Report “EPR in crisis”: EPR fallimentare dal punto di vista economico, ma pubblicizzato in Italia.

Secondo il report EPR in Crisis di Steve Thomas dell’Università di Greenwich (Londra) il progetto dell’EPR è in crisi.

Qui una sintesi (non esaustiva) delle principali ragioni individuate dal report:

- la costruzione dei primi due reattori in Europa (Olkiluoto in Finlandia e Flamanville in Francia) va molto male, con aumenti fuori controllo sia dei costi che dei tempi di realizzazione.

E’ curioso il fatto che se a Olkiluoto si può pensare a problemi legato alla mancanza di esperienza del costruttore Areva, a Flamaville è invece coinvolta EDF, l’azienda con la maggiore esperienza in campo nucleare del mondo: data la portata dei ritardi e la crescita dei costi, è quindi più verosimile ipotizzare problemi progettuali all’intero progetto EPR più che specifici problemi cantieristici;

 - i prezzi a cui viene offerto sono molto molto alti, tanto da spingere i committenti a cancellare i progetti (vedi Sud Africa e Canada) o hanno fatto vincere la gara a un competitore con prezzi più bassi (come nel caso degli Emirati Arabi Uniti);

- i processi per l’ottenimento delle autorizzazioni per la sicurezza nucleare in Francia, USA e Gran Bretagna (i potenziali prossimi luoghi di installazione) sono incompleti: anche in caso di esito positivo, le modifiche necessarie a ottenere l’approvazione delle autorità di controllo possono far aumentare ulteriormente i costi.

Anne Lauvergnon (Ad di Areva) riconosce che “il costo dei reattori nucleari è sempre cresciuto per ogni generazione successiva, perché i requisiti di sicurezza erano sempre più elevati. La sicurezza ha un costo”.

Francois Roussely, già Ad di EDF dichiarava: “La complessità risultante dell’EPR, che emerge dalla scelta progettuale, specificatamente dal livello di potenza, del sistema di contenimento, del contenitore (core catcher) e della ridondanza dei sistemi di sicurezza è certamente un handicap per la sua costruzione e dunque per il suo costo”.

Già nel 1995, e di nuovo nel 1997, c'erano preoccupazioni sul costo dell’EPR allora valutato sui 2.000 $/kW: quando altri competitori promettevano prezzi di 1.000 $/kW, l’allora Framatome (da cui poi nascerà Areva) rivedeva i costi a 1.500 $/kW sia nel 1998 che poi nel 2001. E’ un prezzo inferiore a un quarto di quanto l’EPR viene offerto oggi, dopo dieci anni e a 6.000 $/kW o più.

Sembra che difficilmente l’EPR sarà conveniente, a meno di enormi sussidi pubblici o scaricando sugli utenti i costi, quali che essi siano.

E in Italia? La lungimiranza di una fetta del settore economico e politico nostrano vuole puntare sull’EPR, ed ecco che è iniziata la campagna pubblicitaria per la promozione del nucleare. di cui già qui parlavamo: e lo spot punta su una partita a scacchi in cui il nucleare è il giocatore con pedine bianche, mentre l’avversario è l’oscurantista giocatore con pedine nere, che mette in dubbio la sicurezza delle centrali.

Il succo della campagna, commissionata dal Forum nucleare italiano, è che il nucleare conviene.

Anche considerati i dati economici di cui sopra sembra difficile pensare che possa convenire ad altri rispetto che alle grandi aziende che lo vogliono promuovere: e visto che la tecnologia nucleare non si regge senza il supporto economico dello Stato, questa sembra la solita vecchia storia italiana di grandi opere capaci di generare benefici privati e costi pubblici.

Costi ancora una volta spalmati su quella collettività che siamo sempre noi, i cittadini.

Non va bene.

E visto che anche lo spot chiede di prendere posizione verso il nucleare, di crearsi una opinione, direi che il NO è ora di dire in maniera ancora più chiara e più netta di quanto già fatto in passato: qui per dire la tua.

NO!

 

Lo Staff di Rete Clima®