Ozono troposferico e cambiamenti climatici: effetti sulla produzione vegetale e sui raccolti (cibo)

E’ scientificamente riconosciuto il fatto che l’ozono troposferico (cioè l’ozono che si genera nelle porzioni più basse dell’atmosfera come smog fotochimico, cioè come risultato dell’emissione di inquinanti in atmosfera da parte dell’uomo) abbia effetti negativi sia verso la salute degli esseri umani che verso la vegetazione.

Un recente studio di un gruppo di ricercatori svedesi (afferenti al Dipartimento di Botanica e Scienze Ambientali dell’Università di Göteborg) ha focalizzato l’analisi sulle conseguenze previste a livello vegetale in relazione ai diversi scenari di cambiamento climatico nell’Europa centrale e settentrionale.

I cambiamenti climatici porteranno infatti ad aumentare in modo significativo non solo la temperatura media terrestre, ma anche le concentrazioni di ozono a livello del suolo (ozono troposferico).

L’innovazione della ricerca consiste nell’aver operato una più precisa correlazione tra i livelli di apertura degli stomi delle foglie ed i livelli di ozono, comprendendo il loro minor livello di apertura al crescere della concentrazione di ozono in atmosfera: l’elevata sensibilità delle piante ai livelli di ozono è anche da relazionare alla sensibilità delle piante verso la concentrazione atmosferica di anidride carbonica (CO2), dato che la crescita della sua concentrazione atmosferica comporta una ulteriore riduzione dell’apertura degli stomi sulle foglie.

Gli aumenti di questi due gas potrebbero quindi avere effetti sinergici negativi, influenzando pesantemente ed in modo molto negativo l’apertura degli stomi delle foglie, e quindi modificando l’attività biologica vegetale.

J. Klingberg (coautrice dello studio): “L’effetto più importante si avrà sui raccolti agricoli, che si otterranno in tempi anticipati, ma saranno di quantità minore e di peggiore qualità”.

Secondo gli scienziati dell’università di Göteborg ai danni agricoli si aggiungerà anche una minore vitalità di boschi e foreste, che si svilupperanno in maniera minore, diminuendo la loro attività fotosintetica e quindi l’assorbimento di CO2 atmosferica.

La diminuzione della produttività vegetale da ozono troposferico è comunque una cosa nota, e la letteratura scientifica in materia è ampia: a titolo di esempio, basti pensare che già nel 2002 l’ENEA pubblicava un opuscolo in cui si evidenziavano dei cali nella resa dei raccolti in Italia in situazioni di presenza di ozono troposferico.

Un’altra gatta da pelare in relazione al cambiamento climatico in atto.

 

Lo Staff di Rete Clima®