Picco di petrolio e decrescita

Kurt Cobb, giornalista freelance, riporta in una intervista le idee di Guy McPherson, professore presso l'Università dell'Arizona che ha sempre considerato il picco del petrolio come una specie di “salvagente per l’umanità”.

Le parole di Mc Pherson: “La scoperta di una miracolosa, economica, evoluta nuova fonte energetica permetterebbe al nostro sistema di vita di durare più a lungo.

Ma un tale sviluppo rappresenterebbe una sentenza di morte per la razza umana, perché porterebbe alla totale distruzione dei sistemi di sostegno alla vita su cui contiamo, sistemi che al momento sono già in affanno.

Il risultato sarebbe un'ulteriore esplosione della popolazione, del consumo delle risorse inclusi suoli e acqua, e ulteriore distruzione delle specie su cui contiamo per la nostra sopravvivenza

Senza parlare dell'inquinamento dell'ambiente, inevitabile contraltare alla produzione moderna.

Racconta McPherson che la scoperta della teoria del picco ha prodotto in lui ottimismo, anziché pessimismo: le conseguenze del picco potrebbero salvare il genere umano, consentendo l'esistenza umana sul pianeta per un periodo più lungo, rispetto alla condanna che inevitabilmente ci aspetta in seguito all'esaurimento delle risorse e di tutti gli ecosistemi.

Il crollo della civiltà industriale conseguente al picco di petrolio non è una buona notizia, dato che sarà uno sconvolgimento non da poco.

Ma se è possibile immaginare la catastrofe legata alla fine del nostro modo di vivere moderno, facciamo fatica a figurarci la catastrofe che accadrà se questo stile di vita e di consumi dovesse continuare, anche per poco tempo.

Almeno qui c’è la prospettiva di un futuro, per quanto radicalmente diverso dall’attuale.

E prendiamo come esempio del futuro che ci aspetta un libro di Simone Perotti "Adesso basta - Lasciare il lavoro e cambiare vita", in cui l’autore spiega come abbia abbandonato la stressante carriera del manager per passare alla semplicità volontaria, in modo da regalarsi più tempo per vivere (un articolo su Il fatto).

Nel libro si tratta il downshifting, cioè un percorso di decrescita (volontaria, in questo caso, non obbligata dal picco di petrolio) rinunciando a lavorare e guadagnare troppo per avere più tempo per sè e per gli altri fuori dalle logiche del sistema produttivo: lavorare meno consumando meno, fuggire dalla città nei luoghi di campagna dove le case costano meno, lavorare un pezzetto di terra, fare manutenzione e riparazioni nelle case degli amici e dei vicini, avviare un gruppo di acquisto solidale, insegnare quello che si sa, fare volontariato ecc.

Non esistono ricette preconfezionate, ciascuno deve trovare la propria strada sulla base delle proprie competenze e delle proprie inclinazioni.

Grazie a Debora Billi e a Marco Pagani per l’ispirazione a questo post.


Lo Staff di Rete Clima®