Marea nera nella corrente del Golfo

Oggi la Associated Press ha dato la notizia secondo cui i modelli matematici di un ente di ricerca mostrano come il petrolio abbia già raggiunto la Corrente del Golfo, la grande massa d’acqua a circolazione globale che può rimescolare e spingere il greggio nell'Oceano Atlantico.

Giusto per continuare a farsi del male, stando a quanto riportato dal New York Times sul fondo del Golfo c'è uno strato di greggio alto decine di metri.

Secondo una nave oceanografica che si trova in quei paraggi, sul fondale ci sono fuoriuscite di petrolio lunghe 10 miglia e larghe 3, uno dei motivi per cui la chiazza superficiale era meno estesa di quanto ci si sarebbe potuti aspettare in base alle quantità di petrolio disperse (ne abbiamo già parlato qui).

Ma -stando sempre alle parole del NYT- la BP ha negato l'autorizzazione ad ulteriori spedizioni scientifiche volte a stabilire cosa stia accadendo all'ecosistema marino così fortemente interessato: "La risposta è no. Non faremo altri tentativi per calcolare il flusso, a questo punto. Non è rilevante per la soluzione del problema, e può distrarre dagli sforzi".

Un solo dubbio: vero che la Bp coordina il gruppo di emergenza per l’intervento, ma si tratta di acque territoriali degli Stati Uniti o di proprietà della Bp?

Polemiche a parte, il vero problema è che tutto questo petrolio si avvii nel Nordatlantico, potendo ipoteticamente inquinare fino in Europa,  e determinando una catastrofe mondiale con effetti che dureranno generazioni. E qui nasce spontanea la domanda: la Bp vorrà e riuscirà a pagare per danni ambientali che si prospettano sempre più enormi? Quanto vale il peggioramento ambientale di una simile catastrofe mondiale?

Sempre a proposito di Bp, un paio di giorni orsono è stato piazzato dalla Bp una sorta di tubo di aspirazione (ne abbiamo già parlato qui): questo sta prelevando circa 1000 barili al giorno da un pozzo che ne butta fuori tra i 5.000 e i 60.000 (nessuno è in grado di fornire dei dati precisi: ne abbiamo già parlato qui).

Si tratta davvero di una goccia nel mare, e oltretutto l’impianto si comporta in maniera pericolosa dato che si è già spostato almeno una volta: anche la BBC riporta le parole di fonti governative americane secondo cui il tubo non è la soluzione del problema, ma solo un (timido) palliativo.

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Lo Staff di Rete Clima®