Un patto contro le polveri sottili in Pianura Padana

Un patto contro le polveri sottili in Pianura Padana

La Pianura Padana è una delle zone più inquinate d’Europa. In questo bacino, infatti, risiede il 40% della popolazione italiana -oltre 23 milioni di persone- e in quest’area viene prodotto oltre il 50% del Pil nazionale. Questo comporta elevatissime emissioni di inquinanti in atmosfera, emissioni legate all’elevata industrializzazione ma anche all’agricoltura e agli allevamenti intensivi nel bacino padano.

Un problema accentuato dalla conformazione orografica (la Pianura Padana è circondata su tre lati da Alpi e Appennini) e dalle particolari condizioni meteoclimatiche, caratterizzate da venti deboli e quindi da un’elevata stabilità atmosferica che determinano un limitato ricambio d’aria ed una limitata dispersione degli inquinanti, provocando frequenti superamenti dei valori limite per polveri, ossidi di azoto e ozono troposferico.

La mappa dell’inquinamento in Europea ottenuta satellite Sentinel 5P (fonte: Esa)

L’Agricoltura del Bacino Padano riveste un ruolo fondamentale per il Made in Italy agroalimentare, dalla produzione delle Dop più note all’export, fino all’impatto occupazionale e, sebbene contribuisca per appena il 7% alle emissioni inquinanti, secondo Coldiretti esistono margini per rendere gli allevamenti più green.

È su questo che si fonda l'importante patto tra Coldiretti e le Regioni del Bacino Padano per ridurre l’inquinamento da polveri sottili, promuovendo progetti di economia circolare da inserire nel Recovery plan e in un piano nazionale per la transizione ecologica delle aziende agricole.

Il patto è stato siglato in un summit tra il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e gli assessori regionali all’Agricoltura e all’Ambiente dei territori del Bacino Padano (Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna) e lo scopo è quello di valorizzare il ruolo delle campagne e degli allevamenti nella lotta allo smog, dopo il deferimento dell’Italia da parte della Commissione Europea per il mancato rispetto dei valori limite di sostanze inquinanti, che rischia di tradursi in pesanti sanzioni economiche. 

Ettore Prandini, Presidente Coldiretti

Una strada concreta per ridurre l'impatto delle attività agricole sull'ambiente, ha sottolineato il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini durante il summit, è quella di un maggiore sviluppo del biometano, con impianti in grado di produrre energia pulita dalle deiezioni degli animali e fertilizzanti naturali per le produzioni biologiche e tradizionali, in un’ottica di economia circolare, sviluppando un Piano di sviluppo nazionale di transizione ecologica per le Regioni a vocazione zootecnica per aiutare le imprese ad acquistare i macchinari necessari.

Secondo Coldiretti è necessario mettere in campo gli strumenti per aiutare tutte le aziende, a prescindere dalle dimensioni, per affrontare il processo di innovazione e di maggiore sostenibilità ambientale e da questo punto di vista è strategico il Recovery plan (PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

L’attenzione ad una agricoltura più sostenibile che parte dall’analisi critica degli impatti sull'ambiente e che mette in campo strumenti e soluzioni innovative, con lo scopo di ridurre alla fonte le emissioni inquinanti, è senz’altro un passo importante per l'agricoltura italiana, che mette al centro l'ambiente e la necessità di contrastare i cambiamenti climatici (che sono causa di eventi estremi, dai prolungati periodi di siccità alle violente ondate di maltempo, con devastazioni alle coltivazioni e alle strutture agricole).

Una ulteriore opportunità, altrettanto concreta, è la compensazione degli impatti negativi che l'agricoltura può avere sull'ambiente, con progetti di forestazione nazionale ad hoc per le aziende agricole, che hanno il duplice scopo di valorizzare, dal punto di vista ambientale ma anche economico, il territorio locale e le aziende agricole stesse.  

AP per Rete Clima