Riscaldamento climatico: nel 2020 1/5 della popolazione mondiale avrà fame

Il recente report “The Food Gap. The Impacts of Climate Change on Food Production: A 2020 Perspective” dell'Universal ecological fund (Uef) sostiene che: “Nel 2020, un quinto della popolazione mondiale si confronterà con la fame a causa del riscaldamento climatico”.

Secondo l’Uef: “Il riscaldamento del pianeta provocherà un calo della produzione alimentare nella maggior parte dei Paesi del mondo entro il 2020, mentre la popolazione mondiale aumenterà al minimo di 900 milioni di persone per stabilizzarsi a 7,8 miliardi di persone”.

Il rapporto si basa sull'ultima international review of peer-reviewed climate change science in 2007 dell’IPCC e sugli scenari business-as-usual (cioè senza i necessari sforzi per ridurre le emissioni di gas serra o per adattarsi ad un aumento della temperatura media globale di 2,4 gradi centigradi entro il 2020).

Secondo il report a causare la penuria alimentare saranno soprattutto i cambiamenti delle temperature e le crescenti difficoltà ad accedere all'acqua potabile: il calo dei raccolti dovuto ai cambiamenti climatici in diversi Paesi comporterà una diminuzione della produzione di grano, riso e mais.

Liliana Hisas, uno degli autori del rapporto: “L'inerzia umana sulle questioni legate ai cambiamenti climatici potrebbe costare molto cara. Si tratta non solo delle generazioni future, ma anche dei nostri contemporanei”.

Secondo l'Uef: "In questo contesto gli sforzi sviluppati per ridurre le emissioni di CO2 nell'atmosfera sono considerati come le misure più importanti in materia”.

I prezzi dei generi alimentari insieme alla disponibilità di alimenti ridotta causa del cambiamento climatico aumenteranno in modo significativo la fame del mondo: di conseguenza, il numero di sottoalimentati nel mondo dovrebbe inevitabilmente ad aumentare, insieme a tutte le problematiche sociali e belliche conseguenti, così come già analizzato dalla Wermacht e dal Pentagono (in riferimento al picco di petrolio).

Il rapporto è addirittura prudente rispetto all'aumento dei prezzi del cibo, stimando un loro aumento in un +20%, lontano dalle previsioni della Fao che identifica nei prossimi 10 anni un aumento dei prezzi medi dei cereali tra il 15 al 40% del latte tra 16 e il 45%.

Nei prossimi 10 anni le persone sottonutrite nel mondo potrebbero aumentare fino al 70%: “Almeno uno ogni due neonati  in Africa, uno in ogni quattro neonati in Asia e uno in ogni sette neonati in America Latina e nei Caraibi sarebbero condannati a denutrizione e malnutrizione. La malnutrizione e le malattie legate alla fame, potrebbero quasi raddoppiare il numero dei decessi di bambini sotto i cinque anni nei prossimi 10 anni”.

Per Liliana Hisas: “In questo mondo globalizzato, diamo per scontato di andare al negozio di alimentari e acquistare vino dell'Europa o la pasta o il riso dell'Italia e di altri paesi produttori. Nel 2020 potrebbe essere difficile. Si spera che gli articoli di largo consumo saranno ancora disponibili, ma in tal caso, probabilmente sarebbero molto più costosi”.

Il rapporto conclude però che: “Gli impatti più terribili potrebbero essere evitati se la comunità internazionale raggiungerà un accordo vincolante per ridurre le emissioni di gas serra e per adattarsi al riscaldamento che risulterà dall'inquinamento già presente nell'atmosfera”.

Speriamo in bene: noi di Rete ClimaTM intanto ci impegnamo ad una riduzione degli impatti climatici umani in chiave volontaria.

Lo Staff di Rete Clima®