Bp e Golfo del Messico: la situazione 8 mesi dopo il disastro

A seguito del grave disastro ecologico del 20 Aprile scorso nel Golfo del Messico, la Bp aveva promesso la costituzione di un fondo di 20 miliardi di dollari per i risarcimenti alle economie danneggiate dallo sversamento di petrolio nel golfo del Messico.

Negli ultimi mesi la Bp ha quindi cominciato a vendere i suoi assets in tutto il mondo raccogliendo una somma pari a circa 10,6 miliardi di euro: la multinazionale sarebbe così vicina alla costituzione del fondo per i risarcimento, secondo anche quanto comunicato da Bob Dudley (AD di Bp, subentrato all'uscente Tony Hayward): "L'intesa  conferma la determinazione di Bp di raggiungere gli obiettivi di vendita che sono per la gran parte ormai raggiunti".

Ma secondo Ken Feinberg, l'incaricato della Casa Bianca per la gestione delle migliaia di azioni legali in atto contro la multinazionale dopo il disastro, molti di questi ricorsi e denunce saranno respinte: in particolare delle circa 450.000 querele ricevute, almeno 225.000 sono state presentate con una documentazione incompleta o inadeguata e quindi verranno eliminate dai potenziali beneficiari.

Alla fine, pare quindi che la Bp accoglierà solo 175.000 richieste di risarcimento per un totale di circa 2,7 miliardi, ovvero poco più del 10% della stima iniziale.

E i soldi delle vendite allora dove andranno?

Vista la situazione finanziaria di Bp pare logico supporre che serviranno per coprire i debiti della compagnia: la Bp, infatti, ha giù pagato 11,6 miliardi di dollari di spese a seguito del disastro della Deepwater Horizon e ha registrato alla fine del secondo trimestre 2010 altre perdite per circa 17 miliardi di dollari.

Alla luce di una potenziale grossa sanzione riparatoria che il governo Obama potrebbe erogare alla Bp.

E l’oceano?

A fianco della campagna di monitoraggio realizzara dalla Artic Sunrise anche la nave oceanografica Ronald H. Brown ha osservato nei mesi scorsi i fondali che circondano il pozzo della Deepwater per conto la Woods Hole Oceanographic Institution.

Secondo Timothy Shank (Woods Hole Oceanographic Institution) si tratta di una vera catastrofe: "I coralli giganti nelle vicinanze del pozzo sono coperti da una sostanza nera e o sono morti o stanno morendo. In qualche caso sono rimasti soltanto scheletri. Quello che abbiamo trovato è il frutto dell'esposizione al petrolio, ai disperdenti chimici e all'acqua deprivata di ossigeno".

Brutta notizia che si somma a brutta notizia.

 

Lo Staff di Rete Clima®