L’impronta di carbonio delle città italiane: la CO2 emessa in città dai nostri consumi

Le anticipazione al Rapporto Cittalia 2010, realizzato dal centro studi Cittalia - Anci per le città metropolitane, analizza le sorgenti di emissione di CO2 in città (a partire dai consumi di tutti noi).

Nel report l'impatto ambientale dei cittadini viene misurato in termini di CO2 immessa nell'ambiente, in riferimento a 4 settori: consumi elettrici domestici, consumi di gas domestici, produzione e trattamento dei rifiuti (valutati in termini di CO2 generata dalle sole operazioni di incenerimento, quindi prendendo in esame solo un pezzo della gestione dei rifiuti), trasporto privato di persone (tramite autoveicoli e ciclomotori, escluso, il trasporto pubblico).

Nel report sono state tralasciate le attività di consumo del cittadino di beni deperibili (alimenti ad esempio) ed altri beni di consumo (prodotti per la casa, per l'igiene personale, ecc.), i trasporti pubblici e gli usi idrici, tutte attività comunque generatrici di emissioni di gas serra durante il loro ciclo di vita: si tratta quindi di un buon lavoro di analisi benché incompleto, comunque un passo verso quella logica della contabilità ambientale che stava per essere legiferata subito prima crollo del precedente governo Prodi.

Tra tutte le sorgenti di emissione di CO2 generate dal cittadino tra il 2000 e il 2009, il gas metano ad uso riscaldamento e cucina gioca il ruolo primario con il 37,8% del valore totale dell’emissione al 2009 (valore grossomodo stabile rispetto all’anno 2000): a seguire il trasporto privato urbano (con il 31,2% al 2009, in calo di poco meno di 2 punti percentuali), i consumi elettrici (30,8%), e -in via residuale- la combustione dei rifiuti (0,3%).

Dalla ricerca: “Il comparto residenziale nei soli usi elettrici e di gas, dunque, supera di gran lunga le emissioni legate alla mobilità privata del cittadino. Il dato evidenzia le opportunità di riduzione delle emissioni legate al settore residenziale. Ciò è tanto più vero se si considera l'elevata età media delle abitazioni che caratterizza soprattutto i centri urbani di più grandi dimensioni e dalle spesso limitate prestazioni energetiche”.

Effettivamente i maggiori consumi energetici domestici sono legati al riscaldamento di quelle case italiche mediamente davvero mal coibentate: si pensi che il parco immobiliare italiano ha una media di consumi energetici complessivi intorno ai 200 kWh/m2*anno, a fronte degli 80 kWh/mq*anno della Germania e dei 30 kWh/mq*anno previsti come soglia per la classe energetica A (nell’ambito della certificazione energetica degli edifici). 

I dati del rapporto indicano proprio che il massimo consumo di gas avviene nel centro Nord, in ragione delle più rigide temperature invernali: le emissioni da consumi di gas metano si mostrano –infatti- più significative in città quali Firenze, Venezia, Trieste, Torino, Bologna, Genova (tutte caratterizzate da percentuali superiori al 50% del totale delle emissioni di CO2 cittadine), mentre appaiono molto meno consistenti in città quali Reggio Calabria, Catania e Cagliari (con percentuali sono inferiori al 10%).

L'incidenza delle emissioni di CO2 dei trasporti privati dei cittadini delle città del sud è, invece, più consistente rispetto a quelle rilevate per il nord (con l'unica eccezione di Roma, dove il trasporto privato dei cittadini contribuisce per il 40% alle emissioni di CO2).

Dal report: “Le emissioni di CO2, in quanto dannose per l'ambiente e per la salute umana sono fonte di esternalità negative importanti per la collettività, e come tali fonti di un costo che si esprime anche in termini economici. L'attribuire un prezzo all'anidride carbonica immessa in atmosfera rappresenta un modo per dare un valore a un bene pubblico puro quale l'aria pulita”.

Prendendo a riferimento il prezzo di mercato della CO2  nell’ambito degli schemi internazionali di tutela climatica (EU-ETS) è possibile ipotizzare una stima dei costi legati alle emissioni serra per ogni cittadino, simulando così una valutazione di quelli che potrebbero essere i costi legati alle emissioni serra generate annualmente in ciascuna città.

Purtroppo in una logica di mercato assume valore solo ciò che è esprimibile in chiave economica: diventa allora sensato esprimere il valore di beni ambientali in termini economici, ed una delle strade può essere rappresentata dal costo necessario per la loro conservazione o per il disinquinamento.

Noi di Rete Clima® stiamo proprio cercando di internalizzare i costi di inquinamento dentro i costi di produzione di beni e servizi, compensando le emissioni di gas serra attraverso nuova forestazione locale: pensiamo sia un dovere morale.

 

Lo Staff di Rete Clima®