Se anche il mondo del business vuole che l’Ue tagli più CO2

27 grandi compagnie –tra cui l’italiana Barilla- hanno firmato un appello sul Financial Times per incitare l’Europa ad innalzare dal 20 al 30% l'obiettivo al 2020 sulla riduzione delle emissioni di gas serra: ciò sarebbe essenziale non solo per rallentare il riscaldamento globale, ma anche per dare all'industria le certezze necessarie per investire nel low-carbon e per favorire la competitività economica europea a livello internazionale.

Dall’appello: "I bassi prezzi della CO2 hanno minato seriamente gli investimenti domestici in tecnologie low-carbon e lo sviluppo intenazionale del carbon trading. È fondamentale uscire dalla recessione ponendo le basi per una crescita low-carbon che ci eviti di imprigionarci in un futuro ad alte emissioni. Innalzando l’obiettivo l’Unione Europea interverrà direttamente sul prezzo della CO2, dando i segnali economici di cui le compagnie hanno bisogno per continuare ad investire miliardi di dollari in prodotti, servizi, tecnologie ed infrastrutture low-carbon".

Una presa di posizione che va ad aggiungersi al favore crescente che in ambito europeo sta incontrando l’irrobustimento dell’obiettivo sulle emissioni.

In un altro intervento, sempre pubblicato sul "Financial Times" lo scorso 15 luglio, il Ministro britannico dell'Energia (e dei Cambiamenti Climatici) Chris Huhne, il Ministro tedesco dell'Ambiente Norbert Roettgen ed il Ministro francese dell'Ecologia Jean-Louis Borloo avevano incitato la UE a ridurre del 30% rispetto ai livelli del 1990.

Secondo i tre Ministri l'UE deve innalzare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra se vuole competere a pari livello con Cina, Giappone o Stati Uniti nella corsa alle tecnologie verdi.

Considerando, tanto più, che la recessione economica da sola ha già contribuito ad un calo delle emissioni dell’11% rispetto al periodo pre-crisi e che, di conseguenza, i costi per passare al meno 30%  sono ora stimati in solo 11 miliardi di euro in più rispetto a quelli originali per l’obiettivo del 20%, mentre il prezzo pagato a livello globale per ogni anno di rinvio degli investimenti in tecnologie low-carbon è quantificato dall'International Energy Agency in 300-400 miliardi di euro/anno.

Le reazioni negative a questo intervento congiunto di Francia, Germania e Gran Bretagna di una parte del mondo produttivo non si erano fatte attendere: un esempio su tutte viene dalla risposta dell’Unione delle Camere di commercio europee che ha definito la proposta “assurda”, “ingenua” ed “allarmante.

L’intervento attuale dei 27 colossi del business a sostegno dell’obiettivo più coraggioso ci mostra –però- che non tutta l’industria la pensa così.

Al contrario: sono sempre in più i soggetti che si rendono conto dei vantaggi in termini di competitività sul lungo periodo che possono venire da leggi più severe in materia di emissioni.

Solo il Governo berlusconi (insieme a quelli di qualche stato dell’ex blocco sovietico) sembra non accorgersene.


Lo Staff di Rete Clima®