Le banche si ritirano dai progetti nucleari

Notizia un po' "datata" ma importante.

La Campagna per la riforma della Banca mondiale (Crbm) ha espresso in un comunicato grande soddisfazione per il fatto che Bank of Austria, controllata dall'Unicredit, abbia dichiarato che non fornirà alcun prestito per l'ampliamento della centrale di Krsko, in Slovenia (con termine vita previsto al 2030).

Si ripete così quanto accaduto recentemente per la centrale di Mochovce in Slovacchia con la Erste Bank, anche se –in questo caso- la ragione sta nel fatto che la centrale nucleare di Krsko sorge in una località ad altissimo rischio sismico, e non sarebbe in grado di resistere ad un terremoto superiore ai 5,7 gradi della scala Richter.

Di questa centrale, che si trova a 130 km da Trieste, si ricorda che nel giugno 2008 una perdita di liquido di raffreddamento aveva creato fortissime preoccupazioni in tutta Europa e in particolare in Austria, dove l'opposizione al vicino impianto di Krsko è sempre stata fortissima (in quel caso la centrale fu fermata a titolo precauzionale e per le opportune riparazioni e non fu denunciata alcuna fuga radioattiva).

Giulia Franchi della Crbm: “Come già accaduto nel caso delle Erste Bank per il progetto di Mochovce, in Slovacchia, un altro istituto di credito ha preferito salvaguardare la propria reputazione evitando di finanziare una centrale nucleare altamente controversa”.

E la centrale di Mochovce?

Di proprietà della Slovenske Elektrarne (la principale utility energetica slovacca), si trova nel Sud della Slovacchia, a 100 km da Bratislava e 150 da Vienna: oggi ha due reattori attivi da 470 MW cadauno, e altri due in fase di costruzione (per un totale di altri 880 MW).

Oggi il 66% della quota di Slovenske Elektrarne appartiene all’Enel, che ha contribuito in maniera decisiva alla ripresa dei lavori per il completamento dei due nuovi reattori di Mochovce, a quanto pare dedicando scarsa attenzione al processo di consultazione con la popolazione locale e senza predisporre per i nuovi reattori alcuna struttura di doppio contenimento, peraltro presente nei primi due.

La Crbm spera che questo sia primo passo di un più ampio processo di disinvestimento dal nucleare, in favore di maggiori finanziamenti nel quadro delle rinnovabili e dell'efficienza energetica.

Ma come abbiamo visto in un nostro precedente post (qui l’articolo), secondo una ricerca curata da una coalizione di organizzazioni, BankTrack, i finanziamenti all’atomo da parte degli istituti di credito sono spesso poco trasparenti (la gran parte avviene non sotto forma di prestiti diretti, ma con prestiti obbligazionari e prestiti corporate) e certo non di scarsa entità.

Su un totale di 175 miliardi di euro in finanziamenti a progetti nucleari tra il 2000 e il 2009, risulta che almeno dieci banche ne abbiano erogati più della metà. Ma queste cifre potrebbero essere molto sottostimate.


Lo Staff di Rete Clima®