Prevenzione contro il dissesto idrogeologico e la devastazione umana del territorio

In questi giorni di piogge intense sono accaduti sul territorio nazionale svariati problemi ed immediatamente si è tornati a parlare di “rischio idrogeologico”.

L’Italia è un Paese esposto ad un rilevantissimo rischio idrogeologico, situazione che necessiterebbe  una adeguata pianificazione territoriale che si traduca in una estrema attenzione alla localizzazione di  strutture ed infrastrutture, oltre che in una serie di azioni coordinate per la prevenzione del dissesto stesso.

Ma secondo un comunicato stampa di Legambiente, nel nostro Paese i fondi stanziati per le principali emergenze idrogeologiche negli ultimi 12 mesi sono stati oltremodo illogici: il budget  nazionale del 2010 per la prevenzione del dissesto idrogeologico è di 55 milioni di euro, a fronte di una spesa netta di 237.570 milioni di euro negli ultimi 12 mesi per fronteggiare le varie emergenze legate a frane e inondazioni.

Anche in questo campo si torna purtroppo alla difficoltà italica di operare prevenzione, passando da una emergenza all’altra: l’utilità di un intervento di sola gestione delle emergenze è inutile, miope e costosa, anche perché drena risorse a quella prevenzione capace di rimuovere –o comunque limitare- le cause stesse del dissesto.

Ma qui paghiamo l’incapacità politica di progetti di lungo periodo, non faraonici come i ponti sullo stretto o le centrali nucleari, ma enormemente più utili ai cittadini proprio là dove questi vivono. Con la prospettiva di un cambiamento climatico che intensificherà i fenomeni meteorologici estremi, la causa innescante dei movimenti di versante.

Ma ora conviene parlare anche dei fiumi. La cementificazione selvaggia del territorio ha fatto sì che si fiumi e torrenti siano stati inscatolati in alvei artificiali irragionevoli, insufficienti per il regolare deflusso delle acque in caso di piogge intense oltre che enormemente più soggetti all’accumulo ed intasamento di detriti.

Per la prevenzione si calcola che servirebbero circa 4,1 miliardi di euro, ammortizzabili in poco tempo dati i costi di riparazione legati all’accadimento dei fenomeni di dissesto (si conti che le alluvioni nel 1994-2004 hanno prodotto danni per 20 miliardi): in un periodo in cui si cerca di creare lavoro e di rimettere in moto l’economica questa sarebbe una occasione non da poco.

Ma una politica di questo tipo comporterebbe un rallentamento dell’attività edilizia, che una visione miope vede ancora come strada economica di rilievo…..sempre che si riescano a vendere le case.

Ma in un paese in cui nel periodo 1996-2006 sono state costruite case in proporzione 4 volte maggiore alla crescita demografica, anche la vendita –che pure è la base dell’attività produttiva!!!!- non è  garantita.

Che miopia.

 

Lo Staff di Rete Clima®