Le fonti rinnovabili costano tanto. O forse no

APER (Associazione Produttori di Energia da fonti Rinnovabili) ha avviato una azione girudica in merito al Decreto di recepimento della Direttiva europea 28/2009 sulle rinnovabili, sulla base delle indicazioni del Trattato sulla Carta dell’Energia europeo.

Dal comunicato stampa diffuso qualche giorno orsono da APER: “La lesione del legittimo affidamento e la retroattività del decreto di recepimento italiano si pongono in netto contrasto sia con la disciplina comunitaria, sia con la Carta Costituzionale”.

A proposito degli incentivi sulle fonti rinnovabili, sempre Aper sostiene che questi permetteranno lo sviluppo di quelle fonti che sono occasione per abbassare il costo di generazione dell'elettricità! Dal 2013 le fonti rinnovabili potrebbero infatti far risparmiare alla collettività 660 milioni di euro/anno, oltre a garantire la sicurezza di approvvigionamento energetico per il Paese e la generazione elettrica pulita (a vantaggio dell’ambiente, della salute pubblica e delle multe nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di Kyoto).

Ritornando ai dati sopraccitati, questi si riferiscono –appunto- ad un recente studio congiunto di Aper e di Pöyry Management Consulting secondo il quale -oltre al risparmio sui combustibili fossili e sulle emissioni- il crescente contributo delle fonti rinnovabili permetterebbero di tenere bassi i prezzi dell'elettricità permettendo di tagliare il Prezzo Unico Nazionale di circa 1,9 euro per MWh (al 2013, generando il sopraccitato risparmio complessivo nazionale di 660 milioni di euro/anno).

Si noti come anche la Comunità Europea sostenga che gli aiuti alle rinnovabili debbano emergere dalle bollette e non dalla fiscalità generale: la logica del carico degli incentivi in bolletta è quindi un adeguamento agli orientamenti comunitari, ma che questo carico in bolletta non sia un peso inutile è una evidenza. E’ sotto gli occhi di tutti come anche in Italia l’incentivazione alle rinnovabili abbia prodotto occupazione, ricchezza (e dunque entrate fiscali per lo Stato), vantaggi ambientali e sanitari.

Rinnovabili come opportunità e non come peso!

Allora perché non si procede nazionalmente con ancora maggior decisione verso una loro promozione? Perché, come è ovvio, la generazione distribuita e l’autoproduzione danneggia l’interesse di alcuni grandi soggetti che tuttora prosperano grazie all’attuale sistema energetico, centralizzato e basato sulle fonti fossili.

Tra questi, in particolare, il settore maggiormente danneggiato dal crescente ruolo delle rinnovabili sarebbe innanzitutto la generazione elettrica mediante centrali a turbogas, dato che il solare ne aggredisce la quota di mercato proprio nelle ore di picco della domanda elettrica (proprio quando il MWh si vende a più caro prezzo).

Ma poi vengono danneggiati anche il carbone ed il grande idroelettrico, che vedono ridursi la rendita a causa di una generazione elettrica solare che abbatte il prezzo della domanda di picco.

E sarebbe “danneggiato” anche ogni eventuale comportamento collusivo sul prezzo dell’energia, dato che le democratiche fonti rinnovabili distribuiscono la produzione tra soggetti diversi, anche non direttamente interessati alla vendita dell’energia prodotta ma semplicemente propensi ad un autoconsumo e ad uno scambio ecosostenibile con altri “prosumers”.

Vogliamo concludere riportando le parole del Ministro Romani il quale, per “ridurre il costo dell’energia per aziende e cittadini, che oggi si attesta a circa +30% rispetto agli altri paesi europei” ha tagliato gli incentivi alle rinnovabili, proprio per ridurne il peso in bolletta. Qualcuno dovrebbe spiegargli che buona parte degli incentivi alle rinnovabili finiscono invece verso le fonti tradizionali o verso il decommissioning nucleare.

Alla luce di quanto abbiamo appena detto, queste parole sono davvero incomprensibili. O forse no?!

 

Lo Staff di Rete Clima®

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