Cibo, acqua ed energia: le origini della crisi in Nordafrica e Medio Oriente

Cibo, acqua ed energia.

Senza nulla voler togliere alla causa ed alla volontà di ribellione dei cittadini contro regimi tirannici o corrotti, sembrano essere queste tre le cause primarie delle tensioni che stanno scuotendo il mondo arabo: si tratta –in particolare- delle tre maggiori dipendenze del genere umano dalle risorse naturali, considerando che oggigiorno anche l’accesso all’energia è diventato parte del nostro stile di vita, e quindi irrinunciabile quasi quanto acqua e cibo.

Ma analizziamo singolarmente queste tre cause della rivolta.

Il cibo che rincara diventa un problema necessariamente esplosivo in Paesi dove la gran parte del reddito pro capite viene speso per acquistare il cibo stesso: in questo periodo i prezzi dei generi alimentari sono al loro massimo storico tanto che in alcuni Paesi come l'Egitto, importatore della stragrande maggioranza del cibo che consuma, le conseguenze sui prezzi e sul reddito sono di enorme portata.

L’acqua che scarseggia è un altro problema centrale, dato che dall’acqua dipende la vita dell’uomo, l’agricoltura, l’allevamento: i Paesi arabi -Nordafrica e Medio Oriente- ospitano il 5% della popolazione mondiale, ma possiedono solo l’1% dell’acqua dolce rinnovabile (pioggia, laghi, fiumi).

In questa regione sono situati 12 dei 15 Paesi più aridi del mondo (quali: Algeria, Libia, Tunisia, Giordania, Qatar, Arabia Saudita, Yemen, Oman, Emirati Arabi, Kuwait, Bahrein, Israele e Palestina), in molti dei quali la disponibilità annua pro capite di acqua dolce è inferiore a 250 metri cubi (a fronte di un consumo quotidiano pro capite in Italia pari a circa 200 metri cubi/giorno). E sempre in questi paesi, lo sfruttamento intensivo delle risorse idriche sotterranee per usi agricoli fa sì che le falde si stiano man mano svuotando, con esiti estremi come sta capitando nello Yemen.

Infine l'energia, come al solito di origine fossile. Su queste pagine spesso parliamo dell’imminente picco di petrolio, dinamica per cui la produzione petrolifera è necessariamente destinata a diminuire: in virtù di questa dinamica estrattiva, già da ora molti dei Paesi arabi sono costretti a diminuire le esportazioni per sopperire alle necessità interne, provocando la diminuzione di quei ricavi legati al petrolio che spesso costituiscono la linfa vitale per le economie nazionali (anche senza arrivare al caso limite dell’Arabia Saudita).

Insomma, le risorse limitate sembrano essere la causa primaria di un malcontento che si sta trasformando in rivolta in svariati Paesi arabi, spesso sanguinosa: a complicare ulteriormente la situazione in Paesi in cui le condizioni di vita spesso sono già molto difficili.

Questa situazione dovrebbe ulteriormente portarci a riflettere sulle conseguenze future legate al nostro stile di vita ed ai nostri infiniti bisogni di materia e di energia, sicuramente non sostenibili.

Da questi Paesi oggi proviene un ulteriore monito circa il nostro futuro, quasi una possibile anticipazione degli scenari futuri, da ascoltare.

 

Lo Staff di Rete Clima®