Grandi industrie europee finanziano i negazionisti made in Usa (con le elezioni alle porte)

Questa settimana negli USA si svolgeranno le elezioni di “medio periodo” per il rinnovo di Camera e Senato, strategiche per il futuro delle politiche climatiche made in USA: se –infatti- vincesse la parte più conservatrice della politica americana, da sempre contraria ad interventi in campo ambientale, le politiche climatiche promosse dal Governo Obama subirebbero inevitabilmente un contraccolpo durissimo.

Quasi tutti candidati repubblicani in gara –infatti- negano infatti l'esistenza del cambiamento climatico e si oppongono alle politiche USA per la riduzione delle emissioni di gas serra: è storia recente la feroce azione repubblicana di contrasto al Climate Bill, approvato al Congresso ma poi  progressivamente annacquato e infine naufragato al Senato.

E, come sempre capita in questi casi, ecco che l’ “economia sporca” gioca il proprio ruolo: in questo caso andando a finanziare la campagna elettorale di quei negazionisti climatici capaci di affossare ogni azione USA per il contrasto al cambiamento climatico in atto.

Tra le grandi industrie che si sono attivate affinché gli USA  non riescano a darsi una legislazione sul clima ci sono anche quelle europee: si tratta delle stesse aziende che in Europa si oppongono ad innalzare l'obiettivo di riduzione della CO2 al meno 30% al 2020 …….portando come argomento proprio il fatto che gli Usa non hanno fatto ancora nulla e che non si è raggiunto un accordo internazionale sul clima. Il cane che si morde la coda, ma qui è fatto ad arte!

Si tratta di colossi del petrolio e della chimica che, mentre in Europa lavorano tra greenwashing e difesa della competitività, in queste ore negli USA stanno finanziando la campagna elettorale di chi si oppone alle misure per la riduzione delle emissioni.

Un report diffuso in questi giorni da Climate Action Network Europe scopre i retroscena di questa brutta azione di “finanziamento contro la verità”, che segue gli sforzi della Tea Party (la coalizione di destra anti-ambientalista scesa in campo per queste elezioni).

Facendo riferimento ai dati dal database di Opensecrets.org, infatti, il report di Climate Action Network Europe denuncia che i fondi che sostengono la campagna elettorale dei politici ferocemente contrari all'azione contro le emissioni di gas serra arrivano anche dall'Europa. E precisamente dai giganti del petrolio e della chimica quali BP, Basf, Bayer, GDF-SUEZ, EON, Solvay e Arcelor-Mittal, che contribuiscono al finanziamento dei negazionisti climatici repubblicani: nel loro insieme queste industrie stanno spendendo per finanziare la campagna elettorale più di quanto stia stanziando il gigante petrolchimico americano Kock Industries, principale sponsor del Tea Party, arrivando ad erogare l'80% dei finanziamenti complessivamente erogati verso il Senato USA per queste elezioni).

Come già detto, mentre negli Usa appoggiano chi impedisce la lotta al global warming e addirittura nega che esista, queste compagnie in Europa si oppongono all'innalzamento dell'obiettivo di riduzione delle emissioni al 2020: secondo il loro dire, portare a -30% l'obiettivo UE 2020 sulla CO2 “nuocerebbe alla competitività delle industrie europee”, esattamente il contrario di quanto è sostenuto da un altro gruppo di aziende europee virtuose di cui abbiamo già parlato qui.

Quindi: dall’Europa si finanzia chi non vuole limiti alle emissioni USA, per evitare di dover limitare le proprie e perdere così in competitività.

Ma se questi soldi fossero stati direttamente investiti in azioni per la crescita della competitività non sarebbe stato meglio?

 

Lo Staff di Rete Clima®