Il Cremlino ammette che l’ondata di caldo in Russia sarebbe causata dal riscaldamento globale

Anche il Cremlino ammette che l’eccezionale ondata di caldo che ha colpito la Russia sarebbe causata dal fenomeno del riscaldamento globale.

A confermare questa teoria è stato Alexander Bedritsky, consigliere meteorologico del governo russo nonché presidente dell'Organizzazione meteorologica mondiale, il quale ha recentemente riconosciuto il nesso tra i recenti disastri ambientali e i cambiamenti climatici in atto.

Non solo: il ricercatore russo ha anche individuato nelle recenti alluvioni in Pakistan e nell'ondata di caldo francese del 2003 i segnali del medesimo fenomeno, che ha ormai assunto portata globale.

Una svolta rilevante per un paese che, come la Russia, è sempre stata particolarmente cauta sul cambiamento climatico, anche alla luce del fatto che una grande parte dell’economia russa si basa sull’esportazione del petrolio.

L'ondata di caldo eccezionale che ha colpito la Russia ha fatto scoppiare incendi che hanno ucciso decine di persone a distrutto migliaia di ettari di coltivazioni, oltre a creare siccità e a chiudere Mosca dentro una cappa di fumo nero per una settimana (che ha raddoppiato la mortalità in città).

In questi giorni, nonostante un fronte di aria fredda sia arrivato su Mosca placando le temperature, l’allarme non si spegne: al momento sarebbero ancora quasi  500 gli incendi attivi  in Russia, nonostante quelli attorno alla capitali siano ormai in esaurimento.

L'ondata di caldo è stata  la più forte in Russia in 130 anni di registrazioni delle temperature ed è ormai considerata una calamità naturale che ha colpito duramente l’economia del paese: in tutto è andato in fumo un terzo dei raccolti di grano, tanto da costringere il governo a  bloccare le esportazioni di grano fino a fine anno, causando un'impennata dei prezzi sui mercati internazionali.

Se la situazione non fosse drammatica, farebbero davvero sorridere le parole della dichiarazione di Putin (Novembre 2003) circa la mancata ratifica russa del Protocollo di Kyoto: "Se ci sarà un maggiore riscaldamento della Russia, potremo spendere meno soldi in pellicce e i nostri raccolti di grano aumenteranno".

Invece Lester Brown, scientificamente ben più competente di Putin, sostiene esattamente il contrario dicendo che: "Che le ondate di calore intenso strapazzino i raccolti non è sorprendente. La regola del pollice usato dagli ecologisti dice che per ogni aumento di 1 grado centigrado della temperatura al di sopra del massimo, possiamo aspettarci una riduzione delle rese del grano del 10 per cento. Con la temperatura globale che dovrebbe aumentare fino a 6 gradi Celsius (11 gradi Fahrenheit) nel corso di questo secolo, questo effetto sui rendimenti è una questione di evidente preoccupazione”.

Il problema è che l'effetto del riscaldamento climatico globale non sarà l'avvento di lieve tepore, quanto una radicale alterazione nelle dinamiche meteoclimatiche con un imprevedibile incremento in frequenza ed intesità di fenomeni meteorologici estremi (con effetti spesso drammatici): le previsioni continuano a ripeterlo dicono da trent'anni, via via incrementando la magnitudo delle conseguenze prospettiche.......non c'è da molto da lavorare nè di fantasia nè di immaginazione.

Con il riscaldamento climatico non si scherza, inutile fare finta di non vedere: bisogna agire, ora, tutti insieme.


Lo Staff di Rete Clima®