Cambiamenti climatici, disboscamento e urbanizzazione: le cause della tragedia filippina

Nei giorni scorsi nelle Filippine si è verificata una grande tragedia: il tifone Sendong ha scaricato 12 ore di pioggia torrenziale, colpendo 13 province e circa 350.000 persone con frane ed esondazioni e provocando circa 1.000 vittime nell'area di Mindanao.

Il dibattito nelle Filippine si sta correttamente indirizzando alla comprensione delle reali cause di questa catastrofe, che si inquadra in un trend di intensificazione della frequenza e magnitudo (intensità) dei fenomeni meterologici estremi a causa del riscaldamento climatico.

In particolare, Jeff Masters su Weather Underground scrive che nei mesi passati le temperature del mare di Mindanao sono state di 1 °C più calde della media, aggiungendo così circa il 7% di umidità in più in atmosfera: e se c’è più evaporazione è ragionevole pensare che questa sia stata causa della maggiore intensità del ciclone, che ha scaricato più pioggia.

La tragedia era stata peraltro annunciata dal 2009 in un rapporto congiunto del Philippine imperative for climate change, Wwf Philippines e Filipino scientists, in cui era stato previsto il disastro di Mindanao indicando proprio quell’area come particolarmente vulnerabile.

Le cause? A fronte dell’innegabile aumento di intensità dei fenomeni metereologici estremi, la cattiva gestione del suolo è stata la concausa mefasta: infatti l’area di foresta pluviale originaria era stata fortemente disboscata per fare posto a piantagioni di ananas e miniere a cielo aperto.

Loren Legarda, senatrice filippina al Sun Times: “Nell'era del cambiamento climatico il governo deve fare di più per ridurre i rischi riguardanti disastri del genere. Con queste inondazioni disastrose,  adesso è la quarta che ha colpito il nostro Paese e la seconda a Mindanao proprio quest'anno, il cambiamento climatico è ormai un pericolo chiaro e presente e un problema di sicurezza nazionale per il nostro Paese”.

Secondo il Business Mirror, giornale economico filippino (che titolava "Climate change is here"): “I cambiamenti climatici e il global warming sono qui, non ci sono dubbi. E il governo dovrebbe disporre di progetti generali per individuare aree soggette a disastri, come ad esempio le comunità costiere e di montagna, per minimizzare la perdita di vite umane e la distruzione di proprietà, infrastrutture pubbliche e colture agricole dovute alle catastrofi”.

E poi: “L'impatto del ciclone tropicale è stato  peggiorato  dal fatto che si è verificato nel bel mezzo della notte e che la gente ha avuto  poco preavviso. Inoltre, il disboscamento illegale, l'estrazione mineraria e l'urbanizzazione hanno peggiorato le cose”.

L’analisi è chiara. Qui, come altrove, sereve attuare mitigazione ed adattamento al clima che cambia.

 

Lo staff di Rete Clima