Forse la detrazione del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici è salva!

La notizia dell’esclusione del bonus del 55% per le ristrutturazioni edilizie eco-compatibili dal maxi emendamento alla manovra finanziaria tra ieri ed oggi ha fatto esplodere un coro unanime di proteste.

Eppure la questione sembrerebbe tutt’altro che chiusa: sembrerebbe -infatti- che il bonus del 55% sia stato riammesso in commissione Bilancio alla Camera, dove è attualmente in discussione il ddl stabilità.

Stefano Saglia, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, ha comunicato che la misura è al momento “oggetto di riflessione” da parte del Governo,  e ricorda come “l’efficienza energetica è fondamentale per centrare gli obiettivi obbligatori dell’Unione Europea”.

Ancora Saglia: “Il Ministero dello Sviluppo Economico ha elaborato una formula che prevede un costo netto per lo Stato di 150 milioni di euro a fronte di un volano di investimenti di almeno 3 miliardi. La misura si compenserà da sé grazie al maggior gettito provocato dall’incremento dei lavori. Si tratta di una vera e propria misura di politica industriale”.

Se il Governo non dovesse presentare un subemendamento per la riammissione del bonus, Nino Lo Presti (capogruppo di Futuro e Libertà in commissione Bilancio alla Camera) ha dichiarato che “Sarà Fli che provvederà, autonomamente, ad intervenire compiendo ogni azione perché la misura passi”.

Non si fermano intanto i commenti a questa prima fase di incertezze.

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori si è definito amareggiato e perplesso per una decisione “totalmente non condivisibile sia sotto il profilo economico che ambientale”, aggiungendo che, se questo provvedimento non verrà accantonato, contribuirà “a peggiorare ulteriormente le condizioni del settore edilizio – professionisti ed imprese – che già versa in condizioni di grandissima difficoltà con un consistente calo dei volumi di attività, dei fatturati e – soprattutto – delle future prospettive lavorative”.

Negativa anche la risposta di Uncsaal per la quale il mancato rinnovo è “una scelta incomprensibile che avrà ricadute devastanti sul tessuto industriale della Piccola e Media impresa italiana (1 Miliardo di Euro di fatturato in meno previsto per il 2011 solo per il sistema serramenti), sull’occupazione non tutelata dagli ammortizzatori sociali (8000 i posti di lavoro che il comparto serramenti stima di perdere l’anno prossimo), sul bilancio energetico e ambientale del nostro Paese e sulle casse dello Stato”.

Speriamo che prevalga il buon senso, merce rara di questi tempi in Italia.

 

Lo Staff di Rete Clima®