Perdita di biodiversità e danni economici (anche alle aziende)

La società di consulenza Pricewaterhouse Coopers (PwC) ha redatto un rapporto per il World Economic Forum 2010 (del gennaio 2010) circa i rischi economici causati dalla perdita di biodiversità: si parla di costi che possono oscillare tra i 2.000 e i 4.500 miliardi di dollari (al 2008), cioè tra il 3,3 e il 7,5% del Pil globale.

Tutti i settori produttivi sono e saranno influenzati dalla perdita di biodiversità e dalla crisi ambientale globale, anche se le aziende ignorano la minaccia rappresentata dal degrado degli ecosistemi: analizzando, infatti, le comunicazioni pubbliche delle cento principali aziende, il rapporto segnala che solo due tra queste hanno identificato la biodiversità come un rischio strategico.

Dallo studio, inoltre, emerge che complessivamente solo diciotto aziende si riferiscono alla biodiversità nei loro rapporti annuali, mentre tra quest’ultime, appena sei prevedono una riduzione dell’impatto del loro operato sulla biodiversità e sugli ecosistemi.

Questi risultati sono piuttosto sorprendenti se si pensa che un gran numero di società appartenenti al campione di aziende analizzato operano nel settore alimentare e minerario e che quindi rischiano di essere direttamente colpite dalla crisi degli ecosistemi. Il documento del PwC, redatto per il World Economic Forum (gennaio 2010) ma presentato in occasione dell’International Day for Biological Diversity(22 maggio), presenta alcuni esempi di  costi economici legati alla perdita di biodiversità, per esempio quelli legati alla stabilità climatica.

Si stima, ad esempio, che un aumento globale delle temperature di 4 °C potrebbe causare un declino dei rendimenti dei raccolti nel sud-est asiatico e in Africa tra il 25 e il 40% (in Australia ad esempio si è già riscontrato un crollo del reddito agricolo del 46% a causa della siccità che ha colpito il paese nel 2002-2003).

Viene considerata poi anche la deforestazione che è anche concausa di alluvioni: nel 1998 ha causato la distruzione di 25 milioni di ettari di raccolti in Bangladesh, Cina, India e Vietnam, per un valore di circa 23 miliardi di dollari.

Questi eventi sono fonte di danni economici e vanno ad influenzare pesantemente la catena del valore aziendale: i produttori vedono diminuire il loro proprio reddito, le aziende di lavorazione subiscono interruzioni negli approvvigionamenti e un aumento dei prezzi delle materie prime, i venditori al dettaglio hanno bisogno di investire sempre più su fornitori e prodotti in base ai rischi legati alla perdita di biodiversità.

Il rapporto illustra, inoltre, quali ulteriori effetti ha la perdita di biodiversità sull’ambiente: siccità, allagamenti costieri, inquinamento, brutali cambiamenti di eventi meteorologici, volatilità dei prezzi alimentari, malattie croniche e infettive.

Jon Williams (partner del PwC) ha avvisato che l’economia si trascinerà questi problemi anche sul lungo termine, se continuerà a sottovalutare i rischi associati ai danni agli ecosistemi: "Secondo le grandi aziende la costante erosione della biodiversità è il prezzo da pagare per lo sviluppo economico, ed è naturale che preferiscono ignorare i danni ambientali che provocano. D’ora in avanti le aziende devono pensare agli ecosistemi come la base delle loro attività, come una parte del loro sistema produttivo e devono apprezzare il valore che ne scaturisce".

Sono dati e parole che fanno pensare: la diversità biologica è la base della vita umana sulla Terra, prima ancora che della sua economia. Perdere naturalità e varietà biologica vuol dire compromettere il nostro futuro sulla Terra.


Lo Staff di Rete Clima®



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