Report Ipcc: gestione degli eventi estremi ed adattamento al cambiamento climatico

Report Ipcc: gestione degli eventi estremi ed adattamento al cambiamento climatico

Lo scorso febbraio è stato reso pubblico lo special report "Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate Change Adaptation" (Srex), l'ultimo rapporto dell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) frutto di tre anni di lavoro da parte di 220 scienziati di 62 Paesi del Mondo (e sottoposto a 18.611 revisioni indipendenti), nato allo scopo di favorire l'adattamento al cambiamento climatico: di questo testo era stato presentato il "summary per policymaker" a fine 2011, appena prima della COP 17 di Durban, proprio per sensibilizzare i decisori politici all'urgenza nell'azione di contrasto al riscaldamento climatico.

Che è un fenomeno reale e rilevante, così come confermato anche da Qin Dahe (Amministrazione meteorologica della Cina, copresidente del Working Group II che ha prodotto il lavoro ed uno dei principale autori del report) secondo cui: "Possiamo affermare con un grado di fiducia elevato che la massima e la minima quotidiane delle temperature sono aumentate su scala mondiale a causa della crescita delle concentrazioni di gas serra. In alcune regioni si constata un'evoluzione dei fenomeni estremi, per esempio delle siccità più lunghe ed intense.....".

All'atto della presentazione del summary per i politici dello scorso Novembre 2011 Rajendra Pachauri (Presidente dell'Ipcc) aveva spiegato: "Questo riassunto destinato ai decisori politici fornisce un esempio di come la gestione dei rischi di catastrofi e l'adattamento ai cambiamenti climatici possono aiutare le popolazioni vulnerabili a far fronte meglio ad un clima in evoluzione in un mondo caratterizzato dalle ineguaglianze. Sottolinea anche la complessità e la diversità dei fattori che determinano la vulnerabilità degli esseri umani di fronte agli estremi: mentre per certe comunità e certi Paesi questi fattori possano trasformarsi in catastrofi, per altri la situazione può essere meno grave".

Considerando quanto è sucesso in Italia proprio nei giorni di emissione del report (vedi alluvioni in Liguria) sembra davvero che anche in Italia i decisori politici abbiano finora voluto ignorare o comunque minimizzare i segnali ambientali e gli avvertimenti degli scienziati, con il risultato che la cattiva prevenzione (anche a livello di pianificazione urbanistico - territoriale) porta ai danni che siamo sempre più abituati a vedere.

Ed in futuro il riscaldamento climatico è destinato ad aggravarsi (e con esso i suoi effetti di distruzione), tanto che per Thomas Stocker (Università di Berna, coautore del rapporto e copresidente del Working Group I): "Secondo uno scenario di emissioni elevate, è probabile che i giorni di canicola si moltiplicheranno per 10 nella maggioranza delle regioni del mondo. Nella stessa maniera, le forti precipitazioni saranno più frequenti e la velocità dei venti associati ai cicloni tropicali aumenterà, mentre il numero di cicloni sarà probabilmente costante o in diminuzione".

La parola d'ordine diventa quindi "adattamento", così come Margareta Wahlström (rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu) aveva detto parlando del report: "Le conclusioni del rapporto sottolineano quanto il benessere delle popolazioni vulnerabili ad impoverite, che vivono nelle parti del mondo più esposte alle catastrofi alimentate dal cambiamento climatico, sarà duramente colpito nel corso del secolo. La scienza del clima afferma molto chiaramente che investire in misure pratiche che rafforzano la resilienza delle nazioni e delle comunità è il solo modo di prepararsi all'intensificazione della siccità, delle inondazioni, dei cicloni delle ondate di calore, degli incendi boschivi e di altri rischi naturali che avranno un pesante impatto nelle parti del mondo con le emissioni di carbonio più basse e meno responsabili del cambiamento climatico".

Contestualizzando questo report nelle fasi immediatamente precedenti alla COP 17 di Durban, risuonano significative le parole di Christiana Figueres (Segretaria esecutiva dell'Unfccc) proprio a proposito del report: "E' un duro monito sull'aumento delle concentrazioni di gas serra. La capacità del mondo di diventare più resiliente agli effetti del clima dipenderà largamente dalla velocità con la quale e emissioni potranno essere ridotte e dall'ampiezza dei mezzi finanziari e tecnologici forniti alle popolazioni povere e vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo per adattarsi all'inevitabile. Ci sarà un aumento delle temperature medie globali, con una maggiore incidenza di inondazioni e ondate di calore. Un'incidenza che diventerà più frequente e grave se l'aumento globale delle emissioni sarà incontrollato. Quando i governi si incontreranno a Durban, in Sud Africa, per la Conferenza mondiale sul clima, è importante che capiscano in che misura i finanziamenti per il clima sono stati forniti dai Paesi sviluppati (...) per aiutare i Paesi in via sviluppo ad adattarsi agli effetti terribili del cambiamento climatico'. Per frenare le emissioni, tutti i Paesi devono pensare sia al futuro del protocollo di Kyoto che a tracciare un percorso verso un più ampio e vincolante accordo globale".

Oggi purtroppo sappiamo che non è andata così.

Lo Staff di Rete Clima®