Protocollo di Kyoto in Italia: al 2010 Europa ok, Italia lontana dagli obiettivi

Proseguiamo l’articolo già riportato a questa pagina a proposito dello stato dell'arte rispetto agli obiettivi europei ed Italiani in materia di riduzione delle emissioni di gas climalteranti secondo gli obiettivi definiti nell'ambito del Protocollo di Kyoto.

Secondo i primi dati dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) l'Unione Europea, nonostante l’aumento delle emissioni di gas serra nel 2010 del + 2,4% (+/- 0,3%) rispetto al 2009, è sulla buona strada per conseguire l'obiettivo di riduzione fissato dal protocollo di Kyoto: nell'UE15 le emissioni sono diminuite del 10,7% rispetto ai livelli dell'anno di riferimento (1990) attestandosi ben al di sotto dell'obiettivo collettivo di riduzione fissato all'8% per il periodo compreso tra il 2008 e il 2012.

Secondo i dati dell’AEA, Italia, Austria e Lussemburgo stanno tuttavia faticando a raggiungere i propri obiettivi di riduzione emissiva sottoscritti nell’ambito del Protocollo di Kyoto.

A fronte di un obiettivo sottoscritto del -6.5% al 2012, secondo i dati preliminari dell'agenzia europea per l'ambiente finora l’Italia ha fermato i suoi tagli delle emissioni di CO2eq al -4,8%: un guaio, perché il Protocollo prevede obiettivi vincolanti di riduzione, oltre che sanzioni nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi medesimi.

Osservando la scheda Italia sul sito della AEA, le emissioni nel 2010 sono inferiori rispetto al 1990 di 25,6 milioni di tonnellate di CO2eq., cioè pari a circa il -4,8%, quindi ancora al di sopra del  target del -6,5% previsto per il periodo 2008-2012.

Ma come si può vedere dal grafico della scheda, nei settori non coperti dall’ETS (Emissions Trading Scheme) le emissioni medie del periodo 2008-2010 erano molto più alte rispetto al loro obiettivo previsto: tanto che, limitandoci a questo periodo e pur contabilizzando la quota di carbonio sequestrata dai carbon sink forestali nazionali (compresi nelle attività LULUCF – “Land Use, Land Use Change and Forestry) e l’utilizzo dei meccanismi flessibili, l’Italia è ancora lontana dal proprio target di Kyoto con un divario pari all'8,6% (media 2008-2010).

Jacqueline McGlade, Direttore dell'agenzia Ue per l'ambiente: “Italia, Austria e Lussemburgo devono accelerare il passo per centrare gli obiettivi” mettendo in campo “un budget adeguato per assicurare il rispetto degli impegni”.

Di questi tempi questo sprone appare poco più che un sogno, specie considerando i tagli smodati alle risorse nazionali destinate all’ambiente e al suo Ministero (tanto che stiamo rischiando di finire addirittura estromessi dagli accordi internazionali per la tutela climatica).

Con il rischio aggiuntivo che questi ritardi di questi tre Paesi possano addirittura compromettere il raggiungimento dei target europei del 2020 (riduzione del 20% della CO2, del 20% dei consumi di energia e una quota del 20% di consumi energetici complessivi realizzati da fonti rinnovabili).

Ma sulla reale volontà governativa di incentivazione alle fonti rinnovabili (nonostante il loro bilancio positivo per lo Stato Italiano) si potrebbe probabilmente scrivere un libro. Nero.

 

Lo Staff di Rete Clima®