Capitale naturale e biodiversità: il Sesto Rapporto MASE sullo stato del capitale naturale in Italia

Capitale naturale e biodiversità: il Sesto Rapporto MASE sullo stato del capitale naturale in Italia

Rafforzare la tutela della natura e garantire coerenza delle politiche, migliorare gli strumenti di gestione e monitoraggio dei programmi per la biodiversità in un’ottica sistemica, dare piena attuazione agli impegni globali assunti con la Convenzione sulla diversità biologica.

Sono questi i pilastri individuati dal Sesto Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia (2024), pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) il 28 agosto.

Una svolta costituzionale per la natura

Il Rapporto ricorda l’importanza della modifica costituzionale del 2022, definita una “svolta storica”: la tutela della biodiversità e degli ecosistemi è diventata principio fondamentale della Repubblica.

La natura viene riconosciuta come elemento essenziale per la salute dei cittadini e per garantire servizi ecosistemici vitali come aria pulita, acqua potabile, suolo fertile e cibo sano.

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Strategie nazionali italiane per ambiente e clima

In risposta agli impegni internazionali – dall’Agenda 2030 all’Accordo di Parigi, fino alla Dichiarazione della COP15 sulla biodiversità – l’Italia ha aggiornato la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, adottato la Strategia nazionale biodiversità 2030 e approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc).

Questi strumenti si affiancano ad altri piani chiave quali la Strategia forestale, il Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), Pte (Piano per la transizione ecologica) e le varie misure previste dal PNRR.

Nel 2023 è stato inoltre istituito il National Biodiversity Future Center (NBFC), una rete che unisce università, centri di ricerca, associazioni e imprese per fermare la perdita di biodiversità e valorizzare il capitale naturale.

L’obiettivo è quello di proteggere almeno il 30% del territorio nazionale entro il 2030, in linea con gli impegni europei.

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Fonte: Rete Clima - BioForest urbana

Ecosistemi a rischio: i dati del Rapporto sul Capitale Naturale e dell'IUCN

Secondo la Lista rossa IUCN degli ecosistemi a rischio, in Italia sono minacciati 58 ecosistemi:

7 in condizioni critiche
22 in pericolo
29 vulnerabili

Secondo il Rapporto 58 dei 85 ecosistemi italiani sono a rischio, mentre il 19,6% del territorio nazionale sottoposto a crescenti pressioni ambientali.

Gli investimenti nel ripristino della natura generano vantaggi economici rilevanti: per ogni euro speso, si possono ottenere fino a 38 euro di valore economico.

In Italia la riqualificazione ecologica potrebbe produrre benefici stimati in 2,4 miliardi di euro a fronte di costi di investimento pari a 261 milioni.

Natura ed economia: un legame indissolubile

Il Rapporto richiama anche i dati della BCE: il 72% delle imprese non finanziarie nell’eurozona dipende direttamente da almeno un servizio ecosistemico, mentre il 75% dei prestiti bancari è collegato ad attività che dipendono dal corretto funzionamento della natura.

BCE
Fonte: pexels.com

Secondo il Rapporto "si può affermare che la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi naturali rappresentano una minaccia per l’economia e la stabilità finanziaria" e che, secondo i dati del Global Risk Report del World Economic Forum (The Global Risks Report 2024 19th Edition. World Economic Forum, 91-93 route de la CapiteCH-1223 Cologny/Geneva Switzerland) "la perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi è considerato il terzo fattore di rischio più intenso in un orizzonte temporale di dieci anni".

Secondo la Banca mondiale il declino di soli tre servizi ecosistemici – quali impollinazione, pesca e legname – potrebbe generare una perdita globale di 2.700 miliardi di dollari entro il 2030.

La perdita di biodiversità, dunque, non è solo una questione ambientale ma anche un rischio per la stabilità economica e finanziaria.

In particolare, secondo il Rapporto: "La ridotta estensione e funzionalità degli ecosistemi e la diminuzione della resilienza ecologica possono retroagire sulle filiere tecnologico-produttive generando nuovi rischi e richiedendo differenti soluzioni strategiche e operative.

L’interesse che gli attori del sistema finanziario hanno per i potenziali rischi legati alla perdita di natura (Nature-Related Financial Risk - NRFR) è in continua crescita, al pari dei i rischi climatici (Climate-Related Financial Risk - CRFR).

I NRFR possono avere impatti economici e finanziari negativi e non tenerne adeguatamente conto accresce i potenziali rischi sia per i singoli istituti finanziari sia per il sistema finanziario nel suo complesso".

Il Rapporto ribadisce che la vera redditività non è tanto quella immediata ma quella di lungo periodo, fondata sulla sostenibilità e sull’equilibrio tra attività umane ed ecosistemi.

La spesa primaria dello Stato per la protezione dell’ambiente e la gestione delle risorse naturali ammontava invece a 33,9 miliardi di euro, pari al 3,4% della spesa complessiva, in crescita rispetto ai 12,8 miliardi del 2021, soprattutto per le misure contro l’aumento dei costi energetici.

Le 7 raccomandazioni chiave del Rapporto sul Capitale Naturale in Italia

Il Comitato per il Capitale Naturale ha proposto 7 raccomandazioni chiave, tra cui:

  • rafforzare la tutela del capitale naturale,
  • armonizzare gli strumenti di monitoraggio,
  • coinvolgere il mondo economico nelle azioni di tutela della natura e della biodiversità,
  • potenziare la contabilità ambientale,
  • estendere il principio DNSH (Do No Significant Harm) anche al di fuori del Pnrr.