“Adattamento forzato”: la tempesta Xynthia

 Nell’ambito delle politiche individuate e promosse dal Protocollo di Kyoto (e normativa collegata) sono state selezionate due macro linee di azione nei confronti dei cambiamenti climatici: la mitigazione e l’adattamento.

Limitatamente alle politiche di tutela climatica, il termine “mitigazione” deve essere inteso come l’insieme degli sforzi per la prevenzione delle alterazioni climatiche sia attraverso una diminuzione dell’emissione umana di gas ad effetto serra in atmosfera che attraverso l’assorbimento forestale delle emissioni già presenti in atmosfera: si tratta –in definitiva- dell’insieme delle azioni finalizzate a diminuire la magnitudo prospettica dei fenomeni meteo-climatici (che secondo previsioni incrementeranno in frequenza ed intensità), ad elevato potenziale impatto sull’ambiente, sull’uomo e sulla sua economia. Sempre limitatamente alle strategie climatiche, il termine “adattamento” deve essere invece inteso come l’insieme delle azioni per diminuire la vulnerabilità di quei sistemi socio-economici (strutture, infrastrutture, zone di produzione,…etc.) particolarmente sensibili ai futuri potenziali effetti dei cambiamenti globali.

E può quindi essere letto come una sorta di “adattamento forzato” la notizia che arriva dalla Francia secondo cui saranno tra le 1.300 e 1.500 le case classificate inabilitabili e destinate al’abbattimento nell’area investita a fine Febbraio dalla tempesta Xynthia, la più violenta verificatasi dal 1999: si conti che la tempesta ha colpito almeno 4.000 case causando danni per oltre 1,3 miliardi di euro, oltre che la vita di 53 persone. Si tratta, secondo il "Journal du Dimanche" di: “Un piano di ampiezza eccezionale. Tra le 1.300 e più verosimilmente 1. 500 case saranno dichiarate inabitabili e destinate alla distruzione dopo il passaggio della temepsta Xynthia. I sindaci dei comuni interessati dovrebbero essere ufficialmente informati mercoledi. I servizi delle prefetture e dell'Equipement delle regioni sinistrate stanno definendo ancora sulle carte le 'zone rosse', quei territori dove nessuna abitazione potrà più essere costruita. In Charente-Maritime, I due terzi dei beni condannati sarebbero prime case, il che rende la situazione ancora più delicata”. Benoist Apparu, segretario di stato alla Casa e all'Urbanistica, il 1 aprile aveva annunciato che entro pochi giorni sarebbero stati informati i Comuni devastati da Xynthia circa le  zone che saranno dichiarate non costruibili. Una riflessione di puro buon senso: evitare di costruire laddove la natura si manifesta con maggiore intensità, anche a causa delle alterazioni ambientale indotte dall’uomo.

Ci chiediamo come sarebbe stata accolta una simile notizia nel nostro paese, dove la lobby del cemento non perde occasione per antropizzare il suolo e modificare il territorio. Anche quello a dichiarato rischio idrogeologogico, dove le costruzioni devono poi essere “messe in sicurezza” (operazione peraltro impossibile). Altra notizia legata a questo evento, che mostra quanto siamo –purtroppo- lontani dai cugini d’oltralpe, è che per questa evacuazione forzata viene previsto un indennizzo medio di 150.000 euro per abitazione: ma SOLO per le case "regolari" e non abusive (con un fondo di oltre 200 milioni di euro per il totale del progetto). Ci immaginiamo cosa sarebbe successo in Italia, dove tutto viene concesso a tutti….anche perché tra sanatorie, mancati controlli e quant’altro la responsabilità degli abusi non soltanto di chi fisicamente li realizza.

Da questo evento nasce un’altra riflessione, già presa in considerazione da questo sito: i costi di riparazione dei danni ambientali, che sempre più cresceranno in frequenza ed intensità in virtù del cambiamento climatico antropogenico. Il presidente del Conseil général della Charente-Maritime, Dominique Bussereau, ha proposto un aumento eccezionale delle tasse del 6% per il 2010 per far fronte ai costi della tempesta Xynthia (in votazione entro il 16 aprile). Jean-Louis Frot (Presidente della commissione finanze dell'assemblea dipartimentale: “Avremo delle spese considerevoli a causa della catastrofe del 28 febbraio. E' indispensabile che possiamo assumerci queste spese legate alle dighe, alle strade, agli edifici ed a diverse gestioni”.

Nicholas Stern ha parlato chiaro: i futuri costi di riparazione saranno molto superiori agli attuali costi di prevenzione……e non saranno da spendere “una tantum” come gli attuali costi preventivi, ma saranno continui, a bilancio nei futuri PIL.

 

PV