Nuova proposta EU contro i falsi Green Claims

Prosegue l’impegno da parte dell’EU nel contrastare l’uso di false dichiarazioni ambientali ("green claims”) e la proliferazione di etichette ambientali inconsistenti tramite l’introduzione di sistemi di etichettatura che possano restituire agli operatori economici e ai consumatori un mercato più trasparente.

Green washing

La transizione ecologica richiede un ruolo attivo da parte della società civile

Quando parliamo di transizione ecologica ci riferiamo a tutte quelle iniziative che favoriscono l’evoluzione di un sistema basato sullo sfruttamento delle fonti fossili (quindi più inquinanti) verso un sistema virtuoso incentrato principalmente su energie rinnovabili, agroecologia, economia circolare, mobilità a zero emissioni, etc.

È importante notare come una transizione ecologica basata su soluzioni tecnologiche e innovative non potrà essere davvero efficace se non si aggiungerà un percorso di sensibilizzazione da parte di ogni singolo consumatore disposto a cambiare le proprie abitudini e scelte d’acquisto in chiave sostenibile.

La modifica dei comportamenti individuali costituisce infatti uno dei caratteri più determinanti per la transizione ecologica: da un lato è in grado di modificare la domanda di prodotti/servizi dei consumatori in una logica di maggiore efficienza dell'uso delle risorse, dall’altro può incidere sulle decisioni strategiche delle imprese che adattano la propria offerta di beni/servizi sulla base di nuove preferenze di acquisto. E allora dove sta il problema?

La giungla dei green claims

Nel corso degli ultimi anni, in risposta all’emergenza climatica in corso, si è assistito ad una mobilitazione di massa da parte di operatori economici sempre più sensibili e interessati alla promozione dei loro servizi e prodotti eco-friendly che ha provocato una proliferazione massiccia ma disordinata di etichette ambientali che invece di favorire ed incoraggiare le scelte sostenibili dei consumatori, hanno generato l’effetto opposto: confusione, mancanza di fiducia e scetticismo verso il sistema dei prodotti green.

Questo dato è confermato in modo preoccupante in una consultazione pubblica[1], dove più di un quarto (27%) dei partecipanti ha indicato “la proliferazione e/o la mancanza di trasparenza/comprensione/affidabilità dei loghi/etichette di sostenibilità su prodotti e servizi” come un ostacolo rilevante alla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione ecologica.

I consumatori non hanno tutti i torti: in uno studio condotto dalla Commissione Europea nel 2020[2], è emerso che il 53,3% dei claims ambientali esaminati riportava notizie vaghe, fuorvianti o infondate, e il 40% delle asserzioni era addirittura privo di fondamento.

Risultati confermati anche da una “indagine a tappeto”[3] promossa dalla Autorità di Cooperazione per la tutela dei consumatori, che su un’indagine su 344 claim in 28 Paesi, ha rilevato che nel 57,5% dei casi l’operatore economico non ha fornito elementi sufficienti per valutare la fondatezza della sua dichiarazione ambientale, ed in molti casi[4], le informazioni erano così vaghe da non consentire al consumatore di comprendere se l’indicazione coprisse l’intero prodotto o solo ad alcuni componenti (50%), l’azienda o solo ad alcuni prodotti (36%), e a quale fase del ciclo di vita del prodotto (75%).

Altro dato allarmante è che i consumatori, sulla base delle notizie a loro disposizione, non sono in grado di distinguere tra i claims regolati da schemi di certificazione di terzi e quelli basati su “autocertificazioni”, cioè non verificati da terzi[5].

È proprio all’interno di questo contesto, caratterizzato da inaffidabilità e poca trasparenza, che intende intervenire la proposta di Direttiva sui Green Claims da parte della Commissione Europea.

Principali novità e contenuti della proposta

La proposta stabilisce requisiti minimi di trasparenza per tutte le informazioni commerciali volontarie di carattere ambientale (“green claims”), solo per quei settori che non sono già oggetto di regolamentazione a livello comunitario, in modo da garantire che i consumatori abbiano a disposizione informazioni affidabili, comparabili e verificabili.

Questa comunicazione potrà anche avvenire tramite utilizzo di QR code o rimandi sul sito web aziendale.

Introduzione di criteri comuni

La più interessante novità risiede nell’obbligo per gli operatori economici di acquisire in via anticipata e preventiva un certificato di conformità a supporto alle dichiarazioni ambientali dei loro prodotti e servizi. Questa attestazione dovrà essere rilasciata da un ente accreditato di terza parte come prova qualificata ed indipendente della veridicità delle informazioni. In aggiunta, l’operatore dovrà:

  • dimostrare la significatività degli impatti considerando l’intero del ciclo di vita del prodotto (approccio LCA);
  • riportare gli studi utilizzati per valutare, misurare e monitorare gli impatti, gli aspetti o le prestazioni ambientali oggetto del claim,
  • dimostrare se l'indicazione è attribuibile all'intero prodotto o solo per alcune sue parti (per l'intero ciclo di vita o solo per determinate fasi, per tutte le attività dell’operatore o solo per una parte di esse);
  • indicare norme UE o internazionali (es. ISO) pertinenti, e dimostrare che il green claims non è dettato da cogenze normative;
  • fornire informazioni sul fatto che il prodotto abbia prestazioni ambientali significativamente superiori rispetto alla pratica comune;

In caso di violazione delle nuove regole saranno i Paesi membri, tramite un sistema di controllo, a introdurre sanzioni "efficaci, proporzionate e dissuasive", con importi stabiliti a seconda della "natura e gravità della violazione".

Inoltre, nel corso della preparazione di questa iniziativa, sono state individuate alcune misure aggiuntive per aumentare l'efficacia e l'efficienza delle regole in materia di asserzioni ambientali:

  • istituzione di un meccanismo di verifica al fine di garantire il rispetto dei criteri minimi sulla fondatezza delle affermazioni creando quindi condizioni di parità sul mercato comunitario,
  • utilizzo di punteggi aggregati sugli impatti ambientali in modo da limitare alle asserzioni ambientali;
  • la possibilità di escludere le microimprese (fatturato inferiore a 2 milioni di euro) dai requisiti minimi per evitare oneri sproporzionati sui commercianti più piccoli;
  • limitare la proliferazione delle etichette ambientali e concentrare gli sforzi sulla diffusione di sistemi pubblici esistenti incentrati su solidi requisiti di etichettatura per il mercato unico comunitario,

Contesto normativo e prossimi passi

La proposta si inserisce all’interno del quadro legislativo dell’UE a sostegno di un consumo più sostenibile, in accordo con la proposta di aggiornamento della Legge sui Diritti dei Consumatori pubblicata a marzo 2022, ed in coerenza con le previsioni normative contenute nel New Circular Economy Action Plan[6], nel New Consumer Agenda[7], e nel Industrial Plan Green Deal[8] dove viene reiterata l’importanza di fornire ai consumatori informazioni trasparenti rispetto a sostenibilità, durabilità e impatto ambientale dei prodotti che vengono acquistati.

La proposta di Direttiva sui Green Claims entra adesso nella fase di negoziazione tra commissione Europea, Parlamento e Consiglio EU. Si stima che questo iter legislativo possa durare all’incirca due anni con l’approvazione del testo definitivo alla fine del 2024.

Prospettive per il futuro

L’entrata in vigore delle nuove regole diventa un passaggio fondamentale per aumentare la fiducia e la consapevolezza da parte dei consumatori, ma anche per incentivare le aziende nell’adozione di sistemi circolari e nell’integrazione di pratiche sostenibili nei propri processi produttivi. Inoltre, questo meccanismo, basandosi su un sistema integrato di Life Cicle Assesment, si spera possa generare un effetto a “cascata” interessando le catene del valore globali con effetti positivi anche per Paesi extra-EU che intrattengono relazioni commerciali con operatori europei. In questo senso sarà fondamentale implementare accordi multilaterali con i Paesi terzi per garantire una profonda comprensione del nuovo quadro normativo e dei suoi benefici. Gli accordi commerciali tra Paesi dell’UE e con Paesi terzi contribuire allo sviluppo sostenibile e a creare opportunità di cooperazione in linea con gli obiettivi generali dell’UE di aumentare la dimensione della sostenibilità della sua politica commerciale.


[1] Environmental performance of products & businesses – substantiating claims (europa.eu)

[2] Environmental claims in the EU: Inventory and reliability assessment Final report, European Commission 2020. Available at https://ec.europa.eu/environment/eussd/smgp/pdf/2020_Greenclaims_inventory.zip

[3] 2020 – sweep on misleading sustainability claims, Sweeps (europa.eu)

[4] Screening of websites for ‘greenwashing': half of green claims lack evidence, available at: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_21_269

[5] SWD(2022) 85 final, Annex 2, pp. 66

[6] COM(2020)98 final, 11 March 2020.

[7] COM(2020)696 final, 13 November 2020.

[8] COM(2023)62final, 1 February 2023.