Cambiamento climatico e montagne: problemi per ghiacciai, acqua e biosfera

Cambiamento climatico e montagne: problemi per ghiacciai, acqua e biosfera

Il WWF ha prodotto un report “Alpi: tetto d’Europa al sicuro”, realizzato in vista del prossimo festival “Biodiversamente: il Festival dell’Ecoscienza” che quest'anno si svolgerà il 27 e 28 ottobre e sarà dedicato alle Alpi, riserve d’acqua per l’Europa. Per questa occasione è stato lanciato dal WWF anche un nuovo portale web interamente dedicato alle Alpi, luogo magico di natura e di cultura.

Ma ritornando al sopraccitato studio, questo evidenzia come circa il 54% dell'estensione dei ghiacciai alpini sia andata persa a causa del generale ritiro della superficie glaciale alpina che è passata da 4.474 kmq nel 1850 a 2.050 kmq nel 2003: la fusione dei ghiacciai dovuta al cambiamento climatico ha ormai raggiunto ritmi e livelli drammatici, arrivando a una riduzione di oltre la metà in appena un secolo e mezzo.

Secondo lo studio quasi tutti i ghiacciai sono a rischio di completo scioglimento entro il 2100, con particolare riferimento a quelli posti ad una quota inferiore ai 3.500 m s.l.m.: secondo il glaciologo svizzero Matthias Huss, infatti, solo il 4-18% dei ghiacciai ancora presenti nel 2003 potrebbero arrivare al 2100.

Venendo all'Italia, dal 2003 si è avuta ovunque una forte accelerazione dei cali glaciali, che già nel 2007 interessavano il 99% delle unità osservate: si conti che i ghiacciai nazionali hanno superfici in gran parte inferiori a 1 km2, spessori medi di soli 20-30 m e una esposizione più soleggiata, condizioni che li rendono particolarmente vulnerabili al climate change (è un dato assodato la scomparsa di moltissimi ghiacciai sulle Alpi Marittime, sul Monviso e sulle Dolomiti).

L'entità dei ritiri glaciali nazionali è impressionante: si spazia dai -170 m al ghiacciaio del Sissone (Alpi Retiche) nell'estate 2009, ai -105 m a quello di Goletta (Valle d'Aosta) nel 2011.
Il più imponente ritiro è però a carico del ghiacciaio del Lys (Monte Rosa): dalla sua massima espansione nel 1860 (durante la "Piccola Età Glaciale") la sua riduzione glaciale ha raggiunto oggi quasi 1.700 m.

La causa di questo rapido scioglimento? Il riscaldamento climatico di origine antropica, appunto, che sulle Alpi ha determinato un aumento della temperatura media di +1,5 °C nell’ultimo secolo: e quest'anno, la seconda estate più calda dal 1850 dopo quella del 2003, a fine stagione i ghiacciai erano ovunque privi di neve perlomeno fino alla quota di 3.500 m.

L'accelerazione registrata dal 2003 in poi rende estremamente difficile l’adattamento alle nuove condizioni climatiche da parte delle specie viventi e -in prospettiva- anche per l'uomo: le conseguenze che ci aspettiamo a danno umano sono infatti l’alterazione dei regimi idrologici locali, la perdita del permafrost ed il rischio di dissesto idrogeologico, la minore disponibilità idrica con effetti potenziali sugli usi agricoli, potabili, energetici (energia idroelettrica: si conti che sulle Alpi oggi abbiamo circa 550 impianti idroelettrici, per oltre 10 MW di potenza installata e 2.900 GWh di produzione elettrica annua).

I primi interessati saranno i circa 14 milioni di persone che vivono sulle Alpi, ma gli impatti saranno ovviamente a carico di tutti, vicini e lontani, spesso trasportati dai fiumi che ormai oggi sono per oltre il 90% fortemente alterati dall'azione antropica.

Adriano Paolella, Direttore generale del WWF Italia: "Le Alpi sono uno dei luoghi più selvaggi d'Europa, un ambiente straordinario in cui ricchezza naturale e tradizioni umane sono legati da sentieri millenari, e un vero e proprio serbatoio d'acqua a beneficio dell'Europa intera che fornisce risorse e servizi fondamentali, come la protezione dal rischio idrogeologico, la regolazione del clima, lo stoccaggio di acqua e carbonio, oltre a un patrimonio culturale fatto di tradizioni, turismo e incredibile bellezza. In questi ecosistemi delicatissimi gli impatti del cambiamento climatico e delle attività umane si fanno sentire a intensità e velocità tali rendere le Alpi un "sistema d'allarme" in grado di segnalare l'insostenibilità dell'attuale sviluppo europeo. Per i prossimi due anni sarà l'Italia a tenere la presidenza della Convenzione delle Alpi e questa, per la tutela della ricchezza naturale e delle tradizioni culturali, è un'occasione che non dobbiamo perdere".


Lo Staff di Rete Clima®