Il nuovo ETS2: l’UE estende il mercato del Carbonio ai settori Edilizia e Trasporti

Il capo IV bis della direttiva 2003/87/CE introduce un nuovo Sistema per lo scambio di quote di emissioni per i settori degli edifici e del trasporto stradale e ulteriori settori (non già ricompresi nell'ambito di applicazione dell'attuale EU ETS), cosiddetto ETS2.
È un sistema distinto ma parallelo rispetto all'attuale EU ETS, da cui riprende alcune procedure, ma prevede un cap e un funzionamento differente. Si tratta di una delle più importanti riforme del Sistema Europeo di Scambio delle Emissioni (EU ETS), con l’obiettivo di accelerare la transizione climatica in settoridifficili da decarbonizzare e tradizionalmente meno regolamentati.
Il sistema si applica alle emissioni dei combustibili e dei carburanti immessi in consumo nei settori riportati nell'Allegato III della direttiva 2003/87/CE, quali:

Sono esclusi i combustibili per le attività elencate all'Allegato I della direttiva 2003/87/CE, tranne se utilizzati per la combustione nell'ambito di attività di trasporto di gas a effetto serra ai fini dello stoccaggio geologico o se utilizzati per la combustione in impianti esclusi a norma dell'articolo 27 bis (molto piccoli emettitori). Per quanto riguarda le emissioni di gas ad effetto serra ricomprese nell'ambito di applicazione del sistema EU ETS si fa riferimento al biossido di carbonio (CO2).
Cos'è l'EU ETS?
L’EU ETS è il più grande mercato del carbonio al mondo. Istituito nel 2005, si basa sul principio del “cap-and-trade”: viene fissato un tetto massimo alle emissioni di CO₂ per determinati settori industriali (come l’energia, l’aviazione e l’industria pesante), e le imprese devono acquistare o ricevere quote di emissione per ogni tonnellata di CO₂ che emettono. Chi emette meno, può vendere le proprie quote in eccesso. Chi supera il tetto, deve comprarle o affrontare sanzioni.
Cosa cambia con l’ETS II?
Questa riforma fa parte del pacchetto climatico "Fit for 55", che punta a ridurre del 55% le emissioni nette dell’UE entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. I settori di trasporti ed edilizia rappresentano da soli circa il 40% delle emissioni totali dell’UE, il sistemaETS2 è dunque cruciale per colmare il gap verso questi obiettivi.
L'ETS2 integrerà altre politiche del Green Deal europeo nei settori interessati, aiutando gli Stati membri a raggiungere i loro obiettivi di riduzione delle emissioni nell'ambito del regolamento sulla condivisione degli sforzi considerato che finora le riduzioni delle emissioni in questi settori sono state insufficienti a mettere l'UE sulla strada giusta verso l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
L’ETS2 è un sistema "cap and trade" come l'attuale ETS dell'UE, saranno quindi i fornitori di carburante che, in base alla normativa fiscale vigente, provvedono al pagamento dell'accisa sui carburanti e combustibili immessi in consumo ad uso energetico nei tre settori di applicazione dell'ETS2, a essere tenuti a restituire quote sufficienti a coprire le proprie emissioni. Il tetto ETS2 sarà fissato per ridurre le emissioni del 42% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.
Il prezzo del carbonio fissato dall'ETS2 costituirà quindi un incentivo di mercato per gli investimenti nella ristrutturazione degli edifici e nella mobilità a basse emissioni.
I soggetti regolamentati acquisteranno tali quote attraverso aste pubbliche e una quota dei proventi sarà utilizzata per sostenere le famiglie vulnerabili e le microimprese attraverso un apposito Fondo sociale per il clima (SCF). Gli Stati membri saranno tenuti a utilizzare i proventi rimanenti dell'ETS2 per l'azione per il clima e le misure sociali e riferiranno in merito alle modalità di spesa di tali fondi.
Un’implementazione graduale e con salvaguardie
Il nuovo sistema entrerà pienamente in funzione nel 2027, ma con meccanismi di monitoraggio già a partire dal 2025. Se da un lato è vero che il sistema ETS2 non coinvolge direttamente il cittadino, ma i fornitori di carburanti a monte, c’è il rischio che esso possa avere un impatto sproporzionato sulle famiglie a basso reddito: in pratica, le compagnie fornitrici di carburante e di combustibili per il riscaldamento dovranno acquistare quote di emissione per ogni tonnellata di CO₂ generata dai prodotti venduti, il costo del carbonio, quindi, verrà internalizzato nel prezzo finale di benzina, diesel, gasolio da riscaldamento e altri combustibili fossili, il quale verrà trasferito ai consumatori finali, rendendo carburanti e riscaldamento più costosi.
Le famiglie meno abbienti, che spesso vivono in edifici meno efficienti e utilizzano veicoli più vecchi, avranno meno risorse per adattarsi (es. cambiare auto, installare pompe di calore o ristrutturare casa).
Per questo motivo, l’UE ha previsto delle misure di salvaguardia per evitare impatti sociali troppo dannosi, in particolare per le famiglie a basso reddito:
- È stato creato il Social Climate Fund, con un budget stimato di circa 87 miliardi di euro tra il 2026 e il 2032. Servirà a finanziare misure compensative come sussidi per le bollette, ristrutturazioni energetiche e incentivi per la mobilità sostenibile.
- Se il prezzo del carbonio supererà una certa soglia per più di sei mesi consecutivi, verrà attivato un meccanismo di stabilizzazione del prezzo.
Entrata in vigore e principali scadenze
Il sistema prenderà avvio nel 2025. Entro il 1° gennaio del 2025 i soggetti regolamentati dovranno essere in possesso di autorizzazione per poter immettere in consumo combustibile (solidi, liquidi e gassosi) nelle attività elencate all'Allegato III della direttiva 2003/87/CE e di un piano di monitoraggio approvato per il monitoraggio e la comunicazione delle loro emissioni annuali.
A partire dal 2025, i soggetti regolamentati dovranno monitorare le emissioni dei combustibili immessi in consumo e comunicarle all'Autorità Nazionale Competente entro il 30 aprile di ogni anno, secondo il Piano di monitoraggio.
Entro il 30 aprile 2025, i soggetti regolamentati dovranno comunicare le emissioni storiche dell'anno 2024, il cui monitoraggio verrà attuato in maniera semplificata.
A partire dal 2026, i dati per un determinato anno dovranno essere verificati da un verificatore accreditato.
Dal 2027 verrà attivata la fase di mercato con la messa all'asta delle quote di emissione, la cui restituzione è prevista entro il 31 maggio 2028, procedendo in modo analogo per tutti gli anni successivi.

Il sistema è soggetto allo slittamento di un anno per quanto riguarda l'acquisto e la restituzione delle quote qualora la Commissione europea comunichi ufficialmente, entro il 15 luglio 2026, che nel semestre che termina il 30 giugno 2026 si siano verificate condizioni straordinarie per il livello dei prezzi del gas sul Title Transfer Facility (TTF) o del greggio di qualità Brent, come riportato all'articolo 30 duodecies della direttiva 2003/87/CE.
Criticità e dibattito pubblico
L’introduzione dell’ETS2 ha suscitato dibattiti accesi, soprattutto sul rischio che il costo aggiuntivo del carbonio ricada sulle famiglie e i piccoli consumatori. Gli oppositori temono una sorta di “carbon tax mascherata” su trasporti e riscaldamento che colpisca in particolare le persone che vivono in aree rurali o con minore accesso ai trasporti pubblici e mobilità sostenibile.
Le persone che vivono in zone rurali o mal servite dai trasporti pubblici sono infatti più dipendenti dall’auto privata e dal riscaldamento a combustibili fossili. In queste aree, il passaggio a tecnologie più verdi (es. auto elettriche, isolamento termico) è più difficile e costoso; quindi, gli effetti dell’ETS2 rischiano di colpire più duramente.
In molte zone europee mancano alternative reali ai combustibili fossili: i trasporti pubblici sono scarsi, le reti elettriche non pronte, e il mercato dell’edilizia sostenibile è ancora troppo costoso. Senza politiche di supporto forti e coordinate, l’ETS2 rischia di essere una misura punitiva più che una spinta positiva alla transizione ecologica.
Alcuni esperti suggeriscono di introdurre le nuove regole in forma più graduale e flessibile così da tutelare i consumatori più vulnerabili e nel frattempo di attivare investimenti pubblici paralleli in trasporti sostenibili, ristrutturazioni e rinnovabili. Altre proposte prevedono l’introduzione di meccanismi più equi, come dividendi climatici (restituire una parte delle entrate direttamente ai cittadini) per rafforzare il sostegno popolare.
Tuttavia, i promotori sottolineano che non c’è transizione equa senza azione climatica e che l’ETS2, se ben accompagnato da politiche sociali, può stimolare investimenti nella riqualificazione energetica, elettrificazione dei trasporti e sviluppo di combustibili rinnovabili.
L’ETS2 rappresenta una svolta epocale nella politica climatica europea e come ogni trasformazione profonda, comporta sfide, ma anche opportunità: un’Europa più verde, più resiliente e, si spera, più giusta.
