Incentivi alle rinnovabili sono eccessivi? Il dibattito non tiene conto delle fonti “assimilate” e del nucleare

Nelle settimane scorse il GSE ha diffuso dati impressionanti sugli impianti fotovoltaici che avranno diritto alle "tariffe 2010" (cioè del 2° conto energia): circa 4.000 MW, a fronte di 55mila richieste.

Le successive obiezioni delle associazioni ambientaliste hanno però sostenuto che i numeri del Gestore sono gonfiati da richieste fasulle e quindi non devono portare a inutili allarmismi: per Assosolare, infatti, nel 2010 non si sarebbero installati più di 1,5 GW ma anche Aper, Fiper e Gifi hanno invitato alla cautela e ad controllo più preciso delle stime.

Insomma, numeri e controumeri, alla luce di una oggettiva tendenza truffaldina di qualcuno che ha dichiarato falsamente di aver concluso i lavori fotovoltaici entro il 31 dicembre 2010 al fine di fruire dei più cospicui incentivi del 2° conto energia.

La cosa certa è che i dati GSE hanno contribuito ad animare il dibattito sul peso degli incentivi complessivamente erogati alle fonti rinnovabili: la polemica ha ripreso nuovo vigore nei giorni scorsi, contestualmente alla presentazione della relazione sullo stato del mercato dell'energia da parte dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas al Governo.

La relazione sostiene che gli incentivi complessivi alle rinnovabili comportano un prelievo complessivo che è passato dai 2,5 miliardi di euro del 2009 ai 3,4 del 2010 fino ai potenziali 5,7 miliardi totali nel 2011: nell’illustrare i numeri, il GSE suggeriva di rivedere il sistema di incentivazione “per attenuare l’impatto che tali costi determinano sulle bollette di famiglie e imprese e rendere le incentivazioni maggiormente efficienti” tirando in ballo soprattutto il fotovoltaico e gli incentivi Cip6/92 (finanziati attraverso la componente A3 delle nostre bollette).

Se pure noi della Rete siamo d’accordo che gli incentivi al fotovoltaico sono molto alti, tanto più alla luce del calo dei prezzi d’impianto da un paio d’anni a questa parte, toccare il Cip6/92 è cosa delicata.

Infatti, come anche confermato dal recente report dell’AEEG, la maggior parte degli incentivi Cip6/92 (oltre che una buona quota di certificati verdi) finiscono ad incentivare le fonti “assimilate” (energia elettrica generata a partire da rifiuti, da residui di raffinazione o da idrocarburi provenienti da giacimenti isolati minori,…etc.), quindi non verso le fonti verdi per cui la tariffa Cip6 era invece nata.

Anche Greenpeace, Legambiente e Wwf in un comunicato congiunto esprimono "grave preoccupazione per un attacco che mette in discussione il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020".

Le Associazioni fanno notare come l'AEEG trascuri l'impatto macroeconomico e occupazionale dello sviluppo delle rinnovabili che "fa sì che i maggiori costi abbiano effetti netti positivi, oltre che sull'ambiente, anche sull'economia (da 23 a 27 miliardi di euro al 2020 secondo lo studio IREX 2010)".

Le Associazioni ambientaliste sottolineano anche come un peso ben più grande sulle bollette potrebbe averla l'energia atomica, soprattutto in virtù dell’articolo 17 del D.Lgs. 31/10 che prevede che chi costruirà le centrali venga rimborsato in caso di ritardi -da lui indipendenti- nei tempi di realizzazione degli impianti.

Dal comunicato congiunto: "Per due reattori EPR localizzati in un sito, una simile copertura potrebbe comportare oneri fino a diversi miliardi di euro.

Soldi buttati. Inoltre perché l’Autorità non diffonde i dati su quanto ha pagato finora il contribuente italiano per il nucleare? I costi del passato gravano ancora sulla nostra bolletta, ma questo non scandalizza l’Authority, e a quanto ci risulta ammontano a circa 400 milioni di euro l’anno".

Ma qual è il peso della sovvenzione alle fonti convenzionali e dello smaltimento nucleare in bolletta?

Guardando la relazione dell'Aeeg (vedi grafico sottostante) si scopre che -nel 2009- nucleare, assimilate e interrompibilità alle 120 aziende nazionali sono costate al Paese circa 2,24 miliardi di euro, contro i 2,1 mld di € erogati in contributi alle “vere” rinnovabili (compresi impianti a biomasse ed RSU “termovalorizzati”……..il che non è proprio il massimo se vogliamo parlare di fonti rinnovabili!!!!). 

 

Sempre a proposito di termovalorizzazione dei rifiuti, nel 2010 questo ha assorbito una parte (quanta non si sa, i dati aggregati hanno il brutto vizio di nascondere!!!) degli incentivi distribuiti alle rinnovabili sotto forma di certificati verdi, che complessivamente nel 2010 hanno pesato sulle bollette attraverso la componente A3 per 940 milioni di euro.

E sempre parlando di bollette, deve essere chiaro che attraverso la componente A2, ogni anno paghiamo in bolletta circa 500 milioni di euro per coprire i costi di smantellamento delle vecchie centrali, mai servite al nostro Paese e le cui scorie non sono ancora stoccate in zona sicura (se mai ne può esistere una!).

Ma ritornando alle fonti tradizionali incentivate come rinnovabili, dal grafico superiore si può notale che nel 2006 la sproporzione tra i contributi alle non rinnovabili rispetto ai contributi alle fonti rinnovabili è stato enorme: nel 2006 le “assimilate” hanno infatti ricevuto circa 4 miliardi di euro, mentre solo 1,2 miliardi sono stati destinati alle fonti rinnovabili.

E, per concludere, c’è anche da rimarcare il fatto che il fisco italiano fa lo sconto alle imprese che consumano più energia, alla faccia del risparmio energetico: dal 2000 è stata infatti introdotta una legislazione speciale che ha ridotto dell’85,5% il carico fiscale dovuto dalle imprese con consumi di elettricità superiori a 1.200.000 KWh al mese, e uno sconto del 40% sull’imposta sul gas alle imprese che ne consumano più di 1.200.000 metri cubi all’anno.

Secondo stime del 2006, in soli quattro anni il fisco ha così rinunciato a 7,4 miliardi di euro.

Per concludere non possiamo non fare un passo indietro nella storia ricordando il rapporto di Crbm circa i sussidi dello Stato italiano all’uso di energie fossili: in questo rapporto, tra le varie cose, si leggeva anche che la ricerca sulle energie pulite ha subito negli anni un vero e proprio tracollo. Le sovvenzioni pubbliche per la ricerca sono crollate dai 144 milioni di dollari spesi nel 1987 a 67 milioni al 2006, mente parallelamente sono aumentati i finanziamenti statali alla ricerca sulle fonti fossili dai 15 milioni di dollari ottenuti nel 1984 ai 53 del 2006.

E’ pazzesco, ma è tutto vero. E in questa folle logica di incentivazione alle fonti tradizionali il cittadino paga, e gli viene pure fatto credere che le fonti rinnovabili sono mangiasoldi.

E’ pazzesco!

 

Lo Staff di Rete Clima®