Non lo possiamo usare, e allora perché stiamo cercando altro nuovo petrolio?!

"Non lo possiamo usare, e allora perché diamine stiamo cercando altro nuovo petrolio?!"

Questo è il titolo di un articolo di qualche giorno fa a cura di George Monbiot, giornalista ed ambientalista, sulla sua rubrica settimanale sul Guardian.

Nel suo articolo Monbiot si domanda perché ancora cerchiamo il petrolio così disperatamente, trivellando in luoghi inaccessibili e con spese pazzesche, anche se siamo consapevoli che non potrà mai essere utilizzato.

Infatti, sia per i problemi climatici che per quelli ambientali, non potremo permetterci neppure di usare il petrolio che già abbiamo trovato finora (e questa è una consapevolezza diffusa anche a livello governativo), ma pure continuiamo a cercare un greggio residuale, che avrà poi i maggiori costi ambientali e che –quindi-non potremo neppure utilizzare.

Alla luce delle problematiche ambientali legate al suo ciclo di vita (dall’estrazione agli usi finali) dovremmo allora deciderci a lasciare per sempre sottoterra il 40% delle riserve (quelle più problematiche), puntando a portare ad esaurimento i giacimenti dove il petrolio è estraibile con più facilità.

Secondo Monbiot: “Prevenire il cambiamento climatico significa uscire dai combustibili fossili. Significa rinunciare ai due quinti delle riserve esistenti. Significa anche una moratoria globale sulle prospezioni, non sono negli oceani, ma dovunque. Se non possiamo usarlo, allora smettiamo di cercarlo”.

Monbiot parla solo di cambiamento climatico, innegabile conseguenza della de compartimentazione del carbonio immagazzinato nelle molecole organiche del combustibile petrolifero presente nel sottosuolo, ma i problemi riguardano l’ambiente a 36° °.

La brutta esperienza del Golfo del Messico insegna.

Interessante notare come l’articolo segua l’intervista di Guy McPherson di cui parlavamo qualche tempo fa: qui il professore sosteneva che il picco di petrolio fermerà l’uomo e la sua economia giusto in tempo per potere salvarsi e cercare una alternativa, dato che questo modello di sviluppo è capace di distruggere il pianeta.

E allora via con la decrescita (sostenibile e felice).

 

Lo Staff di Rete Clima®