Incendi al Polo Nord: colpa del riscaldamento climatico

Dopo oltre 10.000 anni di assenza di grandi incendi nel Circolo Polare Artico, ecco ripresentarsi questi fenomeni combustivi che hanno l’effetto retroattivo di rilasciare enormi quantità di anidride carbonica, che a loro volta contribuiscono ed alimentano il riscaldamento climatico.

I dati in uno studio dell'Università della Florida (“Largest recorded tundra fire yields scientific surprises”) pubblicato su Nature , il quale tratta con particolare attenzione un incendio del 2007 che ha colpito l'area del fiume Anaktuvuk, bruciando oltre mille chilometri quadrati di vegetazione e liberando in atmosfera circa 2,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica (pari all’intera quantità di CO2 assorbita e stoccata in quel sito nell’arco di 50 anni di attività fotosintetica vegetale).

Michelle Mack (responsabile dello studio): “Si sa poco degli effetti degli incendi sul ciclo della CO2 nell'ecosistema della tundra. Si riteneva che il suolo umido e freddo e il sottostante permafrost, ossia lo strato di terreno permanentemente ghiacciato, potessero tenere lontani gli incendi. Tuttavia, da quando l'estate artica è diventata più calda e asciutta in seguito al riscaldamento globale, gli incendi stanno diventando di casa anche a ridosso del Polo Nord e non più soltanto alle latitudini più temperate, dove mettono a rischio foreste come quelle del parco di Yellowstone. Il fenomeno potrebbe a sua volta accelerare il riscaldamento globale”.

Con un effetto retroattivo ad amplificativo sulle dinamiche atmosferiche, di rilevanza non banale, ma anche sulle dinamiche bio-ecologiche sull’ecosistema della tundra, che può addirittura rischiare di scomparire se l’intervallo degli incendi è tale da non permettere la rigenerazione dell’ecosistema medesimo.

Syndonia Bret-Harte (Università dell'Istituto di Biologia Artica dell'Alaska a Fairbank, coautore dello studio): “Se la frequenza di questi incendi ha lunghi intervalli, da 80 a 150 anni, la tundra ha il tempo di rigenerarsi. Ma se questi incendi avvengono sempre più frequentemente, al ritmo di uno ogni 10 anni, e in questo modo, la vegetazione non avrà il tempo di rigenerarsi”.

I problemi vengono sempre al pettine, presto o tardi.

Lo Staff di Rete Clima