stati evitati: la lezione dell’uragano Katrina su New Orleans non è purtroppo servita.

Interessante segnalare una riflessione che si è aperta negli USA a proposito delle “responsabilità” dell’intensità dell’uragano Sandy, che ha trovato nell’anomalia termica dell’oceano a largo della costa est degli USA la fonte anomala di energia e di acqua che ha portato a tali e tanti danni.

Infatti gli scienziati ora concordano nel riconoscere che Sandy è stata il frutto di una combinazione di fattori statisticamente rari, e che l’influenza del riscaldamento climatico è stata limitata: infatti, a fronte della anomalia termica di + 3°C effettivamente registrata nei mari prospicienti le coste USA, i modelli spiegano che solo 0,6 o 0,7 °C possono essere attribuiti ai cambiamenti del sistema climatico generale, e la restante parte ha cause locali.
Discorso giusto ma pericoloso, perché rischia ancora una volta di "limitare" il ruolo del climate change e quindi implicitamente di portare a sottovalutare le conseguenze ambientali del riscaldamento climatico: quello che non è stato causato oggi per totale effetto del riscaldamento climatico lo sarà causato purtroppo in un futuro, quindi ha senso intervenire subito con decise azioni mitigazione ed adattamento. Che ora hanno un costo mentre domani, come ci insegna il rapporto Stern, il costo sarà più alto.

E torniamo allora ancora all’Italia e alle parole del Ministro all’Ambiente Corrado Clini il quale, nell’ambito della sua audizione alla commissione Ambiente della Camera, ha detto: "Al prossimo Cipe presenteremo il Piano di adattamento ai mutamenti climatici, nel quadro del quale vede di buon occhio l'allocazione di risorse collegate anche per fronteggiare il dissesto idrogeologico".
Il Piano sarà costituito da "1,6 miliardi l'anno: il 60% a carico della finanza pubblica, il 30% da credito d'imposta per le imprese, il 10% a supporto di iniziative di gestione del territorio, in particolare cooperative forestali. Questo schema noi lo metteremo nella proposta del ministero di delibera Cipe".

Ancora Clini: “Un'ipotesi di tassa di scopo è prevista ma così si deve chiedere ai cittadini un contributo".
Infatti i fondi dello Stato non saranno forse sufficienti e, come già anticipato nei giorni scorsi dallo stesso Clini, forse sarà necessario che i cittadini sottoscrivano i più volte citati strumenti assicurativi privati per la tutela dei propri beni contro i danni da fenomeni ambientali.


Lo Staff di Rete Clima®