Coniugare transizione energetica e tutela della natura

Il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico sono due tra le principali minacce per la salute dell’uomo e degli ecosistemi naturali.
La necessità di ridurre drasticamente le emissioni impone un’accelerazione nello sviluppo delle energie rinnovabili, ma per essere davvero sostenibile la transizione energetica deve andare di pari passo con la tutela della biodiversità.
Solare, eolico e nuove infrastrutture elettriche non possono essere visti soltanto come soluzioni tecnologiche: devono integrarsi armonicamente con i territori, senza comprometterne l’equilibrio ambientale.

Proprio per rispondere a questa sfida, la coalizione internazionale guidata da IRENA e CLEANaction ha individuato sei principi guida che delineano un modello di energia “nature-positive”.
Si tratta di un approccio che non guarda soltanto alla riduzione delle emissioni, ma che mette al centro la compatibilità tra transizione energetica e natura.
Il primo punto chiave riguarda la scelta dei siti in cui installare impianti e infrastrutture: privilegiare aree ad alto potenziale energetico ma a basso impatto ambientale è la strada per evitare conflitti con le comunità e ridurre i rischi per habitat sensibili.

Allo stesso tempo, si incoraggia l’uso di territori già modificati dall’uomo, come parcheggi, tetti, zone industriali dismesse o terreni agricoli, così da evitare nuovo consumo di suolo e creare sinergie tra produzione di energia e altre attività.
Un altro principio essenziale riguarda la conservazione e il ripristino degli ecosistemi. Non basta limitare i danni: ogni progetto dovrebbe includere azioni concrete di riforestazione, recupero ambientale o compensazioni, così da lasciare un’eredità positiva al territorio.
Parallelamente, la gestione degli impianti deve essere dinamica e capace di adattarsi: tecnologie come l’intelligenza artificiale possono supportare il monitoraggio della fauna e la protezione degli ecosistemi, dimostrando che innovazione e natura possono coesistere.

Un aspetto spesso sottovalutato è la vita utile degli impianti. Interventi di aggiornamento e repowering permettono di produrre più energia senza occupare nuovi spazi, aumentando l’efficienza e riducendo ulteriormente gli impatti ambientali.
A questo si aggiunge un elemento fondamentale: il coinvolgimento delle comunità locali. Senza la partecipazione attiva dei cittadini e degli stakeholder, i progetti rischiano di incontrare resistenze e ritardi.
Processi inclusivi, che tengano conto sia delle competenze scientifiche sia delle conoscenze tradizionali, sono quindi la chiave per garantire accettazione sociale e sviluppo condiviso.

La vera sfida, però, è costruire un quadro integrato che unisca le strategie nazionali di energia e clima con gli obiettivi globali di tutela della natura: solo strumenti concreti, ricerca scientifica e politiche di sostegno potranno trasformare la transizione energetica e la natura in due alleati.
In questo modo sarà possibile accelerare la diffusione delle rinnovabili e, allo stesso tempo, arrestare la perdita di biodiversità, disegnando un futuro in cui innovazione e ambiente non siano in conflitto, ma parti di un unico percorso sostenibile.