El Niño è arrivato e spingerà la temperatura media globale sopra gli 1,5°C in uno dei prossimi 5 anni 

El Niño è arrivato e spingerà la temperatura media globale sopra gli 1,5°C in uno dei prossimi 5 anni 

El Niño è un fenomeno climatico periodico di forte riscaldamento delle acque dell'Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale nei mesi di dicembre e gennaio, che avviene in media ogni cinque anni: Il fenomeno provoca inondazioni nelle aree direttamente interessate, ma anche siccità nelle zone più lontane da esso e comunque perturba in modo diverso tutto il pianeta.

Secondo una dichiarazione del CPC americano, rilasciata lo scorso 8 giugno 2023: "Le condizioni di El Niño sono presenti e si prevede che si rafforzino gradualmente nell'inverno 2023-24 dell'emisfero settentrionale".

Già a maggio, con la previsione annuale per i prossimi 5 anni contenuta nel “Global Annual to Decadal Climate Update”, i climatologi della WMO avevano lanciato l’ennesimo allarme: tra il 2023 e il 2027 c’è una probabilità del 66% che, almeno per un anno (quindi temporaneamente), la temperatura media superficiale del pianeta superi la soglia di +1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.

Quasi sicuramente - con probabilità del 98% - almeno uno di questi anni, e la media del quinquennio nel complesso, sarà tra i più caldi mai registrati, superando così il record del 2016.

Dopo tre anni di effetto rinfrescante de la Niña – il cosiddetto “triplo tuffo”- questa fase è terminata nel marzo 2023; nonostante ciò, gli ultimi otto anni sono stati i più caldi rilevati finora.

Crediti: NOAA

Da marzo il ciclo ENSO si è mantenuto in una situazione di neutralità, fino all’8 giugno quando appunto la NOAA ha confermato l’instaurarsi de il Niño nel Pacifico equatoriale, con addirittura un mese o due di anticipo rispetto alle previsioni dalla stessa WMO (probabilità del 60% di inizio tra i mesi di maggio e luglio, del 70% tra giugno e agosto e dell'80% tra luglio e settembre).

In genere, nell'anno successivo allo sviluppo della fase calda si osserva un aumento della temperatura media globale.

Nel 2024, quindi, la variabilità naturale del clima si sommerà al riscaldamento globale di origine antropica e lo amplificherà, spingendo "le temperature globali in un territorio inesplorato" (Prof. Petteri Taalas, segretario generale della WMO).

Il Niño e la Niña: il ciclo ENSO

Crediti: Steve Albers, NOAA

El Niño e La Niña sono due fasi opposte del ciclo naturale “El Niño-Southern Oscillation” (ENSO), durante il quale le temperature superficiali oceaniche (SST, Sea Surface Temperature) della zona centrale e orientale del Pacifico equatoriale fluttuano tra valori più caldi (El Niño) e valori più freddi (La Niña) rispetto alla media.

C’è poi una terza fase, quella “neutra”, che è quella in cui le temperature, i venti e le precipitazioni sono vicini alle medie di lungo termine.

Il ciclo ENSO non influenza solo il clima delle regioni affacciate sull’oceano Pacifico, ma quello dell’intero pianeta: dal momento che si tratta del riscaldamento o del raffreddamento di una superficie marina vasta almeno quanto quella degli Stati Uniti, fluttuazioni anche minime sono in grado di modificare la temperatura media globale.

In questo senso l’ENSO rappresenta la più intensa sorgente di variabilità atmosferica osservabile su scala globale.

Tra gli anni più caldi nella storia delle misurazioni se ne contano molti in cui in concomitanza si sono registrate fasi El Niño: ricordiamo quella del 1982/83, del 1986/87, del 1997/98 e del 2015/2016.

El Niño
Crediti: NOAA

Le teleconnessioni e il clima dell’Europa

Oltre alle temperature superficiali marine, le fluttuazioni del ciclo ENSO alterano anche la circolazione atmosferica che collega i tropici alle medie latitudini, modificando così i regimi di precipitazione di regioni lontane dal Pacifico, come ad esempio l’Antartide.

Si parla a questo proposito di “teleconnessioni” climatiche.

Per quanto riguarda l’Europa, durante le stagioni con El Niño, l’area mediterranea tende a presentare inverni più miti e piovosi ed estati con una maggiore attività dell’Anticiclone africano, cosa che si traduce in ondate di calore durature e siccità prolungata.

Non è detto però che ciò si verificherà nella prossima estate, perché la nuova fase raggiungerà il suo apice, come di consueto, nel prossimo inverno e dovrebbe far sentire i suoi effetti l’anno successivo, quindi nel 2024.

Per un approfondimento sul funzionamento del ciclo ENSO rimandiamo all’articolo El Niño, La Niña: cosa sono e qual è la loro relazione col clima che cambia”.

El Niño sarà un evento forte

La NOAA proclama l’inizio di un evento El Niño quando si verificano simultaneamente due condizioni: l'Oceano Pacifico tropicale orientale, nella regione denominata Niño-3.4, risulta essere più caldo di 0,5°C o più rispetto alla media calcolata su cinque periodi di tre mesi sovrapposti; la circolazione di Walker mostra un indebolimento coerente con El Niño (i venti, la pressione superficiale e le precipitazioni sono come ci si aspetterebbe nella fase calda).

Nel caso di superamento della SST media nella zona Niño-3.4 di più di 1,5°C, l’episodio di El Niño è classificato come “forte”; se la oltrepassa di più di 2°C si parla di “super El Niño”.

Nell’aggiornamento dell’8 giugno, il Climate Prediction Center americano stima che, al raggiungimento del suo apice nei mesi di novembre-gennaio,  quello di quest’anno sarà un evento “forte” (probabilità del 56%), simile a quello del 2016, che però è stato addirittura un  caso di “super El Niño”, con l’Indice Oceanico del Niño (ONI) che ha toccato i 2,6°C di anomalia trimestrale.

El Niño
Crediti: CPC NOAA

Anche l'Ente Meteorologico australiano ha appena attivato l'allerta per El Niño.

Le temperature del mare preoccupano gli scienziati

Il riscaldamento dei mari sta preoccupando gli scienziati.

Infatti, ancora prima dell’instaurarsi del Niño, nel mese di aprile 2023 la SST globale ha toccato il record assoluto di 21,1°C, mai raggiunto prima, neanche nel 2016 (21° C): è la più alta temperatura superficiale marina in oltre 100.000 anni.

Nel 2022 il Mediterraneo, da vero e proprio hotspot del cambiamento climatico, è stato soggetto a ripetute ondate di calore, raggiungendo picchi sopra ai 23°C, circa 4°C in più rispetto alla media del periodo 1985-2005. Il 2023 non si è aperto certo meglio.

Ricordiamo che acque più calde forniscono il “carburante” per eventi precipitativi estremi: secondo le leggi fisiche, per ogni grado di aumento di temperatura l’atmosfera può trattenere fino al 7% in più di vapore acqueo.

Con tutto questo vapore acqueo a disposizione, le precipitazioni risultano più intense e più concentrate, dando luogo ad eventi catastrofici: nubifragi, tornado, tempeste, come la tempesta Vaia del 2018.

Cosa ci riserva dunque l’estate imminente? Una cosa è certa: la presenza di alte temperature marine associate o meno all’ instaurarsi di condizioni di El Niño, in un contesto di emissioni climalteranti crescenti, impone che al minimo ci si prepari con azioni di adattamento, così da ridurre gli impatti sui territori vulnerabili e particolarmente esposti.

“Questo - la combinazione El Niño e cambiamento climatico - avrà ripercussioni di vasta portata per la salute, la sicurezza alimentare, la gestione dell’acqua e l’ambiente. Dobbiamo essere preparati” ottolinea il direttore della WMO, Prof. Petteri Taalas


ET e PV per Rete Clima

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