Sussidi diretti ed indiretti ai combustibili fossili in Italia pari a 14,7 miliardi di euro: dopo COP 21 c’è molto da cambiare

Sussidi diretti ed indiretti ai combustibili fossili in Italia pari a 14,7 miliardi di euro: dopo COP 21 c’è molto da cambiare

In un articolo lo scorso ottobre già scrivevamo di come la IEA (International Energy Agency) avesse stimato una incentivazione economica globale verso le fonti fossili (al 2013) pari a 550 miliardi di dollari: ciò significa che le fasi di estrazione e consumo di petrolio, carbone e gas sono state sovvenzionate per un valore economico pari a più di 4 volte il corrispondente valore di incentivazione alle fonti energetiche rinnovabili.


Ma in realtà anche l'Italia gioca un ruolo non secondario in questa controproducente incentivazione.

Infatti, secondo i dati del rapporto di Legambiente "Stop sussidi alle fonti fossili" rilasciato lo scorso dicembre, il Fondo Monetario Internazionale contabilizza che "i sussidi alle fonti fossili in Italia sono pari a 13,2 miliardi di euro", una cifra che tuttavia non compare mai in forma esplicita. Infatti, sempre secondo lo stesso rapporto: "Il tema non esiste nel dibattito pubblico e politico italiano e addirittura nel documento di Strategia Energetica Nazionale approvato nel 2013, il tema dei sussidi alle fonti fossili semplicemente non compare".

Rispetto al già importante valore di incentivazione nazionale quantificato dal FMI, il report di Legambiente sviluppa però conti differenti identificando una cifra di incentivazione alle energie fossili in Italia ancora superiore e pari a 14,7 miliardi di euro, erogata attraverso un alto numero di sussidi diretti e indiretti di cui migliore indicazione alla tabella a seguito:

Sussidi-fonti-energetiche-fossili-Italia-2015

Come evidenziato in tabella, le strategie di incentivazione sono molteplici: dai sussidi al trasporto (attraverso fondi diretti, sconti sui pedaggi autostradali, riduzioni sui premi Rca oltre, esenzioni dall’accisa sui carburanti per l’autotrasporto merci e trasporto aereo e marittimo e pesca), all'incentivazione alle centrali "assimilate a rinnovabili" con il meccanismo Cip 6/92 (cioè impianti alimentati a combustibili di processo o residui o recuperi di energia e impianti alimentati con combustibili fossili o idrocarburi), all'incentivazione dei Riu (Reti Interne di Utenza) di fabbriche, centrali, impianti siderurgici e raffinerie che autoproducono energia elettrica per “uso interno” (anche a partire da fonti energetiche fossili), agli sconti tariffari per le aziende energivore, a molto altro ancora.

costi-esterni-energiaSi tratta di valori economici importanti che tuttavia non tengono conto dei costi esterni legati alle fonti energetiche fossili, cioè i costi sanitari e ambientali collegati al loro utilizzo, di cui molte volte abbiamo parlato su questo sito e che restano però spesso non quantificati, oltre che talvolta anche negati dentro azioni antiscientifiche di negazionismo.

Si tratta altresì di valori del tutto incongruenti con gli obiettivi di tutela della salute pubblica e di tutela climatica emergenti dalla COP 21 di Parigi, verso cui anche i politici italiani hanno esternato ampio consenso.

Concludiamo l'articolo con due frasi particolarmente significative:

Gli scienziati ci spingono a costruire la transizione verso una produzione energetica pulita con la massima velocità possibile. Cancellare i sussidi alle fonti fossili è una parte importante di questa equazione
Ban Ki-Moon, Segretario Generale ONU

Abbiamo sussidiato le compagnie petrolifere per un secolo. È un tempo lungo abbastanza. È arrivato il tempo di finire di dare fondi a un’industria che continua a generare ricchi guadagni e spostare gli investimenti sulle energie pulite che oggi come mai risultano promettenti”.
Barack Obama, Presidente USA

Lo Staff di Rete Clima®

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