COP26: l’ultima chance per contenere il riscaldamento globale a +1.5°C a fine secolo (con il rischio di +2,7°C)

COP26: l’ultima chance per contenere il riscaldamento globale a +1.5°C a fine secolo (con il rischio di +2,7°C)

Da circa trent’anni a questa parte, i rappresentanti dei governi di quasi tutto il mondo si riuniscono ogni anno per elaborare una risposta globale alla crisi climatica. Quest’anno il vertice sul clima denominato COP26 si terrà a Glasgow (Regno Unito), dal 31 ottobre al 12 novembre, sotto la presidenza britannica e la copresidenza dell’Italia.

Ma che cos'è la COP26 e perché si tiene questa riunione dei leader mondiali?

COP sta per “Conferenza delle Parti”, di cui la COP 26 è appunto il 26mo appuntamento globale tra le “Parti”, che sono sono i 197 Paesi che durante lo storico Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, stipularono il trattato internazionale che stabilisce le regole di base e le aspettative per la cooperazione globale in materia di lotta ai cambiamenti climatici (cioè la UNFCCC - United Nations Framework Convention on Climate Change).  

La UNFCCC nacque con "l'obiettivo finale [...] di ottenere [...] la stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera a un livello che impedirebbe pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico".

COP26
COP21 di Parigi

Dal lontano 1992 si è passati per lo storico Protocollo di Kyoto e si è arrivati alla nota COP21 di Parigi, tenutasi nel dicembre 2015, dove è stato definito un accordo vincolante che impegna tutti i paesi, sviluppati e non, a decarbonizzare le proprie economie. Quest’accordo ha fissato l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale "ben al di sotto" dei 2°C, e “preferibilmente sotto i 1,5 °C” rispetto ai livelli preindustriali, per evitare cambiamenti climatici catastrofici.

Per raggiungere tali obiettivi, i paesi concordarono di presentare obiettivi nazionali, non vincolanti, per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nel breve termine, nella maggior parte dei casi entro il 2030. Tali obiettivi nazionali – noti come “contributi determinati a livello nazionale”, o NDC – sono soggetti a revisione ogni cinque anni, così da risultare ogni volta più ambiziosi. Il 2020 ha segnato la scadenza del primo di questi cicli quinquennali, ma la pandemia ha imposto di rimandare tutto il processo di un anno.

In vista dell’imminente COP26, la presidenza inglese ha invitato tutti le Parti ad aggiornare i propri NDC in modo da essere in linea con l’obiettivo di un riscaldamento non superiore a +1.5°C, il più basso dei due obiettivi di Parigi.

Cop26
Il SEC Armadillo, Sede della COP26

Svolgimento della COP26

La conferenza si aprirà ufficialmente il 31 ottobre alla presenza di più di 120 capi di governo, che saranno presenti proprio per dimostrare il proprio impegno politico nel rallentare il riscaldamento globale. Successivamente, le delegazioni nazionali, spesso guidate da ministri dell'ambiente o da altri esperti scelti dai governi, si impegneranno in estenuanti giornate di trattative.

Fuori dal centro congressi ci sarà la COP non ufficiale, che è più simile a un'esposizione mondiale del clima. Migliaia di rappresentanti delle imprese, della società civile e altro, si riuniranno attorno a tavole rotonde, mostre e altri eventi. A Glasgow è previsto l’arrivo di più di 25.000 persone.

L'incontro si concluderà il 12 novembre (ma potrebbe proseguire per tutto il week-end successivo) con un testo finale concordato da tutti i paesi all’unanimità.

La posta in gioco è molto alta, dato che probabilmente questa Conferenza sarà l'ultima occasione per riuscire a contrastare seriamente il riscaldamento climatico, probabilmente il più grande rischio dell'età moderna:

Gli Obiettivi della COP26

La presidenza britannica del summit ha indicato quattro obiettivi chiave da raggiungere.

1) Net zero al 2050 e +1.5°C a fine secolo (“tenere viva l’ambizione del +1.5°C”)

“Gli impegni presi a Parigi non sono neanche lontanamente sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e la finestra utile per il raggiungimento di questo obiettivo si sta chiudendo. Il decennio fino al 2030 sarà cruciale. Quindi […] i Paesi dovranno spingersi ben oltre quanto fatto in quello storico vertice per mantenere viva la speranza di contenere l’aumento della temperatura a 1,5°. La COP26 deve essere decisiva” (Comunicato della Presidenza COP26)

Crediti: UNEP Emission Gap Report 2021, Situazione degli NDCs a ottobre 2021

La presidenza britannica ha chiesto ad ogni Paese di presentare “obiettivi ambiziosi” di riduzione delle emissioni entro il 2030, così da poter rimanere entro il limite di +1.5°C a fine secolo.

Limitare il riscaldamento a 1,5 °C è un compito colossale: gli scienziati ritengono che, a tal fine, entro il 2030 sia necessario ridurre le emissioni di anidride carbonica del 45% rispetto al 2010, per poi raggiungere la neutralità climatica (net zero) entro il 2050. Net zero significa ridurre le emissioni climalteranti il più possibile, e compensare le eventuali emissioni residue non altrimenti eliminabili (cosiddette “hard to abate”) con il rafforzamento dei carbon sinks (pozzi di assorbimento del carbonio) naturali e/o l’implementazione di quelli artificiali.

Finora circa 120 paesi hanno presentato NDCs rivisti, ma alcuni dei principali emettitori (come Cina, India, Turchia, Arabia Saudita) non lo hanno ancora fatto.

Il report delle Nazioni Unite  “Emission Gap report 2021”, che annualmente fa il punto della situazione relativamente agli obiettivi nazionali, uscito il 26 ottobre, avverte che gli attuali impegni dei paesi presentati negli NDCs ridurrebbero le emissioni solo di circa il 7,5% entro il 2030, assai meno del taglio del 45% necessario, condannando il mondo ad un riscaldamento pari a +2.7°C a fine secolo.

Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha amaramente dichiarato:

“Oggi ho una brutta notizia. A meno di una settimana dalla Cop26 di Glasgow, siamo ancora sulla buona strada per la catastrofe climatica”.

Cop26
Crediti: UNEP Emission Gap Report 2021  Stima del riscaldamento globale nel XXI secolo: in rosso lo scenario “business as usual”, in arancione quello se si rispettassero solo gli NDCs presentati, in azzurro quello con NDCs e net-zero targets

Come è possibile raggiungere questo obiettivo?

Occorre accelerare il processo di dismissione del carbone (Consegnare alla storia il carbone” ha dichiarato Alok Sharma, presidente della COP26), ridurre la deforestazione, favorire la transizione ai veicoli elettrici, incoraggiare gli investimenti nelle energie rinnovabili.

Inoltre, soprattutto per gli obiettivi al 2030, è necessario puntare sulla riduzione delle emissioni di metano, un gas climalterante che ha un potere di riscaldamento (GWP) pari a 28 volte quello della CO2 su un periodo di 100 anni ed agisce soprattutto nella prima parte di questo arco temporale (GWP pari a 81 su 20 anni).

2) Adattarsi per proteggere le comunità e gli habitat naturali

Il clima ormai è già cambiato e continuerà a cambiare anche se riduciamo le emissioni. Per questo, assieme alla mitigazione, è necessario implementare piani di adattamento.

Adattamento significa gestire il rischio climatico in maniera efficace, prevenendo e riducendo gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, considerando anche gli aspetti sociali ed economici delle azioni intraprese o progettate. Alla COP26 i delegati devono concordare su strategie e maggiori fondi per migliorare i sistemi di allerta e le difese contro gli eventi meteo estremi, per costruire infrastrutture e sostenere produzioni agricole compatibili con il clima che cambia, per proteggere e ripristinare gli habitat naturali vitali.

Tutti i Paesi dovrebbero produrre una “Comunicazione sull’adattamento” che riassuma le iniziative in corso e i piani futuri, le sfide e le esigenze.

Crediti: Greenpeace. La deforestazione in Amazzonia

3) Finanza climatica

Un altro obiettivo della COP26 è quello di aumentare i finanziamenti in aiuto ai Paesi in via di sviluppo nella transizione energetica e nell’adattamento. Questa è un'importante questione di giustizia per Paesi che già subiscono le conseguenze più drammatiche dei cambiamenti climatici, ma che hanno contribuito solo in minima parte alle emissioni.  

Alla COP di Copenaghen del 2009, a questi Paesi fu promesso di attivare finanziamenti di 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020. Questo obiettivo non è mai stato raggiunto.

Finanza climatica verso i Paesi in via di sviluppo, mobilitata dai Paesi sviluppati ogni anno. Fonte: OECD

La mobilitazione dei fondi promessi è quanto mai urgente, anche alla luce delle sempre più evidenti necessità di misure di adattamento immediate e del fatto che i paesi poveri, d’altra parte, vincolano buona parte dei loro nuovi impegni sul taglio delle emissioni a progressi concreti in tal senso.

4) Finalizzare le regole di Parigi (Paris “rulebook”): il mercato internazionale del carbonio

Il quarto obiettivo è fondamentale per rendere operativo l’Accordo di Parigi: nonostante sia in vigore dal 2016, infatti, l’Accordo non può entrare pienamente in azione senza un “manuale d’uso” di regole condivise. In particolare, i negoziatori lavorano da anni sull’articolo 6 del Trattato, relativo al mercato internazionale del carbonio.

Lo scambio di crediti di carbonio a livello internazionale è stato introdotto per la prima volta nel Protocollo di Kyoto del 1997. Si tratta di un meccanismo attraverso il quale i Paesi che non riescono a rispettare i propri impegni in termini di emissioni potrebbero “comperaredei crediti di carbonio generati dai Paesi virtuosi (cioè quelli che invece riducono le emissioni più del previsto), potendoli così contabilizzare rispetto al raggiungimento dei propri target.

In questo modo, si avrebbe un duplice vantaggio: i paesi sviluppati potrebbero diminuire gli oneri economici derivanti dai piani di riduzione delle emissioni; i paesi poveri (dove generalmente i costi di mitigazione sono più ridotti) otterrebbero l'accesso ai finanziamenti tanto necessari per conseguire uno sviluppo sostenibile.

Purtroppo, i conflitti su come implementare questo mercato non sono mai stato risolti (si veda il fallimento della COP25 di Madrid): ora tocca alla COP26 sciogliere il nodo.

Emission Gap 2021: prospettive di riscaldamento a +2,7°C a fine secolo

Come già introdotto superiormente l'Emissions Gap Report 2021, il report prodotto periodicamente dall'UNEP e che mostra la distanza tra la situazione attuale rispetto agli obiettivi di mitigazione climatica, ha recentemente allertato il mondo circa il fatto siamo sulla pericolosa strada verso l'aumento della temperatura globale di 2,7°C entro la fine del secolo.

Questo è ben al di sopra degli obiettivi dell'accordo sul clima di Parigi e porterebbe a cambiamenti catastrofici nel clima della Terra: per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C entro la fine del secolo, l'obiettivo ambizioso dell'Accordo di Parigi, il mondo ha bisogno di dimezzare le emissioni annuali di gas serra nei prossimi otto anni, per azzerarle entro il 2050.

Se attuati in modo efficace, gli impegni di zero emissioni nette potrebbero limitare il riscaldamento a 2,2°C, più vicino all'obiettivo ben al di sotto dei 2°C dell'Accordo di Parigi. Tuttavia, molti piani nazionali per il clima ritardano l'azione fino a dopo il 2030: la riduzione delle emissioni di metano dai settori dei combustibili fossili, dei rifiuti e dell'agricoltura potrebbe aiutare a colmare il divario di emissioni e ridurre il riscaldamento a breve termine, rileva il rapporto.

I mercati del carbonio potrebbero anche aiutare a ridurre le emissioni, ma ciò accadrebbe solo se le regole fossero chiaramente definite e mirassero a riduzioni effettive delle emissioni, pur essendo supportate da accordi per monitorare i progressi e fornire trasparenza.

Il tempo è davvero giunto per prendere impegni sostanziali e muovere l'azione climatica:

“L'era delle mezze misure e delle false promesse deve finire. […] Gli scienziati sono chiari sui fatti. Ora i leader devono essere altrettanto chiari nelle loro azioni, devono venire a Glasgow con piani audaci, vincolati nel tempo per raggiungere il net zero” (Antonio Guterres)

ET e PV per Rete Clima


Sito ufficiale della COP26 : https://ukcop26.org/

Sito ufficiale della COP26 in italiano: https://ukcop26.org/it/

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