Report Unep: basterebbe impiegare il 2% del PIL in investimenti verdi per salvare uomo e pianeta

Il rapporto dell’UNEP "Towards a Green Economy: Pathways to Sustainable Development and Poverty Eradication" suggerisce un percorso per raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni e lotta alla povertà, e salvaguardare così uomo e pianeta.

In particolare, con investimenti annuali pari al 2% del PIL mondiale in dieci “settori chiave” (quali: agricoltura, edilizia, energia, pesca, foreste, industria, turismo, trasporti, gestione di acqua e rifiuti) il mondo imboccherebbe in maniera decisa la strada della ‘green economy’ e della low carbon economy, lasciandosi alle spalle i modelli economici del passato basati sullo spreco delle risorse e l’ineguaglianza sociale.

Secondo il report, sommando gli sforzi nazionali si potrebbe arrivare ad avere investimenti green per un totale di 1,3 triliardi di dollari capaci -se accoppiati a politiche di ampio respiro- di portare ad una diminuzione dei consumi energetici, di ridurre le emissioni e di salvaguardare le risorse naturali.

Lungo questa strada si arriverebbe anche ad abbattere la povertà, favorendo lo sviluppo soprattutto nelle economie dei Paesi in Via di Sviluppo dove il 90% del PIL dei meno abbienti risulta legato alla natura, alle foreste e al patrimonio idrico.

Ma attualmente –al contrario- una percentuale compresa tra l’1 e il 2% del PIL mondiale viene utilizzata per sussidiare settori definiti “insostenibili” quali, per esempio, l’utilizzo di combustibili fossili l’impiego di pesticidi in agricoltura, attività di antropizzazione del territorio.

Serve cambiare, ma evidentemente si proporrebbero problematiche sociali legate alla perdita di posti di lavoro nei settori più inquinanti.

Ma, suggerisce l’Unep, dopo un iniziale calo degli occupati dovuti alla chiusura delle strutture inquinanti sarebbe possibile andare ad aumentare i posti di lavoro nei settori di interesse ambientale: una dinamica che si potrebbe concretizzare in una ulteriore spinta all’economia oltre che in una significativa diminuzione dell’impronta ecologica delle nazioni di percentuali che arriverebbero a toccare il 50% nel 2050.

Ad esempio, investendo l'1,25% del Pil mondiale in efficienza energetica ed energie rinnovabili la domanda di energia primaria potrebbe ridursi del 9% al 2020 fino al 40% nel 2050 con un conseguente risparmio dei costi di generazione dell'energia pari a 760 miliardi dollari all'anno entro metà secolo.

Inoltre, i livelli di occupazione nel settore energetico sarebbero di 1/5 superiori rispetto a quelli di uno scenario 'business as usual', se le energie rinnovabili arrivassero a coprire il 30% della domanda globale di energia primaria entro la stessa data.

Secondo il report ci potrebbero essere anche grandi benefici dal settore rifiuti, nel caso di riduzione del materiale di scarto e promozione del riciclaggio e del recupero dei materiali (si noti che in Brasile dove il riciclaggio genera un ritorno economico di circa 2 miliardi di dollari l’anno evitando contemporaneamente il rilascio in atmosfera di 10 milioni di tonnellate di emissioni climalteranti).

Achim Steiner (Sottosegretario generale dell’ONU e Direttore esecutivo dell’UNEP): “Il mondo è di nuovo sulla strada per Rio, ma in un mondo molto diverso da quello del Rio Earth Summit del 1992. Rio 2012 arriva in un contesto di rapida diminuzione delle risorse naturali e di rapido cambiamento ambientale” (…) “Con 2,5 miliardi di persone che vivono con meno di 2 dollari al giorno e con più di due miliardi di persone che si andranno ad aggiungere alla popolazione globale entro il 2050, è chiaro che dobbiamo continuare a sviluppare e far crescere le nostre economie. Ma questo sviluppo non può avvenire a scapito dei regimi di supporto della vita sulla terra, negli oceani o nella nostra atmosfera che sostengono le nostre economie e quindi, la vita di ognuno di noi”.

 

Lo Staff di Rete Clima®