Il Governo Berlusconi è contro le fonti rinnovabili?


Dopo la Legge Finanziaria che penalizza le rinnovabili (ne abbiamo già parlato qui e qui), ecco un nuovo decreto legge che favorisce gli impianti a fonti fossili (inquinanti e non rinnovabili).

Il decreto legge recentemente approvato dal Governo Berlusconi –infatti- assegna quote di emissione di CO2 a titolo gratuito agli operatori energetici e industriali per gli impianti entrati in funzione nel 2009: si tratta dei cosiddetti “nuovi entranti”, che andranno quindi a godere dei benefici di un provvedimento “che regala permessi ad inquinare gratuiti alle imprese italiane”.

Il provvedimento non è oggettivamente buono, tanto che Legambiente, Greenpeace e Wwf hanno quindi scritto al Commissario europeo per il Clima, Connie Hedegaard, sostenendo che: “le norme contenute nel decreto sono in contrasto con le direttive europee” (in materia di riduzione delle emissioni di CO2).

Il decreto in questione (già ribattezzato “salva CO2”) è il n.72/2010 e prevede -in sostanza- che siano compensati gli esborsi effettuati dalle imprese per acquisire le quote di emissioni sul mercato europeo grazie ai proventi delle aste, che dopo il 2012 (la scadenza del Protocollo di Kyoto) sostituiranno l’attuale assegnazione gratuita di una quota dei titoli di emissione dell’EU-Ets (il meccanismo che l’Europa ha scelto per operare la diminuzione dei gas serra nel rispetto degli obiettivi degli accordi internazionali).

Si tratta di somme che invece - sottolineano le associazioni ambientaliste – sono messe a disposizione da parte Bruxelles con la chiara finalità di perseguire politiche a favore del clima, incentivando le fonti rinnovabili ed il risparmio energetico.

Si tratta di un trattamento di favore per alcuni operatori titolari di impianti alimentati a fonti fossili -come ad esempio centrali termoelettriche- che invece di pagare per l’inquinamento di cui si renderanno responsabili beneficeranno addirittura di fondi per la CO2 emessa. Un paradosso, in evidente contrasto con la direttiva Ets (Emission Trading Scheme), sui vincoli e scambio delle emissioni di CO2 all’interno dell’Unione europea, costruita secondo il principio che “chi inquina paga” e che punta a favorire gli interventi a favore dell’efficienza energetica e delle fonti pulite “contro” le fonti tradizionali.

Scrivono le associazioni ambientaliste: “In concreto, il governo ha previsto di pagare una cifra che, secondo alcune stime, potrebbe arrivare a 800 milioni di euro per gli impianti entrati in funzione dal gennaio 2009, attraverso l’Autorità per l’energia elettrica e il gas”. (…) “Una vera beffa: regalando quote gratuite si compie un’evidente infrazione delle direttive europee violando la normativa europea sugli aiuti di Stato e quella sulla concorrenza tra le imprese”.

Nel nostro Paese il liberismo economico viene vista come una bandiera da sventolatare solo quando fa comodo: di sicuro questo non capita mai se ci sono contributi da prendere.

Le associazioni ambientaliste sostengono che questo è un provvedimento che finirebbe per regalare soldi alle imprese più inquinanti, in evidente contrasto con le politiche europee di riduzione della CO2 e di spinta all'efficienza energetica: alla base c'è una questione di (pessima) strategia, che viene attuata con la scusa della crisi a vantaggio dei soliti grandi gruppi industriali.

Ed è ancor più emblematico del folle tentativo italiano di restare agganciati alle fonti fossili il fatto che questo soccorso alle imprese inquinanti è arrivato negli stessi giorni in cui Bruxelles illustrava la necessità e i vantaggi di aumentare al 30 per cento l'obiettivo di riduzione dei gas serra per il 2020.

Le associazioni: “Anche in questo caso il governo italiano ha scelto di ostacolare il percorso invece di agevolarlo. Una strategia dell'ostruzionismo che rischia di aumentare il divario tra l'Italia e il resto dei paesi europei che hanno scelto di puntare sull'economia verde e sull'innovazione”.

Il sensato timore di Legambiente Greenpeace e Wwf è che in mancanza di regole certe a farne le spese saranno le imprese che hanno scelto la strada della green economy e in campo energetico quelle aziende che si stanno impegnando, con evidenti risultati, nello sviluppo delle rinnovabili.

Anacronismo del Governo, incompetenza o un chiaro disegno per favorire “i soliti”?

Il problema è che questa irragionevole politica sistematicamente promossa da questo Governo la pagheremo tutti noi, cittadini italiani.


Lo Staff di Rete Clima®