Aggiornamento: detergenti nel Golfo del Messico ed effetti sulla salute pubblica

Molti siti ormai sbeffeggiano la Bp e la sua inettitudine nel porre rimedio alla problematica del rilascio di greggio nel Golfo del Messico, di portata enorme: la stessa Bp definisce la situazione come “una catastrofe” (qui su Bloomberg.com).

Gli Usa hanno vietato la pesca sul 25% della superficie che ricade nelle loro acque territoriali: le paludi costiere e le spiagge sono imbrattate per centinaia di chilometri dalla marea nera, ma ciò che appare nelle foto e nelle riprese televisive rappresentano solo la punta dell’iceberg.

Il grosso del petrolio è sotto il mare, ed il Golfo del Messico muore avvelenato.

La Bp, obbligata dalla legge americana a rimediare ai guai causati dalla sua attività (legge nata dopo la catastrofe della Exxon Valdez), ha scelto di affrontare la situazione con un uso massiccio di disperdenti, che non degradano il petrolio, ma si limitano a farlo sparire sotto la superficie, rendendolo invisibile agli occhi (nella logica “occhio non vede, cuore non duole”).

Avevamo parlato già qui dello sconsiderato comportamento della Bp che sta liberando in mare enormi quantità di sostanze disperdenti (finora ne sono stati usati 3.640.000 litri): avevamo già parlato degli effetti negativi di questi disperdenti sulla vita marina, ma recentemente si è scoperto che ci sono effetti negativi anche sull’uomo (>qui informazioni dal Guardian).

L’azione combinata del petrolio e dei disperdenti –entrambi tossici- determina una tossicità della miscela ancora maggiore della loro semplice somma: e quando soffia il vento dal mare trasportando l’aerosol di petrolio e disperdenti la gente in prossimità della costa si sta male (alcune persone impegnate nel tentativo di contenere la mare nera sono state ricoverate in ospedale). Gli esperti avvertono: la prolungata esposizione a queste sostanze è un pericolo per la salute pubblica.

E sotto il mare? I sommozzatori che si sono immersi nel Golfo del Messico hanno trovato sott’acqua come delle nuvole color marrone formate da petrolio, acqua e disperdenti.

I ricercatori hanno scoperto a grande profondità altre enormi nuvole di petrolio, descrivendole come lava eruttata da un vulcano.

I ricercatori della University of South Florida, in particolare, hanno trovato un rilascio che si estende per quasi 10 chilometri sui fondali ad una ventina di chilometri dal pozzo: una nave oceanografica ne ha rilevata un’altra larga quasi quattro chilometri, e lunga 16.

Cifre che fanno paura.


Lo Staff di Rete Clima®