Wikileaks annuncia che le riserve di petrolio dell’Arabia Saudita sono state gonfiate

Secondo alcuni documenti pubblicati da Wikileaks, e portati all'attenzione del pubblico dal solito ottimo Guardian, l'Arabia Saudita -che custodisce circa un quinto del petrolio estraibile al mondo - ha mentito sulle proprie riserve petrolifere, gonfiandole del 40%.

Osservando i dati sulle riserve saudite si può notare –infatti- che da alcuni anni il quantitativo di greggio estratto annualmente viene infatti magicamente rimpiazzato dalle medesima quantità, sotto forma di nuove scoperte o di quote divenute tecnicamente estraibili grazie all’evoluzione tecnologica.

Per molti osservatori non è una notizia inattesa, anzi, tanto che alcuni siti ben informati erano anni che sostenevano queste tesi (vedi l’ottimo blog Petrolio e The Oil Drum).

Insomma la rivelazione di Wikileaks confermerebbe solo quanto nei mercati già si sapeva, come fa notare l'Economist: le notizie sulle stime gonfiate saudite risalgono al 2007 e proprio da allora i prezzi del greggio avevano iniziato a galoppare.

Spiega l’Economist che il fatto che ci siano problemi di riserve mondiali lo si vede dall'andamento di produzione e domanda degli ultimi anni: dal 2004, infatti, pur a fronte di prezzi del barile in fortissima crescita la produzione non è cresciuta quanto ci si sarebbe aspettato.

In parte questo si spiega coi pochi investimenti in estrazione ed esplorazione fatti negli anni '90, con il petrolio a prezzi stracciati, ma, si ipotizza anche che i paesi Opec sapessero che le riserve fossero sovrastimate arrivando così a limitare la propria vendita di petrolio.

Che sia una novità o meno, comunque, il problema resta enorme per un sistema socio-economico globale completamente dipendente dal petrolio e dalle sue fluttuazioni di prezzo: si tratta di una notizia-bomba capace di scatenare il panico economico, dato il ruolo fondamentale delle riserve saudite per la disponibilità globale di petrolio.

Venendo ai documenti pubblicati, risalenti al periodo 2007-2009, il console generale americano a Rihad riferisce a Washington le notizie preoccupanti da un importante funzionario dell’Aramco, la società statale del petrolio saudita. Secondo questa rivelazione, appunto, le riserve del paese potrebbero essere state gonfiate di oltre 300 miliardi di barili -ossia di circa il 40% del totale- a fronte di stime ufficiali di Aramco parlano infatti di riserve potenziali per 716 miliardi di barili (il 51% dei quali estraibile nei prossimi 20 anni).

Ma l'ex dirigente sentito dal console, descrive una realtà diversa: una volta raggiunta la metà delle riserve provate si andrà incontro ad un plateau di 15 anni, poi a un declino inevitabile.

Secondo questa indiscrezione l’Arabia non riuscirà mai a raggiungere la capacità di 12,5 milioni di barili al giorno necessaria ad evitare un impennata dei prezzi (secondo le previsioni sull’evoluzione della domanda mondiale).

Infatti, come ormai è chiaro, se nei prossimi decenni il mondo avrà o meno abbastanza petrolio è cosa che dipende essenzialmente alla produzione nei paesi Opec e specialmente nell’Arabia Saudita visto che la produzione dei paesi non-Opec resterà ferma o tenderà a declinare (si veda questa analisi di Dave Coen).

Ritornando all’articolo dell’Economist, se i paesi Opec (che si accordano per limitare l'offerta e tenere alto il prezzo) hanno anche sempre infranto questo patto vendendo più greggio rispetto a quanto stabilito con l'accordo nei momenti con prezzi elevati del greggio: dal 2004 però questo non sta più accadendo, spiega l'Economist, e ciò vuol dire che i paesi petroliferi stanno scommettendo sulla limitatezza delle riserve e dunque su un futuro aumento dei prezzi.

Una lettura confermata anche dall'appello di pochi giorni fa del direttore dell'International Energy Agency, Nobuo Tanaka, che ha dichiarato alla Reuter che l'Opec “deve mostrare più flessibilità nell'aumentare la produzione di petrolio”.

Il rischio è che il barile dopo aver raggiunto il record di 147 dollari nel 2008, possa ora ritornare ampiamente sopra i 100 se l'offerta non dovesse aumentare.

 

Lo Staff di Rete Clima®