Occupy COP 17: le ultime fasi della conferenza di Durban

In attesa di sapere gli esiti degli accordi della COP 17 di Durban, riportiamo un po’ di cronistoria di queste ultime ore di summit raccontando tre spicchi di vita vissuta a Durban, che al di là delle sessioni plenarie delle Parti raccontano anch’esse un pezzo di storia vero e concreto di questa Conferenza.

Innanzitutto vogliamo ricordare l’“intervento a sorpresa” di Abigail Borah, studentessa del Middlebury College (New Jersey ): la quale, nella giornata dell’8/12 ed immediatamente prima del discorso di Todd Stern (inviato USA a Durban) , ha preso la parola dicendo che Stern non stava parlando a nome degli USA e che lo avrebbe fatto lei.

Nel suo brevissimo discorso, prima che la security la accompagnasse fuori (tra gli applausi), ha chiesto coraggio per una azione di tutela del clima, dato che le necessità di azione sono impellenti. E come darle torto?

Riportiamo poi un estratto dallo statement di Unione Europea, LDCs (Paesi in via di sviluppo) ed Aosis (Paesi insulari), fatto circolare oggi (9 dicembre): “Crediamo che il mondo abbia avuto molto tempo per pensare. Quello che vogliamo, adesso, è non pensare più. Quello di cui abbiamo bisogno è una maggiore azione”. (…) “Unione Europea, LDCs e Aosis sono pronto ad accettare obblighi concreti per affrontare la sfida del cambiamento climatico”.

E sempre per restare al 9/12, ultimo giorno della Conferenza, ricordiamo l’azione pacifica del movimento Occupy Durban, che verso le 16 (ora locale) è entrato in scena occupando la hall del centro conferenze dove si svolge la COP 17. La protesta è principalmente contro gli Stati Uniti, con lo slogan (indirizzato al deludente Obama): "Listen to the PEOPLE. Not the Polluter".

Attendiamo di sapere il destino del clima globale. Che poi è anche il nostro.

Lo Staff di Rete Clima