La Bp ha giocato spudoratamente “bene” le sue carte (e solo a suo favore)

Il tappo sul pozzo Macondo è ancora al suo posto mentre le perdite dal fondale -verosimile segno di danni e fratture nel sottosuolo- sono sempre più evidenti.

Il tappo doveva servire ufficialmente condurre un test di integrità del pozzo in vista dei relief well che dovrebbero turarlo definitivamente in Agosto: si trattava –infatti- di verificare che il collo del pozzo non fosse fratturato in profondità, nel qual caso, petrolio e metano si diffonderebbero nel sottosuolo fino a sboccare in altri punti non necessariamente prossimi all’imboccatura del pozzo.

L'integrità del pozzo e l’assenza di perdite multiple sarebbe stata dimostrata se sotto il tappo si fosse ma rapidamente prodotta una pressione di 8.000-9.000 psi (libbre per pollice quadrato), ma dopo tutti questi giorni la pressione massima registrata ha raggiunto appena 6.800 psi.

In caso di danni al sottosuolo, l’unica cosa da fare per non peggiorare la situazione sarebbe aprire immediatamente il tappo e installare al suo posto il tubo in grado di portare tutto il petrolio verso navi cisterna in superficie: ma in questo modo diventerebbe misurabile con esattezza la fuoriuscita di petrolio, e si potrebbe quindi quantificare con precisione i danni che dovrebbe pagare la Bp.

L’amministrazione Usa potrebbe impartire direttive in questo senso alla Bp, ma dipende dalla Bp stessa per ottenere i dati in base ai quali dare ordini: anche i dati sui rilasci, e i dati, abbiamo visto anche nei precedenti post su questo sito, non sono mai stati né completi né accurati.

Una nave per le misurazioni della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) inviata in zona ha registrato una perdita di metano a circa 3 chilometri dal pozzo, ma la Bp ha risposto che si tratta di una perdita naturale non legata a fratture nel pozzo (effettivamente nel Golfo del Messico si verificano perdite naturali di idrocarburi). Sarà vero? Difficile, ma come dimostrare il contrario?

Se gli Usa imponessero alla Bp di riaprire il tappo farebbero sicuramente una cosa giusta ma rischierebbero che la Bp (che prima o poi sarà chiamata a pagare per questo disastro) colga subito l’occasione per attribuire tutti i danni immaginabili non al “suo” petrolio, ma a quello sversato in mare per decisione del Governo americano. Avvocati e tribunali sarebbero impegnati per anni in controversie legali, di portata inimmaginabile ai "comuni mortali".

La Bp ha lasciato capire che intende tener chiuso il tappo ad oltranza, e che anzi potrebbe anche provvedere a turare il pozzo in modo permanente (con fanghi pesanti e cemento) senza completare i due costosissimi relief well ora in corso di scavo.

Ma se poi, come ormai appare chiaro a tutti, si scoprirà che il fondale è stato davvero danneggiato e che il petrolio -e soprattutto il metano- escono da altre strade? Le conseguenze sarebbero allora di una tale gravità che non si potrebbero quantificare. 

A danno del mondo intero e del genere umano, per generazioni e generazioni.


Lo Staff di Rete Clima®