Trasporto aereo nell’ETS (Emission Trading Scheme): le emissioni aeree di CO2 ora hanno un prezzo

Con l’inizio del 2012 anche il settore dell’aviotrasporto europeo entra nell’EU-ETS (Emission Trading Scheme), il meccanismo di scambio di emissioni che l’UE ha eletto come strumento cardine per le proprie politiche di mitigazione climatica e di riduzione delle emissioni climalteranti.

 

La tassa sulle emissioni è quindi oggi una realtà anche per l’aviotrasporto (europeo), un settore che a livello globale è responsabile del 3% dell’incremento dell’effetto serra di origine antropica (come valore di inquinanti rilasciati).

E' però vero che un report dell’Ipcc del 1999 (“Aviation and the Global Atmosphere”, Ipcc 1999) sostiene che la responsabilità del settore sia maggiore, fino al 10% del "forcing radiativo" (o "forzatura radiativa", cioè la perturbazione del bilancio tra la radiazione entrante e quella uscente dalla tropopausa), data l’emissione in quota di grandi volumi di vapor acqueo (primo gas serra in condizioni pre-industriali) quale risultato del processo di ossidazione dei carburanti avio.

Ad essere tassate sono le emissioni di gas serra generate dalle compagnie aeree che atterrano o che partono dagli aeroporti europei, le quali devono necessariamente acquistare e vendere quote di emissioni per compensare l’inquinamento prodotto durante le tratte volate da/per l'Europa; queste quote verranno però rilasciate per l’85% a titolo gratuito, ragion per cui solo il 15% delle emissioni effettivamente realizzate saranno da compensare a livello economico, mentre le altre saranno assegnate gratuitamente nell'ambito meccanismo di scambio emissivo europeo agli operatori aerei che in esso si trovano ad operare.

Una ricerca europea realizzata nel 2011 dalla Thomson Reuters Point Carbon stima che lo scambio di quote di emissioni prodotte dal comparto aereo avrà nel 2012 un valore di 1,1 miliardi di euro (12 euro/t), con una proiezione al 2020 che evidenzia una spesa di circa 10,4 miliardi di euro (generati, quindi, dalle somme pagate dalle compagnie aeree per tonnellata di CO2 emessa durante i propri voli).

Sempre secondo la ricerca, considerando la distribuzione granfathering di una parte rilevante delle quote di emissione, le compagnie aeree avranno bisogno di acquistare 88 milioni di crediti per coprire i voli che verranno effettuati nel 2012 (a fronte dei circa 176 milioni di quote che saranno rilasciate gratuitamente ai medesimi operatori: come già dicevamo, infatti, fino al 2020 le compagnie si vedranno assegnare gratis l'85% delle emissioni complessive del settore, calcolate sui dati storici delle emissioni degli anni precedenti).

Andreas Arvanitakis (Direttore associato presso la Thomson Reuters Point Carbon):  “Mentre il costo aggiuntivo per le compagnie aeree è minore rispetto al costo del carburante, esso influisce notevolmente sui profitti del settore nel suo complesso”.

Il timore è che la nuova tassa possa comportare un aumento dei costi delle tariffe per i viaggiatori (che secondo un stima potranno arrivare ad essere 3,3 miliardi a livello globale entro il 2014), dato che le compagnie aeree hanno già affermato che i nuovi costi insorgenti saranno ribaltati sui viaggiatori medesimi: le prime stime parlano di un possibile ricarico che per i voli a breve raggio equivarrà ad un aumento fino a circa 2,40 euro a biglietto, mentre per i viaggi a lungo raggio l’aumento toccherà un massimo di 12 euro.

E’ da diversi mesi che questa decisione sta facendo discutere il mondo dell’aviotrasporto, in primis gli operatori cinesi e statunitensi, che più volte hanno inviato l’Europa a rivedere la direttiva posticipandone l’entrata in vigore e sostenendo altresì che questo accordo violi diverse norme ed accordi di diritto internazionale (tra cui la Convenzione di Chicago relativa all’aviazione civile internazionale, il Protocollo di Kyoto e l’Accordo “open skies” stipulato tra l’Europa e i paesi membri con l’adesione degli Stati Uniti).

Tuttavia una delibera dell’Alta Corte di Giustizia britannica del 2011 ha confermato la validità della Direttiva comunitaria, che pertanto ha iniziato la sua attività il 1 gennaio 2012.

Giusto per meglio contestualizzare il quadro delle posizioni a questo proposito, riportiamo la parole a cavallo del 2012 del vicepresidente della CATA (Cina Air Transport Association, Mr. Cai Haibo), del Ministero dei Trasporti USA e del Commissario Ue per il clima Connie Hedegaard. Se all’agenzia di stampa Reuters Cai Haibo ha dichiarato che: “La Cina non collaborerà con l’Unione europea sul sistema ETS, le compagnie aeree cinesi non vogliono imporre sovrattasse ai clienti relative alla tassa per compensare i costi delle emissioni” mentre il Ministero dei trasporti Usa ha affermato di avere “forti obiezioni, sia legali che politiche, al piano Ue di imporre le proprie politiche anche agli altri Paesi”, dall’altra parte della barricata la commissaria europea Connie Hedegaard ha detto mediante le pagine BusinessGreen: “C’è una legge e ci aspettiamo che la gente la rispetti”.

Queste ultime parole mostrano la chiara volontà europea di imporre sanzioni agli operatori in caso di un loro mancato acquisto delle quote di scambio (in proporzione ai volumi di emissioni serra generate con i loro voli), con sanzioni fino a 100 euro/t CO2 emessa, pena il divieto di atterraggio negli aereoporti europei.

E’ notizia recente il fatto che Ryanair tasserà i passeggeri per le quota di emissioni di CO2 che individualmente hanno concorso a generare, a copertura della nuova tassa ambientale che il vettore è chiamato a corrispondere: si parla di un costo di 0,25euro per tratta, che complessivamente  costerà ai passeggeri di Ryanair 15-20 milioni di euro nel corso del solo 2012.

Sono davvero interessanti le parole di Stephen McNamara (Responsabile della Comunicazione di Ryanair), secondo cui: “Ryanair è la compagnia più verde e più ecologica in Europa e con costi più bassi dovuti all'ETS rispetto alle compagnie di bandiera europee, caratterizzate da tariffe alte e da e aeromobili più vecchi, più rumorosi e più inquinanti

Il Brighter Planet report 2011 conferma questi dati, mentre la logica che guida l’evoluzione delle politiche di tassazione ambientali conferma che chi è più eco-efficiente sarà sempre più avvantaggiato nel mercato di domani.

Ambiente come variabile strategica in chiave di business: per chi crede nella tutela ambientale questo genere di notizie è atteso da sempre!

 

Lo Staff di Rete Clima