Un rapporto del Mit sbaglia i costi di costruzione dei reattori nucleari

La MIT Energy Initiative (del Massachusetts Institute of Technology) pare abbia commesso un errore non banale.

In un suo recente studio dal titolo "The Future of the Nuclear Fuel Cycle" questa viene accusata dal Nirs (Nuclear information and resource service) di utilizzare “Un'insostenibile stima dei costi di costruzione dei reattori, minore di quella raccomandata per i sussidi dei contribuenti per i nuovi reattori nucleari che invece dovrebbero essere aumentati e accelerati”.

Infatti la Mit Energy Initiative  identifica nel suo report un costo di costruzione di impianti nucleari di 4.000 dollari/kWh (cioè circa 4 miliardi dollari per un reattore da1 GW), che viene contestato essere solo la metà del reale costo di costruzione nucleare.

Michael Mariotte (Direttore del Nirs):  “Questo è un notevole difetto in quello che viene propagandato come uno studio di esperti. Anche un esame superficiale della letteratura rileva che non è arrivata negli Stati Uniti nessuna nuova proposta di reattore nucleare per 4.000 $/kW. Nel mondo reale le stime vanno da 6.000 a 9,000 $/kW, dal 50% a più del 100% superiore a quello dello studio del Mit. Sulla base di questo tipo di stime, non avrebbe senso per i contribuenti sostenere tutta l'industria nucleare. I nuovi reattori non saranno economici ed i prestiti taxpayer loans sarebbero troppo rischiosi”.

Anche Wall Street contraddice le cifre fornite dal Mit, confermando -quindi- le analisi del Nirs. Un rapporto dell'ottobre 2007 dell'Investor Service di Mody prevedeva costi tra 5.000 ed i 6.000 $/kW: meno di un anno dopo, nel maggio 2008, Moody diceva che i costi “Potenzialmente potrebbero raggiunge oltre 7.000 $/kW”.

Nell'ottobre 2008, Standard & Poor's, citando la Federal Energy regulatory commission Usa, prevedeva costi che variavano da 5.000 a 8.000 $/kW.

Ancora Mariotte: “Non consiglierei certo al Congresso di seguire la raccomandazione del Mit, in quanto lo studio si basa su una stima del costo di costruzione di nuovi reattori che è del 50 % o più al di sotto delle stime dei costi attuali. Il ricorso a tali stime si trasformerebbe in un piano di salvataggio a rischio esorbitante dei contribuenti delle ricche compagnie dell'energia nucleare. Il Congresso deve avere numeri reali, quando prende in considerazione di spendere il denaro dei contribuenti, non le fantasie dell'industria nucleare”.

Altra considerazione interessante circa lo studio del Mit: questo mette a confronto i costi del nucleare solo con quelli del gas e del carbone, trovando i costi nucleari molto più interessanti anche in chiave futura. Tuttavia il report stesso non confronta i costi nucleari con quelli delle energie rinnovabili come l'eolico, il solare, la geotermia (ed il risparmio energetico).

Secondo il Nirs: “Alcune di queste alternative, come l'eolico e l'efficienza energetica, sono già molto più economiche dell'energia nucleare e il solare è in rapida diminuzione dei prezzi, mentre aumenta la sua efficienza. Pochi giorni fa il National renewable energy laboratory del Dipartimento dell'energia Usa ha pubblicato un rapporto dettagliato sul potenziale delle risorse eoliche offshore negli Stati Uniti, rilevando che da solo il  vento offshore potrebbe produrre più di quattro volte l'intera richiesta di elettricità degli Usa”.

Mariotte ha sottolineato quanto scritto nello studio del Mit, il quale ammette il “Generoso sostegno finanziario dell'Electric power research institute (Epri) e dell'Idaho national laboratory, del Nuclear energy institute, di Areva, GEHitachi, Westinghouse, Energy Solutions e Nuclear Assurance Corporation".

Mariotte sottolinea che: "Areva, GEHitachi e Westinghouse sono tre venditori di reattori che sperano nel denaro dei contribuenti per pagare i loro prodotti. È' quanto meno sospetto che lo studio abbia sostenuto i loro obiettivi con una stima dei costi che semplicemente non regge alla verifica”.

Attualmente gli Usa hanno  65 centrali nucleari con 104 reattori operativi che producono  808,97 miliardi di kWh, circa il 20% dell'elettricità del Paese: il contributo nucleare negli USA è già fin troppo, speriamo non si voglia costruire altro costosissimo nucleare!


Lo Staff di Rete Clima®