La città sono le aree più vulnerabili ai cambiamenti climatici

Il recente studio dal titolo “Climate Change and Cities: First Assessment Report of the Urban Climate Change Research Network” - UCCRN (ARC3), condotto dalla Columbia University e dalla City University of New York (in collaborazione con City Alliance, Banca mondiale, Un Habitat e Unep) e pubblicato dalla Cambridge University Press, presenta chiare indicazioni sulla vulnerabilità delle città al cambiamento climatico.

La ricerca dell’Uccrn analizza le tendenze climatiche ed elabora proiezioni su 12 città nei cinque continenti: si tratta di Atene, Dakar, Delhi, Harare, Kingston, Londra, Melbourne, New York, San Paolo, Shanghai, Tokyo, Toronto.

Entro il 2050 in questi luoghi si prevede un innalzamento medio della temperatura da 1 a 4 gradi, dinamiche che porterà ad un significativo aumento di eventi climatici estremi.

La faccenda è complessa, dato che –a livello globale- più della metà della popolazione mondiale vive in ambiente urbano e le città sono responsabili del 40% delle emissioni complessive di gas serra.

Stephen Hammer (esperto in politiche energetiche e co-redattore dello studio): “I motivi per cui le città sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici sono molteplici. Innanzitutto la collocazione geografica: spesso le città sono vicine al mare o a corsi d’acqua, il che le espone a rischi di inondazione e all’innalzamento dei livelli dei mari. In secondo luogo le città sono congregazioni di persone ad alta densità, un elemento che, soprattutto in caso di eventi climatici estremi, ondate di caldo e siccità, può notevolmente peggiorare le cose. Infine, i centri urbani sono il motore economico dei paesi, il luogo in cui si trova la maggior parte delle infrastrutture necessarie a far muovere una nazione”.

E’ anche vero il fatto che le città sono anche ambiti di sperimentazione di nuove strategie di mitigazione e di adattamento: lo studio mostra infatti diversi casi positivi di piani urbani realizzati contro i cambiamenti climatici (tra cui il Patto dei Sindaci europeo), che fanno sì che le città possano quindi oggi ragionevolmente costituirsi come attori primari nel contrasto al cambiamento climatico.

Hammer: “Ci sono molte azioni che le città stanno mettendo in campo per affrontare il riscaldamento globale. In una prima fase si trattava soprattutto di strategie di mitigazione, ora vediamo anche molte azioni volte all’adattamento. Naturalmente le città non possono cambiare completamente sistema, ma possono utilizzare i sistemi esistenti in maniera più efficiente per diventare più resilienti. Per esempio ci sono molte esperienze positive di risparmio idrico ed energetico, come anche di efficiente uso del suolo e di gestione del sistema dei trasporti in funzione delle mutate condizioni climatiche”.

L’avvertimento giunge forte e chiaro agli amministratori urbani: speriamo che le risposte non si facciano attendere, a livello sia tecnico che politico, dato che gli effetti dei cambiamenti climatici potranno essere davvero di ampio livello.

 

Lo Staff di Rete Clima®