Cambiamenti climatici: eventi climatici estremi e crisi alimentare?

Gli eventi climatici estremi di quest’estate  2010 fra alluvioni e siccità (uno scenario perfettamente coerente con quanto ripetono da anni gli scienziati che studiano il global warming) paventano lo spettro di una crisi alimentare come quella del 2007-08.

Campi e raccolti sono finiti distrutti in molti Paesi.

In Russia, a dispetto di chi –come Putin- si aspettava che l’aumento delle temperature favorisse la produzione agricola (ne abbiamo parlato qui), è andato perduto il 25-30% del raccolto di grano:si trovano in una situazione analoga anche l’Ucraina (“il granaio d’Europa”), e il Kazakistan, tanto che sono anch’essi intenzionati a bloccare o limitare le esportazioni di cereali, come ha già fatto la Russia (si noti che questi tre Paesi complessivamente forniscono circa il 25% delle esportazioni mondiali di grano).

Il risultato è che il prezzo del grano è più che raddoppiato da giugno, l’aumento più rapido da trent’anni a questa parte: ci sono tutte le premesse per un crisi alimentari.

Il quotidiano britannico Guardian e l’agenzia Reuters hanno pubblicato articoli sulla situazione agricola globale che si completano a vicenda.

Ai guai di Russia, Ucrania e Kazakistan bisogna aggiungere le inondazioni in Pakistan, la pioggia eccessiva sui campi del Canada, i capi di bestiame uccisi a centinaia dall’ondata di caldo che ha colpito il Kenya……etc.

Le cose non vanno bene, insomma: si profilano difficoltà soprattutto per i Paesi poveri e per i ceti meno abbienti dei Paesi ricchi, cioè per tutta quella parte del genere umano che spende una consistente fetta del proprio reddito per acquistare il cibo.

Da questo quadro emerge chiara la logica del protezionismo alimentare e il blocco delle esportazioni, una strada già imboccata dalla Russia e che anche altri potrebbero percorrere: secondo il Guardian questo è un elemento che potrebbe spingere verso il rincaro del cibo e la crisi alimentare.

Per il futuro poco più lontano, l’analisi tracciata da Reuters annuncia guai seri, anche perchè non si profila nessun accordo internazionale per diminuire le emissioni di gas serra, responsabili dei cambiamenti climatici, anche perchè gli Stati Uniti (che hanno le più alte emissioni pro capite) continuano a rinviare ogni azione.

Ondate di calore, siccità, alluvioni e tutti gli eventi climatici estremi inseriti nello scenario del global warming si ripercuoteranno ovviamente sull’agricoltura: a meno che tecniche e coltivazioni non sappiano adattarsi rapidamente a mutate condizioni ambientali.

Se questo non avverrà, secondo le analisi riportate da Reuters entro il 2020 i Paesi del G20 potranno vedere ridursi dell’8,7% la loro produzione di cereali.

Mentre contemporaneamente le bocche da sfamare aumenteranno.

Il global warming rappresenta sicuramente una minaccia per l’agricoltura. Per il nostro cibo.


Lo Staff di Rete Clima®