Riscaldamento climatico ed effetti economici prospettici in Europa: male per Italia Grecia e Spagna

Nel report "Physical and economic consequences of climate" (realizzato su commissione dell'UE e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences  - Pnas) risuona forte l’allarme sulle conseguenze del cambiamento climatico nell'Ue e in particolare nell'Europa meridionale: i suoi effetti vengono qui descritti in termini ancora più pesanti rispetto ai precedenti richiami, cosa che dovrebbe far riflettere seriamente su dove stiamo andando.

Il termine di riferimento del report è il 2080 e chi se ne intende anche solo un po’ di modellistica ambientale può capire come le stime siano da prendere con le pinze (benchè comunque indicative di un trend in atto, che potrebbe assolutamente portare ad esiti ambientali ed economici coerenti con gli ordini di grandezza qui descritti).

Secondo i ricercatori curatori dello studio: “Abbiamo scoperto che se il clima del 2080 si verificasse oggi, le perdite annuali in benessere delle famiglie nell'Unione europea (Ue) derivanti dai quattro impatti di mercato sarebbero comprese tra lo 0,2 e l'1%. Se la perdita di benessere si presume sia costante nel tempo, il cambiamento climatico potrebbe dimezzare la crescita annua del benessere dell'Ue. Scenari con temperature più calde e in conseguenza un aumento più elevato del livello del mare, danno come risultato danni economici più gravi. Tuttavia, i risultati mostrano che ci sono notevoli differenze tra le regioni europee. L'Europa meridionale, le Isole Britanniche e l'Europa del centro-nord sembrano essere più sensibili ai cambiamenti climatici”.

Le conclusioni del rapporto affermano quindi che con la progressione del riscaldamento climatico l’area a maggior vulnerabilità economica è l'area mediterranea (Italia, Spagna e Grecia).

Ana Iglesias (dell’Universidad Politécnica di Madrid e coautrice dello studio) al giornale spagnolo "Público": “Non bisogna essere grandi scienziati per rendersi conto che, se aumenta la temperatura del continente, gli svedesi smetteranno di visitare le spiagge spagnole. Si, sono ovvietà. Però l'importante era capire quanto ed anticipare il quando”.

Juan Carlos Císcar ('Institute for prospective technological studies dell'Joint research centre della Commissdione europea, responsabile dello studio): “I nostri modelli climatici ad alta risoluzione  dimostrano le ricadute e l'impatto economico e solo la Scandinavia e la Danimarca beneficiano dei cambiamenti. Al contrario in Francia ed nel sud dell'Europa, appena salgono i gradi, la situazione peggiore in modo esponenziale. In Spagna, Italia e Grecia, tutti gli impatti del riscaldamento sono negativi e la vulnerabilità di fronte ad ogni cambiamento climatico è molto superiore che nel resto dell'Europa”.

Il rapporto potrà e dovrà servire alla Commissione ed al Parlamento europeo per prendere iniziative necessarie ad affrontare il futuro climatico dell'Europa, tenendo conto delle inevitabili ricadute economiche collegate al cambiamento climatico.

Ciscar: “Noi non diciamo cosa fare, forniamo dati ai politici per prendere decisioni che realizzino soluzioni corrette”.

Curiosa la sintesi del report operata dal giornale spagnolo "Público": “Gli  hotel spagnoli non riceveranno più turisti provenienti dal nord Europa, la produttività dei campi soffrirà perdite del 25% e il livello del mare sulla costa crescerà di quasi un metro. Uno scenario quasi catastrofico per l'economia spagnola che ha una data: l'anno 2080”.

E in Italia i giornali cosa hanno detto di questo report? Neppure citato, il bunga bunga ed il negazionismo climatico sono molto più importanti qui in casa nostra.

 

Lo Staff di Rete Clima®