Petrolio nel Golfo del Messico: aggiornamenti sul suo destino (non è sparito!)

La nave Arctic Sunrise di Greenpeace, nell’ambito della sua campagna di monitoraggio circa gli effetti della marea nera del Golfo del Messico, ha raggiunto l’isola di Horn al largo delle coste del Mississippi: si tratta di un’area a pochissima distanza dai siti protetti in cui le tartarughe depongono le uova.

Scavando sotto la sabbia delle spiagge ha scoperto strati neri e bianchi sovrapposti, costituiti dal petrolio portato dalle maree e dalla sabbia che l’ha successivamente ricoperto: è una notizie che ci si poteva aspettare, anche se la Bp continua a ripetere che il petrolio è stato ripulito e l’amministrazione Usa assicura che i prodotti ittici provenienti dal Golfo del Messico sono sicuri

Ma Greenpeace dice chiaramente quanto da questo sito ripetiamo da svariato tempo: non tutto il petrolio rimasto nell’ambiente è finito sotto la sabbia, dato che la gran parte è ancora mescolato all’acqua e causerà danni significativi e non misurabili (né monetizzati!) all’ecosistema.

Già qui parlavamo del fatto che il petrolio è ormai entrato nella catena alimentare…..peggior notizia di questa è difficile.

A proposito del pozzo, un nuovo blow out preventer (una valvola di sicurezza) è stato collocato sulla bocca del pozzo, in sostituzione di quello danneggiato dall’esplosione del 20 aprile: suo scopo dovrebbe essere il rendere più sicuro l’uso dei relief well tuttora in corso di scavo, attraverso i quali il pozzo dovrebbe essere definitivamente cementato in profondità. Speriamo.

Il pozzo  ha riversato in mare circa 79 miliardi di litri di petrolio…..come possono fare a disciogliersi magicamente in acqua?


Lo Staff di Rete Clima®