Dazio doganale ecologico
I Senatori del PDL hanno votato contro il cambiamento climatico. Il 10 aprile scorso, al forum di Confindustria, Berlusconi ha detto: “Con la Francia abbiamo posizioni diverse sul cambiamento climatico. Noi siamo molto più scettici sul fatto che ci sia un’incombenza così forte”, portando come prova della non urgenza del rischio climatico la frequenza dei propri raffreddori invernali.
In perfetta coerenza con questi sforzi negazionisti, il 15 aprile il Presidente del Consiglio Berlusconi ha inviato insieme al Capo di Stato francese Sarkozy una lettera al Presidente della Commissione europea Barroso in cui chiede di prevedere una sorta di compensazione economica alle frontiere europee nei confronti dei Paesi esportatori che non rispettano gli standard relativi alle emissioni di anidride carbonica (il principale gas dell’effetto serra derivante dall’impiego di combustibili fossili). Una sorta di dazio doganale ecologico.
Il problema è effettivamente serio. Come già scrivevamo qui, negli ultimi decenni l’Europa non ha diminuito le sue emissioni di gas serra, ma le ha semplicemente delocalizzate (insieme alle proprie fabbriche) verso i Paesi emergenti (Cina ed Est Europa in primis).
Se infatti, in una logica di LCA (Life Cycle Assessment), si tenesse conto delle emissioni legate alla produzione dei beni che vengono importati (e di cui i Paesi Europei sono la domanda, quindi la “causa economica” di loro produzione), le emissioni di tali Paesi sarebbero del 20-50% superiori rispetto al conteggio ufficiale.
La lettera di Berlusconi e Sarkozy specifica che che la “compensazione economica” non deve tradursi in protezionismo e deve essere pienamente compatibile con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, coniugando la correttezza degli scambi alla lotta contro il cambiamento climatico.
La misura, in sostanza, si costituirebbe come uno strumento per spingere i Paesi emergenti sulla via delle riduzione delle emissioni, così da non compromettere gli sforzi “che abbiamo accettato all’interno dell’Unione Europea allo scopo di ridurre le nostre emissioni di gas serra conformemente a ciò che era stato deciso al Consiglio europeo del dicembre 2008″ (Piano 20-20-20, che i Senatori del PdL hanno votato per far decadere!!!!).
Curioso e divertente: infatti, come già riportato qui, l’Italia sarà l’unico grande Paese europeo che non riuscirà a rispettare l’accordo europeo 20-20-20 del dicembre 2008 per diminuire le emissioni ed aumentare l’energia rinnovabile (tanto che sì prevede di importarla dall’estero, incentivandola come se fosse energia verde prodotta nazionalmente).
Senza contare la multa enorme che l’Italia sta accumulando in conseguenza alla mancata riduzione delle emissioni secondo gli obiettivi (volontariamente) sottoscritti con il Protocollo di Kyoto (la cifra è aggiornata in continuo sul sito del Kyoto Club).
Evviva la coerenza, la capacità e la competenza dei nostri politici.
PV