Mancato ritiro dei CV: nessun introito per lo Stato e perdita di posti di lavoro


Nella manovra finanziaria è comparso un irragionevole ed inutile taglio che non aggiunge nulla al bilancio dello Stato e toglie spinta alle rinnovabili ed alla green economy, oltre che rischiare di far perdere molti posti di lavoro.

La Finanziaria ha infatti tolto l'obbligo di ritiro dei CV (certificati verdi,ne abbiamo già parlato qui), lo strumento nato per garantire una quota fissa di energia pulita nel pacchetto delle aziende che vendono energia.

Tutto questo alla faccia degli obiettivi del 20 20 20 (cioè obiettivi vincolanti fissati dall’Unione europea per i propri Stati membri per ridurre le emissioni di gas serra, aumentare l’efficienza energetica, far crescere la competitività del vecchio continente.

Francesco Ferrante: "L’articolo 45, questo il passaggio trappola contenuto nella manovra finanziaria, destabilizza tutto il settore delle fonti rinnovabili, e inconcepibilmente, senza che ci sia alcun effetto per le entrate dello Stato, visto che il meccanismo dei certificati verdi prevede che siano  le aziende del settore energetico a produrre  una quota minima da fonti rinnovabili e a muovere così i progetti da biomasse e biogas, eolici, geotermici, idroelettrici. Uno sgambetto che colpisce le rinnovabili proprio nel momento in cui avevano raggiunto un quarto del totale dell’elettricità prodotta in Italia".

A fronte di nessun rispario per lo Stato, Anev, Anab, Aper, Federpern, Fiper, Greenpeace, Ises, Legambiente e Kyoto club hanno protestato parlando di decine di migliaia di posti di lavoro in pericolo nel settore delle rinnovabili con un forte appello lanciato nei giorni scorsi.

In particolare Anev (Associazione nazionale dell’energia del vento) torna a far sentire la propria voce alla luce dei calcoli effettuati sugli effetti che avrebbe sul comparto delle rinnovabili l’applicazione dell’articolo 45 contenuto nella manovra (decreto legge 78/2010) di recente approvato dal governo. 

In una lettera aperta inviata al ministro Tremonti, ai membri delle commissioni parlamentati Attività produttive e Ambiente della Camera e del Senato e al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il presidente dell’associazione, Oreste Vigorito, chiede l’abrogazione della norma in fase di conversione in legge del decreto, che –ricordiamo – prevede l’eliminazione dell’obbligo da parte del Gestore Servizi Energetici (Gse) di ritiro dell’eccesso di offerta di certificati verdi.

Riportiamo qui qualche estratto di questa lettera di Anev.

Dalle valutazioni dell’Anev emerge che la misura -se applicata- avrebbe pesanti ripercussioni sul settore, quantificabile nella perdita di “oltre 25mila posti di lavoro nel solo settore eolico" (secondo i calcoli effettuati dalla Uil, ndr) e genererebbe “sui progetti già in essere una grave situazione di insolvenza quantificata dal sistema creditizio in 4,5 miliardi di euro esito di oltre 2,5 GW di impianti finanziati”.

L’articolo 45 agisce anche “retroattivamente” “scardinando l’intero meccanismo di sostegno alla produzione elettrica” da fonti rinnovabili e “impattando anche sulla produzione degli impianti in servizio”.

La misura finirà dunque per pregiudicare sia “gli investimenti in essere che quelli futuri per ulteriori 1,75 GW di potenza e circa 1,75 miliardi di euro”, causando come risultato il “default finanziario”.

L’intervento è controproducente anche per lo Stato, in quanto il "blocco delle iniziative in corso, come esito del default finanziario, comporterebbe una grave perdita di gettito fiscale, oltre ai danni da calcolare derivanti dalle sanzioni pecuniarie che l’Europa comminerà ai paesi che non rispetteranno i propri obblighi di produzione di energia verde".

Vigorito conclude la lettera chiedendo che il riassetto del sistema “venga demandato ad un organico intervento, come già previsto dal recepimento della direttiva comunitaria previsto entro il 5 dicembre”. In questo modo potrebbero essere garantiti “la salvaguardia degli investimenti, dell’occupazione e il rispetto degli impegni internazionali assunti volontariamente in sede comunitaria”.

Se si conta che vengono disincentivate le fonti rinnovabili per incentivare le fonti fossili, il quadro è davvero triste.


Lo Staff di Rete Clima®