Capitale naturale e biodiversità: il Sesto Rapporto MASE sullo stato del capitale naturale in Italia

Capitale naturale e biodiversità: il Sesto Rapporto MASE sullo stato del capitale naturale in Italia

Rafforzare la tutela della natura e garantire coerenza delle politiche, migliorare gli strumenti di gestione e monitoraggio dei programmi per la biodiversità in un’ottica sistemica, dare piena attuazione agli impegni globali assunti con la Convenzione sulla diversità biologica.

Sono questi i pilastri individuati dal Sesto Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia, pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) il 28 agosto.

Una svolta costituzionale per la natura

Il Rapporto ricorda l’importanza della modifica costituzionale del 2022, definita una “svolta storica”: la tutela della biodiversità e degli ecosistemi è diventata principio fondamentale della Repubblica.

La natura viene riconosciuta come elemento essenziale per la salute dei cittadini e per garantire servizi ecosistemici vitali come aria pulita, acqua potabile, suolo fertile e cibo sano.

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Strategie nazionali italiane per ambiente e clima

In risposta agli impegni internazionali – dall’Agenda 2030 all’Accordo di Parigi, fino alla Dichiarazione della COP15 sulla biodiversità – l’Italia ha aggiornato la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, adottato la Strategia nazionale biodiversità 2030 e approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc).

Questi strumenti si affiancano ad altri piani chiave quali la Strategia forestale, il Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), Pte (Piano per la transizione ecologica) e le varie misure previste dal PNRR.

Nel 2023 è stato inoltre istituito il National Biodiversity Future Center (NBFC), una rete che unisce università, centri di ricerca, associazioni e imprese per fermare la perdita di biodiversità e valorizzare il capitale naturale.

L’obiettivo è quello di proteggere almeno il 30% del territorio nazionale entro il 2030, in linea con gli impegni europei.

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Fonte: Rete Clima - BioForest

Ecosistemi a rischio: i dati IUCN

Secondo la Lista rossa IUCN degli ecosistemi a rischio, in Italia sono minacciati 58 ecosistemi:

7 in condizioni critiche
22 in pericolo
29 vulnerabili

Il 19,6% del territorio nazionale, pari al 43% delle superfici naturali e seminaturali, è sottoposto a pressioni ambientali di varia intensità.

Gli investimenti nel ripristino della natura generano vantaggi economici rilevanti: per ogni euro speso, si possono ottenere fino a 38 euro di valore economico.

In Italia, la riqualificazione ecologica potrebbe produrre benefici stimati in 2,4 miliardi di euro a fronte di costi pari a 261 milioni.

Natura ed economia: un legame indissolubile

Il Rapporto richiama anche i dati della BCE: il 72% delle imprese non finanziarie nell’eurozona dipende direttamente da almeno un servizio ecosistemico, mentre il 75% dei prestiti bancari è collegato ad attività che dipendono dal corretto funzionamento della natura.

BCE
Fonte: pexels.com

Secondo la Banca mondiale il declino di soli tre servizi ecosistemici – quali impollinazione, pesca e legname – potrebbe generare una perdita globale di 2.700 miliardi di dollari entro il 2030.

La perdita di biodiversità, dunque, non è solo una questione ambientale ma anche un rischio per la stabilità economica e finanziaria.

Il Rapporto ribadisce che la vera redditività non è tanto quella immediata ma quella di lungo periodo, fondata sulla sostenibilità e sull’equilibrio tra attività umane ed ecosistemi.

La spesa primaria dello Stato per la protezione dell’ambiente e la gestione delle risorse naturali ammontava invece a 33,9 miliardi di euro, pari al 3,4% della spesa complessiva, in crescita rispetto ai 12,8 miliardi del 2021, soprattutto per le misure contro l’aumento dei costi energetici.